giovedì 26 marzo 2020

L'ITALIA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS. Uno sfogo.

Il 'direttore' del TG 40ena, Maccio Capatonda.
Non che prima d'oggi fossimo riconosciuti come una compagine di valorosi (dal tempo della caduta del fascismo, quando il paese passò dall'essere quello del consenso pressoché totale a Mussolini ad uno di resistenti della prima ora, noi italiani, come popolo, ci siamo sempre distinti per un talento innato, felino, nell'individuare la posizione più comoda). Con l'emergenza 'Coronavirus', però, tutte le facciate sono andate in frantumi (e con esse anche i miei coglioni, ingrossati a dismisura da questa situazione che, ad oggi, 26 marzo, ha cominciato a produrre su di me il proprio, inesorabile logorio dei nervi, rendendomi quantomai irritabile). Saluti negati o accennati timidamente, sparizioni, latitanze, autoreclusioni ormai lunghe di un mese, delazioni, distanze prima sconosciute ed una sorprendente, supina ubbidienza al dettato del governo, dopo avermi inizialmente infiammato con una parvenza di educazione civica che non reputavo possibile, si sono infine rivelati in tutta la loro cruda realtà: una fottuta, meschina paura di morire (quanto di più maledettamente egoista, cioè, l'animo umano sia in grado di produrre: altro che senso civico!). Chi nutre questo tipo di timore è solitamente una persona che ritiene la propria esistenza indispensabile (Berlusconi, ad esempio, deve essere uno che, al solo sentir nominare la parola, avverte subito il bisogno di passare all'azione, possibilmente scopando, per rimuoverne, seduta stante, i nefasti effetti sulla psiche). Uno può forse chiudere un occhio se questa indispensabilità assume le sembianze - che ne so? - di un Claudio Abbado, un Yuri Chechi, un Lucio Parenzan, esistenze che davvero hanno fatto la differenza - e che, suppongo, visti i risultati raggiunti, abbiano sovente fantasticato sulla propria, specifica indispensabilità. Ma i tanti ominichhi, i travet, le casalinghe disperate, i pavidi inguaribili e gli sfigati cronici che popolano e - purtroppo - ripopolano il paese: dove pensano risieda, la loro indispensabilità? Persone morte dentro da anni, incapaci di una sola parola che venga dal cuore o dalla mente (in pratica, dei cazzari), si manifestano oggi in ogni dove ricoperti da mascherine improvvisate od acquistate a peso d'oro, nel tentativo - questo sì - davvero disperato di preservare le loro inutili esistenze. Quest'oggi ho così tanto sofferto lo stile di vita imposto dall'emergenza (mentre portavo fuori il pattume, un fottuto drone municipale ha fatto la sua comparsa sopra di me), e la modalità malata con la quale molte delle persone che conosco la stanno vivendo, che ho augurato a me stesso di contrarre il contagio, così da avere, finalmente, qualcosa di concreto da dare in pasto ai tanti incompetenti che in questi giorni sembrano aver abbandonato le fogne, qualcosa con cui giustificare la vita del cazzo che tutti sembrano avere deciso di condurre - naturalmente inconsapevoli di rendere merdosa, come conseguenza, anche quella di chi, come me, accetterebbe fin da ora l'invito per un after hours, pur di farla finita con questa recita. Forse ha ragione quello stronzo del dottor Jessen - che, dopo avere per anni trattato casi di gente con testicoli grandi come cocomeri, due cazzi e buchi del culo al posto dell'ombelico, di mostri, se ne intende -: gli italiani stanno usando l'emergenza 'Coronavirus' per farsi una bella siesta. Persino con il suo fare snob da divo della trash tv, riesce a sembrare più simpatico di Roberto Burioni (altro soggetto convinto della propria indispensabilità: ma ci rendiamo conto di pagare il canone RAI per vedere Fazio e Burioni?) Per ciò che mi riguarda, questo periodo della nostra storia nazionale resterà negli annali per il solo guizzo di vita intravisto in un paesaggio integralmente popolato da zombi (grazie, Alberto Arbasino: hai tenuto alto il concetto di cultura fino all'ultimo): il TG Quarantena di Maccio Capatonda, il modo giusto di trattare l'emergenza per quello che è veramente: "una cagata pazzesca".

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