giovedì 21 settembre 2017

PROVA D'ORCHESTRA. Al Settembre Musicale con mia figlia.


Ieri l'altro, mia figlia ha ricevuto quello che si può definire un vero e proprio battesimo musicale. Invitata ufficialmente dal Maestro ed amico Alessandro Carnelli, ha potuto assistere – ospite unico ed indisturbato - alle prove dell'Orchestra del Settembre Musicale, diretta dal Maestro stesso. In programma, il grande sinfonismo tedesco: Ouverture, Scherzo e Finale di Schumann, e la bellissima sinfonia n°5 detta La Riforma di Mendelssohn. Pagine che mettono alla prova musicisti ed ascoltatori. Figuriamoci un putto.
Piccola ha retto bene per un'ora e mezza. Ha avuto un picco positivo nel Finale Schumanniano, quando si è alzata in piedi a dirigere, ed uno negativo all'attacco – da groppo alla gola – della Riforma, quando ha invece assunto una difensiva postura fetale. Nell'insieme si è trattato, per lei, di un frontale, un urto improvviso, senza preparazione, con il bello nella sua forma ed accezione più alte. Le istruzioni che il Maestro Carnelli ha dato agli orchestrali nei punti più critici delle due partiture, sono state seguite con stupore ed una sequela di domande a mamma e papà – che questi gireranno umilmente al Maestro, quando ne avranno occasione.
Vi chiederete – domanda legittima – perché io metta in bella mostra quelli che sono, a tutti gli effetti, affari di famiglia, 'cosa nostra'. Crescere un essere umano non è cosa semplice. Non sono certo il primo ad averlo scoperto né l'unico ad averlo detto. Il fatto, semplicemente, è che, come padre, mi trovo proprio in questa fase: la semina di quelli che – si spera – un domani saranno i suoi riferimenti sentimentali, emozionali, valoriali ed estetici. Uno sforzo immane finalizzato ad evitare che una sera, nell'età più critica, essa aspetti papino, tra il chiaro e lo scuro, per un regolamento di conti alla Harry Callahan (chissà se sono poi davvero questi i motivi dietro ai parenticidi?). Il tentativo di lasciare alla tua creatura un'eredità che le permetta di soprassedere al giudizio su tutta quella meschinità e quella bassezza di cui ti sei reso protagonista, e venuta inevitabilmente alla luce nel corso degli anni. Quindi, per tornare a noi, la risposta è: per dare un suggerimento, parlarne e condividere un momento bello.
Detto ciò, penso che, da questo punto di vista, l'alfabetizzazione musicale sia propedeutica, quando non fondamentale, alla crescita intellettuale di un individuo. Non ci si rende spesso conto di quanto materiale sonoro venga incessantemente sottoposto alla nostra attenzione, nella stragrande maggioranza dei casi con finalità del tutto distanti da quelle artistico-espressive. Non essere in grado di interpretare adeguatamente questo tipo di veicolazione significa abbandonarsi di fatto ad un lavaggio del cervello non difforme da quello cui viene sottoposto il giovane Alex in Arancia Meccanica (guarda caso, tramite l'ascolto forzato dello Scherzo dalla 'nona' di Beethoven).
Certo: non tutti hanno la fortuna di poter godere di un'amicizia come quella nostra con Alessandro Carnelli (quanti di voi, me compreso, da piccoli hanno mai sentito parlare del classico amico di mamma e papà come di quel signore che fa il direttore d'orchestra? L'istruzione pubblica dovrebbe consentire un'educazione ad armi pari anche in ambito musicale). Alessandro, oltre ad essere un amico di gioventù, è stato un compagno di studi, sodale di diverse avventure musicali, non ultima – sono certo concorderà – la missione di ben 24 anni fa in quel di Torino proprio per assistere alle prove del grande Claudio Abbado con i Berliner Philarmoniker. Ho la presunzione di affermare, con quasi assoluta certezza, di essere stato, quel giorno, testimone unico del momento nel quale ad Alessandro risultò finalmente chiara la vocazione alla carriera direttoriale. Vederlo oggi sul podio offrire alla mia piccola l'opportunità meravigliosa che a suo padre toccò solo in età adulta, è un privilegio e un gioia. Grazie a lui, un cerchio si chiude, in coerente continuità con l'attitudine culturale e formativa che fu del suo (nostro) amato Claudio Abbado.
L'educazione sentimentale dei giovani – in questo caso giovanissimi – ha un solo percorso praticabile, ed è quello che passa attraverso i genitori. Se questi sono incapaci non dico di spiegare (non v'è nulla che un essere di cinque anni sia in grado di comprendere razionalmente, per non dire di quanto sono insopportabili i genitori che spiegano tutto), bensì di vivere con serenità l'insorgere dei propri sentimenti, il rischio è quello dell'anaffettività. Ricordo ancora con orrore il famigerato test psico-attitudinale per l'idoneità al servizio di leva. “Ti viene spesso da piangere?”. Certo che no! Mammolette e froci tutti, se si piange. La messa al bando statale di ogni sentimento. Parte delle conseguenze di questa educazione è consultabile quotidianamente sulle pagine di 'cronaca' e di 'nera'.
L'altra sera, per tornare al discorso iniziale, mi è stato difficile trattenere le lacrime quando il Maestro e l'orchestra hanno attaccato il bellissimo primo movimento della sinfonia di Mendelssohn, e sono giunti quei tre accordi finiti poi nel Parsifal (straordinario caso di citazione al contrario: la prima volta li ho sentiti, infatti, nell'opera di Wagner, e solo successivamente nell'originale de La Riforma). Penso due cose, al riguardo. La prima: quando tiri le cuoia in pace con te stesso (se ti sarai potuto concedere questo lusso), quello che senti sono proprio gli accordi del Graal. Secondo: se una musica così divina non muove nulla in te, hai un problema. Proprio grazie alla musica, mi è stato possibile, negli anni, liberarmi di un'ingiusta vergogna.
Mentre scrivo, piccola ha perso il suo primo dente.

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