sabato 9 dicembre 2017

TRATTORIA BONOLIS. Ovvero: quando il Paolo nazionale si convinse di essere Letterman.


Quel che mi chiedo è: come può, un personaggio della televisione celebre e apprezzato come Paolo Bonolis, venire abbandonato dai propri autori al punto da scivolare sulla buccia di banana presa con l'intervista a Marylin Manson?
C'è da credere vi sia dell'astio tra le parti, del non-detto, vecchi rancori... . Non si capisce come, altrimenti, si possa assistere ad un simile sfacelo senza sentirsi minimamente responsabili.
Per capirci: Quincy Jones non avrebbe mai permesso a Micheal Jackson di pubblicare un disco dimmerda.
Sorte – quella della discesa nella bassa qualità - toccata, invece, al Paolo nazionale.
Bonolis che fa una figura meschina a Canale 5 come quella dell'altra sera – perché di questo si è trattato -, è il Brasile che, in casa, prende sette pappine dalla Germania in mondovisione. Stessa cosa.
Tanto per cominciare, vorrei chiedere – rivolto agli autori – chi, nel bacino di pubblico di Bonolis, sia a conoscenza dell'opera di Terry Pratchett, citato testualmente in apertura. Quanti, tra gli stessi, siano in grado di trascriverne il nome. Ma soprattutto: CHI CAZZO È, Terry Pratchett?
(Primo errore.)
Gesticola, mima, produce onomatopee, Bonolis. Sembra tornato quello degli esordi a Bim Bum Bam, quando intratteneva i bambini.
Manson è già accomodato nello studio. Ha il piede immobilizzato in un tutore. Visibilmente ingrassato, è vestito, acconciato ed agghindato in maniera improbabile - per non dire ridicola - per un ultracinquantenne.
Bonolis lo presenta ad un gruppo di fans debitamente selezionato all'ingresso. Manson li definisce “the beautiful people”. È una battuta che tradisce come egli stesso stia intrappolato nel personaggio – riuscitissimo ed artisticamente rilevante - incarnato più di 20'anni fa, oltre che in una parte di repertorio altrettanto vetusta.
Supportato dall'interprete Mediaset, il conduttore cita – debitamente cassato - il servizio di Rolling Stone Italia curato da Liliana Colasanti.
(Secondo errore: l'intervista della collega è superiore a quella che egli sta conducendo in evidente affanno.)
“L'Italia è un paese di santi”, sentenzia Bonolis. Risposta di Manson: “È anche il paese di Fellini”.
(Terzo errore: l'intervista, chiaramente non concordata, sta sfuggendo di mano.)
Non conscio dell'inarrestabile discesa, Bonolis sconfina in terre a lui sconosciute, e trasforma il titolo del disco di Manson da Heaven Upside Down a Even Upside Down - errore di pronuncia da licenza media.
Ride, Bonolis. Le domande sono di così basso tenore che persino il suo inconscio se ne libera.
Gli da del subumano chiedendogli se “è vero” il suo apprezzamento per The Young Pope di Sorrentino.
(Quarto errore: sta ricalcando fedelmente l'intervista di Rolling Stone Italia.)
Ma intorno la metà, l'evidenza prende il sopravvento. Marylin Manson non è ospite di Bonolis: è Bonolis ad essere ospite di Manson – e con il buffetto sulla mano, l'intervista muove come per magia a Monte Mario, alla trattoria Bonolis.
Il quarto d'ora di passione ha quindi termine con l'esecuzione, dal vivo, di Sweet Dreams - pietosa – ed un imbarazzante selfie con Gianni Morandi.
Marylin Manson è un artista che, da tempo, ha perso la propria rilevanza – risalente agli esordi e protrattasi per circa un decennio. Era a quel tempo – al tempo di Portrait Of An American Family – che avrebbe dovuto ricevere questo invito e sentirsi porre – più o meno – queste domande. Ma a quel tempo i canali Mediaset erano tutti impiegati nella promozione di un'altra family: quella del padrone. Più comodo ospitarlo oggi: meno compromettente, più corretto, intruppato, milionario e contribuente esemplare. Occasione persa. Peccato.
Quanto a Bonolis... beh, sembra, semplicemente, che, da una parte, si sopravvaluti un poco (è convinto di essere all'altezza di intervistare un po' tutti); dall'altra, che non sappia rinunciare nemmeno per un quarto d'ora al ruolo di protagonista e mattatore incontrastato.
Bonolis è l'ospite che non se ne vuole andare.
Ricorda una persona che ricevette in mano le sorti del paese esattamente nell'anno in cui Marylin Manson pubblicava il suo disco più bello ed importante, Antichrist Superstar, splendida registrazione per resa sonora, produzione e testi contenuti.
Una persona che ha in comune con Manson l'incapacità di comprendere che il proprio tempo è passato. Che quanto va dicendo rientra nel già-sentito, in una formulazione svuotata di credibilità proprio dal suo abuso.
Indovinate chi è?!

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