L'imbecillità da terzo millennio
vissuto male ha prodotto un nuovo mantra. Sempre più di sovente,
schiere di neo piritolli1
pronunciano con tracotanza quella che, secondo peculiari metri di
giudizio, sembra essere la nuova quintessenza della modernità; una
dichiarazione che, nel solito vocabolario basic e nella
sintassi trasandata, racchiude tutta una virilità fatta di mega e
gigabyte, di prestazioni ultraveloci, senso della
legalità alla Fabrizio Corona, ed un'atterrente paura del nuovo:
“Ieri mi sono sparato quattro
stagioni di seguito di Breaking Bad”.
Scrive Aldo Grasso: “la
straordinarietà di molti telefim sta nella scrittura attraverso la
quale queste vicende si legano e si dipanano, si sostengono e si
rilanciano nell'obbligatorietà degli appuntamenti settimanali”2.
Tenere a mente, please:
obbligatorietà degli appuntamenti settimanali.
Riflettiamo, ora, noi che abbiamo
vissuto la serialità televisiva ante Web. Pochissimi (e chi
scrive, non è tra questi), al tempo di Happy Days e Hazard,
disponevano della cultura narrativa e televisiva, oltre che di una
particolare sensibilità interpretativa, utile a comprendere il
messaggio convogliato dal telefilm. Le serie appena citate, va
riconosciuto, non erano particolarmente stimolanti in tal senso.
Poco si prestavano al gioco di allusione, suspence e rimando
che caratterizza, invece, il rapporto con lo spettatore nel telefilm
moderno (almeno a partire dalla messa in onda italiana di Sette
Storie Per Non Dormire e Ai Confini Della Realtà). Ciò di cui si
disponeva, fino almeno i primi anni '90, fino a quando la 'tivù'
generalista da una parte e il download dall'altra non ne hanno
fatto un nemico, era il tempo, l'attesa – criteri, questi, messi in
computo, tra l'altro, dagli stessi autori delle grandi stagioni
narrative seriali. L'attesa del nuovo episodio (quasi sempre la
settimana successiva) induceva ad una sforzo riflessivo, alla
creazione di ipotesi, alla ricapitolazione del 'già visto' e alla
valutazione dei caratteri dei personaggi in gioco. Componenti che
potevano trovare conferma o disconferma solo alla successiva
visione, con il messaggio in lenta, costante emersione dallo scarto
tra questi due valori. Il pubblico più appassionato è stato quindi
educato gradatamente attraverso lente modificazioni introdotte nella
struttura espositiva e narrativa del telefilm.
Secondo Konrad Lorenz3,
caratteristica distintiva dell'essere umano è la riflessione.
Secondo un pensiero che potremmo ricondurre al tardo Jung4,
invece, è adulto l'essere umano capace di progettare nel lungo
termine - e quindi di attendere lontano della principali ansie.
Inutile dissertare, qui. I dati parlano chiaro. I piritolli di cui
sopra sono l'ennesima sottospecie di ritorno, del tutto funzionale
alle finalita commerciali delle padronanze Web del vapore. Non
interpretano, non dispongono di un livello di lettura, sono assorbiti
dal finale (ansia da prestazione). Nessuna meraviglia, allora, se i
marciapiedi, le ferro/aviostazioni, i bar dell'angolo, i centri
commerciali, i cinema multisala, i centri storici e quelli benessere,
le aule magne e di partito, le sale-riunioni e i centri-convegni
pullulano di creature per le quali nemmeno più basta quella
comprensione che si potrebbe elargire loro (la bellissima lezione di
David Foster Wallace sull'umanità in cassa al supermercato). A
prescindere dal prodotto - sebbene uno che guardi in sequenza
ininterrotta quattro serie di Breaking Bad dovrebbe non solo
“richiamare l'attenzione le Forze dell'Ordine”5
e quella del Servizio Tossicodipendenze più di chi faccia lo stesso
con La Casa Nella Prateria (o forse no) -, chi fagocita in maniera
apparentemente indolore quattro o più stagioni di un'opera che è
invece concepita con attentissime calibrazioni temporali, o vanta un
quoziente intellettivo pari a 184 - ed allora è Ted Kaczinski - o
più semplicemente rientra nell'ultracitato calderone degli italiani
che non leggono più, neanche più interessati ad affrontare l'ultima
pagina per vedere 'come va a finire' (si rivolgono al medium
che maggiormente asseconda la passività di ognuno).
Siamo al ribaltone. L'opera
cinematografica è resa episodica da chiacchiere, minzioni
nevrotiche, sms, pop corn, pomiciate e battute ad alta
voce. La serie, al contrario, muta in un continuum che ha
molto a che fare con la modalità di fruizione imposta dalla 'rete'.
(Mc Luhan aveva ragione).
Pensateci.
1Per
un approfondimento sulla figura del piritollo, si legga l'articolo
L'Italia
al Tempo dei Piritolli, di Pietrangelo Buttafuoco;
2Aldo
Grasso, Buona Maestra, Mondadori 2007;
3Konrad
Lorenz, Gli Otto Peccati Capitali Della Nostra Società,
Adelphi, 1974;
4Aldo
Carotenuto, Amare Tradire, Bompiani, 1991;