Non ho rispetto per gli anziani.
Non ne ho di default, voglio
dire.
Penso se lo debbano guadagnare,
questo atteggiamento che esigono quasi fosse una tassa, esattamente
come tutti gli altri.
Stamane mi sono apprestato a prendere
la macchina, lì dove l'avevo regolarmente ed accuratamente
parcheggiata. La trovo ostruita da un'altra vettura lasciata accesa
accanto ad essa nel bel mezzo della carreggiata – l'unica di una
strada a senso unico. Capisco subito che si tratta o di un sequestro
di persona o di un anziano ormai fuori dallo spazio-tempo. Il tempo
di stoccare della spesa nel bagagliaio ed eccola uscire dalla
ricevitoria di fronte, la proprietaria della macchina. Nella
settantina, abbigliamento dimesso e pesante, sguardo apparentemente
normale dietro ad occhiali neanche troppo spessi, passo sicuro. Okey,
mi dico: è lei. Mi è risparmiata la ricerca e la polemica sul
rispetto e sul codice stradale. Meglio. Le tengo istintivamente lo
sguardo addosso. Non la voglio intimorire: voglio solo studiare le
fattezze di un essere umano che nel 2017 ritiene naturale fare quello
che ha appena fatto. Sto per salire in macchina quando, sentendo
addosso i miei occhi, la vecchia spara a bruciapelo:
“ALLORA? LEI PARCHEGGIA DOVE VUOLE:
IO PARCHEGGIO DOVE VOGLIO.”.
Parte, noncurante del fatto di avere
intasato a tappo l'intera viabilità carraia. Tenta un'altro
parcheggio abusivo pochi metri più avanti, ma il veicolo che la
segue le impedisce la manovra. Il male è sconfitto.
Nel '700, probabilmente, mi sarei
comportato come Barry Lyndon: ne avrei individuato il consorte
chiedendogli soddisfazione in una sfida con la pistola. Nell'anno
2017 il senso civico prescrive rispetto.
Ho avuto la fortuna di avere due
nonni: uno mancato quando ero molto piccolo, lasciandomi quasi
all'asciutto di ricordi, l'altro molto più longevo, e quindi mio
unico influencer quanto a testimonianze endogame. Campagna
d'Albania, volontario nella leggendaria bonifica dell'Agro Pontino,
dodici figli, una vita passata curvo sui campi, spina dorsale di
ebano e scorza di roccia. Sebbene un padre padrone, sono certo parte
della resistenza che mi riesce di mettere in campo nei momenti
difficili la debba alla sua dotazione genetica e al suo esempio. Mai
un gemito, mai una lamentela (e la sua fu una vita durissima),
dignità estrema. Un Clint Eastwood ante litteram:
se bussavi alla sua porta e chiedevi accoglienza, un pasto caldo -
per bontà anche della dolcissima nonna - lo rimediavi, ma se violavi
con prepotenza la proprietà, affrontavi la falce (non è leggenda:
gliela vidi tirare).
Ora,
so che è troppo facile santificare i propri congiunti: è un
esercizio disgustoso, primariamente responsabile di quel familismo
italico che ancora non ci è riuscito di debellare. Ma nonostante gli
errori commessi (sfido chiunque a non commetterne con un curriculum
vitae come fu il suo), molti dei
quali imputabili a cause generazionali, in mio nonno posso ancora
vedere un esempio, e con sforzo trarvi una testimonianza. Soprattutto
rimane il ricordo di una persona per la quale non si provava
imbarazzo. La sua condotta fu quella di un uomo classe 1911, delle
cui scelte egli pagò sempre in prima persona (ed in alcuni
frangenti, il conto fu salato).
Sebbene
post mortem gli abbia
riservato non poche critiche, penso però non sarebbe mai stato
capace dell'aggressività, dell'arroganza e della prepotenza messa in
campo dalla carampana che oggi mi ha chiuso in parcheggio.
David Foster
Wallace, esprimendosi sulla visione degli anziani che bloccano le
casse al supermercato, diceva che dovrebbe essere proprio la cultura
ad aiutarci a capire che questo impedimento non è un complotto nei
nostri confronti, bensì un gesto dovuto ad una serie di ragioni le
quali tutte esulano dalla questione personale, quella che ci riguarda
in prima persona.
Amo Foster
Wallace, ma questo non basta a persuadermi del tutto. Ho la brutta
impressione che noi si sia di fronte ad una nuova leva di anziani,
potenzialmente arroganti e stronzi in gioventù, che con l'età hanno
ulteriormente accentuato questi tratti. Per diventare un grande
anziano serve una vita intera, ed il risultato ha a che fare con la
modalità – lo stile – con la quale la si è condotta.
Questa
generazione di anziani, la prima che rifiuti rabbiosamente di
abdicare ad ogni ruolo assegnato loro dalla vita, non ha speranza di
alcun lascito.