Ci hanno provato in molti, a spiegare
cos'è il rock.
Il più recente tentativo è da
attribuirsi ad Adriano Celentano. Non esattamente colui che
definiremmo un pensatore - sebbene a suo modo egli si consideri e
proponga come tale. Ricordate il monologo, azzeccatissimo, recitato a
Rockpolitik più di dieci anni fa, “la televisione è lenta / i
Simpson sono rock” e via
dicendo? L'esposizione meno accademica cui si sia mai
assistito, ugualmente in grado di spiegare il rock per
mezzo della tecnica della “reiterazione del messaggio” (D. Luttazzi, 2007).
Altro illustre tentativo è quello
del fu Roberto 'Freak' Antoni, nel suo sottovalutato, antologico, Non
C'é Gusto In Italia Ad Essere Freak (Feltrinelli, 2015), dove il
rock è analizzato da un punto di vista fenomenologico (non
dimentichiamo che 'Freak' conseguì la laurea in Lettere e Filosofia
con Gianni Celati, discutendo, nel rovente '78, una tesi sui Beatles
– mi spiego?).
E poi, modestamente, vi è il mio.
Perché dopo quasi 40'anni di altalenante
fruizione del genere penso di essermene fatta un'idea quanto
meno coerente con il mio modo di vedere le cose.
Il rock, ad oggi, non
identifica tanto un genere quanto un atteggiamento. In alcuni
emblematici casi risulta unito ad un pensiero basicamente elaborato,
cosa che rende il tutto più simile ad una filosofia spiccia,
caratterizzata da forti tratti di egocentrismo e pragmatismo.
Detto ciò, e concesso che una simile
definizione possa facilmente risultare come poco lusinghiera, voglio
spendere qualche parola per un gruppo che ritengo essere l'ultimo
baluardo del rock, oltreché
l'unico ad incarnare con fierezza il tipo di attitude
sopra descritta: Nine Inch Nails.
(Rassicuro i lettori che quanto segue
non sarà l'ennesima beatificazione di un gruppo cui si è tributata
la propria ammirazione. Questo è, e rimane, un blog, ed ogni
'marchetta' è bandita di default.)
Ad indurmi a
scrivere questo post è stata la ripresa video, mozzafiato, di
un loro recente concerto, in quel di Bakersfield CA, evento tenutosi
all'inizio della scorsa estate.
Diretto da Brook
Linder, ennesimo regista di nicchia con controcoglioni, e fotografato
da Ben Chappell, il filmato ritrae la band losangelina
nell'esecuzione dei due brani che aprono l'esibizione, Bones/Branches
e Copy Of A.
Detto così,
nulla che noi non si sia già visto.
Il fatto è che
il tutto, qui, è intenzionalmente ripreso onstage. Nel senso:
non dal palco, bensì sul palco. Nessuna concessione ai
rituali isterismi da platea. Nessuna piaggeria rivolta al pubblico.
Nessuna panoramica sulla folla dell'immancabile tutto-esaurito (oggi
persino Jovanotti riempie gli stadi, quindi...): per quanto ci è
dato di vedere, il concerto potrebbe essersi svolto a porte chiuse.
Immaginate un video che vi mostri non i musicisti sul palco, ma che
porti direttamente voi sul palco con loro – che quindi
vedrete ciò che loro vedono, ma, soprattutto, sentirete ciò
che loro sentono. Sette minuti abbondanti di catartica
immersione nella band, come uno di loro, come un quinto
Beatle. Sette minuti tiratissimi nei quali i nostri, immersi in una
luce laterale da fusione atomica, si producono in una performance
oscura, fatta di penombre ed improvvisi bagliori in sincrono con la
musica, dove la manipolazione del suono è pressoché totale, al
punto da confondere l'artificiale con l'autentico, voce compresa.
Dotatevi di un
buon paio di cuffie e giudicate voi stessi.
Non credo esista,
ad oggi, una compagine rock paragonabile a questo quintetto.
Inoltre la consacrazione metafisica ricevuta con 'l'invito a
comparire' nel remake di Twin Peaks (episodio n°6), rivolto
loro da David Lynch in persona, ne ha fatto una vera e propria
leggenda vivente.
Se il rock,
con le dovute forzature, può essere concepito come messa in scena
(art rock) della nostra parte pulsionale, come sua
liberazione, difficilmente vi imbatterete in un allestimento che
possa dirsi migliore di I Can't Seem To Wake Up.
O, per
esclusione, se quanto andrete a vedere allestito all'interno di stadi
di calcio, ma al prezzo della prima fila della Scala, si discosta
fortemente da ciò che è mostrato nella ripresa in questione, state
certi di non essere di fronte ad uno spettacolo rock, checché
ve ne dicano artisti ed organizzatori.
È solo
giovanilismo a 300 kilowatt. E voi le vittime di un raggiro.
Guardare per
credere.