sabato 25 aprile 2020

TU SÌ QUE VALES! Il talento di Morgan rimosso dall'invidia.


Morgan nel videoclip di Sono=Sono.
Ci sono storie che hanno bisogno di essere raccontate. Il semplice dare loro un'esposizione, quanto più possibile dignitosa, spesso permette a chi le ascolta o legge di capire un po' meglio le persone e gli eventi della vita. Questa è una di quelle storie.
Quando penso a Marco 'Morgan' Castoldi, l'immagine che sempre mi si presenta è quella di una persona sofferta, devastata dagli eventi della vita, ma soprattutto di un talento cui è sfuggito – pare definitivamente – il controllo. Un talentuoso divenuto, suo malgrado, la caricatura di se stesso, e che, ad oggi, fa parlare di sé più per motivi di costume che per la propria arte.
Eppure non è stato sempre così (urge ricordarlo, in quanto la sua prima incarnazione artistica, come leader dei cerebralmente morti Bluvertigo, sembra completamente dimenticata, a favore di quella ultima, tardo maudit).
Detto per i tanti 'banfoni' o 'sboroni' – a seconda del posizionamento longitudinale sulla penisola –, e che stagionalmente, da decenni, si riempiono la bocca di elogi sperticati per i grandi dischi della storia del rock, senza  cognizione di causa alcuna (spaziando spudoratamente dai primi Pink Floyd agli ultimi Metallica, come fossero accostabili): Morgan è il nome – ed il nume – dietro uno dei dischi più belli della musica italiana, e non solo, di tutti i tempi. Un lavoro serenamente accostabile a The Dark Side Of The Moon, Low, Black Celebration, Broken, Kid A e, per restare in casa, Crueza De Mä e Anime Salve. Il suo titolo è Zero (Ovvero La Famosa Nevicata Dell'85). Riascoltandolo in questi giorni di clausura, sono rimasto sorpreso al constatare che il piacere e la meraviglia per questo disco erano ancora quelli della prima volta.
Uscì nell'ottobre del 1999. Un mese prima,Trent Reznor, con il suo progetto Nine Inch Nails, aveva pubblicato The Fragile, disco seminale nella storia della registrazione digitale, della ricerca sonora e dell'elaborazione del suono. Soluzioni alle quali Morgan e i suoi non potevano aver attinto per questioni cronologiche (all'uscita di The Fragile, Zero era praticamente già missato), ma che risultano tutte presenti negli straordinari sedici brani del disco.
Zero è quanto di meno scontato e provinciale si potesse sentire al tempo – ma, a ben vedere, anche oggi, e questo dovrebbe far riflettere su cosa, da allora, è stato effettivamente prodotto in Italia. Fu un disco deludente sotto il profilo commerciale, perché rifiutava di parlare alle pance non solo degli appassionati di musica italiana, ma persino a quelle del proprio seguito - rivelatosi, in questo modo, come il classico bacino desideroso di perpetuare all'infinito i momenti cosiddetti belli, e, di fatto, ostacolo ad ogni movimento di crescita. Portò in Italia un suono che non esisteva, tematiche che non venivano affrontate, una commistione di generi e stili fino allora sconosciuta, un'attenzione maniacale al dettaglio che si pensava esclusiva di altri ambiti nazionali. La potenza e la limpidezza estreme della registrazione sono tratti che ancora colpiscono, all'ascolto. Morgan, quando interrogato a proposito di questo disco, ama scherzare dicendo, michelangiolescamente, che ignora come abbiano potuto, lui e i suoi Bluvertigo, farlo così bello. Sano amore genitoriale per la prole, praticamente. Ma che tradisce quella che fu, già allora, la percezione inconscia, da parte dei membri del gruppo, riguardo l'impossibilità di superarsi, dopo un simile traguardo. Quanto meno, in quella veste.
Questo, è stato Morgan. Prima delle Canzoni Dell'Appartamento. Prima di X Factor. Prima di diventare – ahinoi – spiacevolmente afono. Prima di arrivare ultimo al festival di Sanremo. Prima di mutarsi in oggetto del gossip. È stato l'autore di un disco al quale chissà quanti, in gran segreto, hanno attinto, nelle tante giornate prive di ogni traccia d'ispirazione. Un disco talmente perfetto che persino l'arrangiamento dell'unica cover presente (Always Crashing In The Same Car, di David Bowie) è stata impiegato dal suo autore in luogo dell'originale.
Ed era questo anche prima di essere mandato a fare in culo da uno come Bugo.
Per tornare ai giorni nostri, colpisce vedere Morgan costretto a reagire in maniera adolescenziale ai capricci di uno che, molto probabilmente, nemmeno sa con chi ha a che fare. Onestamente: cosa pensereste di un giovane musicista che tratta con sufficienza, per esempio, Roger Waters, dopo che questo gli ha dato dei consigli paterni e preziosi? Direste che se ne deve guardare dal trattare in quel modo uno che ha partorito per intero The Dark Side Of The Moon, ed imparare al più presto ad essere umile – giusto? Sincero sembra una canzone che - per come percepisco Morgan dal punto di vista artistico - l'ex Bluvertigo deve avere scritto ed arrangiato in un'ora, poco più. E nonostante ciò risulta superiore a tutta la merda sentita prima e dopo.
Ringrazia il cielo, se sei su questo palco / Rispetta chi ti ci ha portato dentro / ...”.
Sono i versi modificati che hanno fatto saltare i nervi a Bugo.
Scommetto che, in casa, non ha nemmeno un disco dei Bluvertigo.

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