Morgan nel videoclip di Sono=Sono. |
Quando
penso a Marco 'Morgan' Castoldi, l'immagine che sempre mi si presenta
è quella di una persona sofferta, devastata dagli eventi della vita,
ma soprattutto di un talento cui è sfuggito – pare definitivamente
– il controllo. Un talentuoso divenuto, suo malgrado, la caricatura di
se stesso, e che, ad oggi, fa parlare di sé più per motivi di
costume che per la propria arte.
Eppure
non è stato sempre così (urge ricordarlo, in quanto la sua
prima incarnazione artistica, come leader dei cerebralmente
morti Bluvertigo, sembra completamente dimenticata, a favore di quella ultima, tardo maudit).
Detto per
i tanti 'banfoni' o 'sboroni' – a seconda del posizionamento
longitudinale sulla penisola –, e che stagionalmente, da decenni,
si riempiono la bocca di elogi sperticati per i grandi dischi della storia del rock, senza cognizione di causa alcuna
(spaziando
spudoratamente dai primi Pink Floyd agli ultimi Metallica, come
fossero accostabili): Morgan è il nome – ed il nume – dietro uno
dei dischi più belli della musica italiana, e non solo, di tutti i tempi. Un lavoro
serenamente accostabile a The Dark Side Of The Moon, Low,
Black Celebration, Broken, Kid A e, per restare in casa,
Crueza De Mä e Anime Salve. Il suo titolo è Zero (Ovvero La Famosa
Nevicata Dell'85). Riascoltandolo in questi giorni di clausura, sono
rimasto sorpreso al constatare che il piacere e la meraviglia per
questo disco erano ancora quelli della prima volta.
Uscì
nell'ottobre del 1999. Un mese prima,Trent Reznor, con il suo
progetto Nine Inch Nails, aveva pubblicato The Fragile,
disco seminale nella storia della registrazione digitale, della
ricerca sonora e dell'elaborazione del suono. Soluzioni alle quali
Morgan e i suoi non potevano aver attinto per questioni cronologiche
(all'uscita di The Fragile,
Zero era praticamente già missato), ma che risultano tutte presenti
negli straordinari sedici brani del disco.
Zero
è quanto di meno scontato e provinciale si potesse sentire al tempo
– ma, a ben vedere, anche oggi, e questo dovrebbe far riflettere su
cosa, da allora, è stato effettivamente prodotto in Italia. Fu un
disco deludente sotto il profilo commerciale, perché rifiutava di
parlare alle pance non solo degli appassionati di musica italiana, ma
persino a quelle del proprio seguito - rivelatosi, in questo modo,
come il classico bacino desideroso di perpetuare all'infinito i
momenti cosiddetti belli, e, di fatto, ostacolo ad ogni movimento di crescita.
Portò in Italia un suono che non esisteva, tematiche che non
venivano affrontate, una commistione di generi e stili fino allora
sconosciuta, un'attenzione maniacale al dettaglio che si pensava
esclusiva di altri ambiti nazionali. La potenza e la limpidezza
estreme della registrazione sono tratti che ancora colpiscono,
all'ascolto. Morgan, quando interrogato a proposito di questo disco,
ama scherzare dicendo, michelangiolescamente, che ignora come abbiano
potuto, lui e i suoi Bluvertigo, farlo così bello. Sano amore
genitoriale per la prole, praticamente. Ma che tradisce quella che
fu, già allora, la percezione inconscia, da parte dei membri del
gruppo, riguardo l'impossibilità di superarsi, dopo un simile
traguardo. Quanto meno, in quella veste.
Questo,
è stato Morgan. Prima delle Canzoni Dell'Appartamento. Prima di X
Factor. Prima di diventare – ahinoi – spiacevolmente afono. Prima
di arrivare ultimo al festival di Sanremo. Prima di mutarsi in
oggetto del gossip. È stato l'autore di un disco al quale
chissà quanti, in gran segreto, hanno attinto, nelle tante giornate prive di ogni traccia d'ispirazione. Un disco talmente perfetto che persino l'arrangiamento
dell'unica cover presente (Always Crashing In The Same Car,
di David Bowie) è stata impiegato dal suo autore in luogo
dell'originale.
Ed era questo anche
prima di essere mandato a fare in culo da uno come Bugo.
Per
tornare ai giorni nostri, colpisce vedere Morgan costretto a reagire
in maniera adolescenziale ai capricci di uno che, molto
probabilmente, nemmeno sa con chi ha a che fare. Onestamente: cosa
pensereste di un giovane musicista che tratta con sufficienza, per
esempio, Roger Waters, dopo che questo gli ha dato dei consigli
paterni e preziosi? Direste che se ne deve guardare dal trattare in quel
modo uno che ha partorito per intero The Dark Side Of The Moon,
ed imparare al più presto ad essere umile – giusto? Sincero sembra
una canzone che - per come percepisco Morgan dal punto di vista
artistico - l'ex Bluvertigo deve avere scritto ed arrangiato in
un'ora, poco più. E nonostante ciò risulta superiore a tutta la
merda sentita prima e dopo.
“Ringrazia
il cielo, se sei su questo palco / Rispetta chi ti ci ha portato
dentro / ...”.
Sono
i versi modificati che hanno fatto saltare i nervi a Bugo.
Scommetto
che, in casa, non ha nemmeno un disco dei Bluvertigo.