Mi sia concesso, in questo tempo di
quaresimale attesa per il nuovo film di Paolo Sorrentino, commentare
alcuni degli orrori visti ieri l'altro nella puntata settimanale di
Nemo-Nessuno Escluso (Rai2).
Un programma che già nel titolo
sembra contenere la propria maledizione e la propria cifra autorale.
Perché davvero nessuno, in Nemo,
sembra escluso dal vedersi tributato il proprio personalissimo
momento di celebrità warholiana, considerato che, a chiosare servizi
che spaziano dall'economia all'ambiente, dal crimine allo spettacolo,
dal costume alla politica internazionale, ieri l'altro sono stati
fatti accomodare, insieme, sul divano della trasmissione, tre
ospiti improbabili e difficilmente amalgamabili quali Rossella
Brescia, Enrico Bertolino ed Alberto Matano.
Una soubrette, un comico, un
conduttore di telegiornale.
Da quando il curriculum di
soubrette Mediaset, qual è a tutti gli effetti quello di
Rossella Brescia, costituisce titolo idoneo per essere proposti come
opinionisti di riferimento su qualsivoglia tematica - in particolar
modo in seno alla televisione pubblica (risposta: da quando il
protagonista di Loro è sceso in politica ed ha dettato le regole, e
tutti, con poche eccezioni, vi si sono adeguati all'istante)? Quale
il fine del suo contributo?
Di Enrico Bertolino penso si possa
dire tutto tranne che è divertente e fa ridere. Il suo è un
umorismo da manager. Non è coltivato e si abbatte,
inoffensivo, sulle sue intolleranze personali e materiali. Ha
costruito una carriera di successo scherzando su tutto e non
infastidendo nessuno. A quale titolo parla noi, quindi? Dall'alto di
quale cattedra?
Alberto Matano, scopro nel corso
della puntata, è l'uomo di punta del TG1, e quindi presente in
trasmissione a fornire l'obbligatorio punto di vista giornalistico.
Ora, non so quanti di voi seguano il TG1. Ma, se solo lo si è fatto
una volta con attenzione, ci si rende subito conto, da una parte,
dell'inadeguatezza del servizio erogato, dall'altra, della
sostituibilità costante dei suoi conduttori, il cui apporto
redazionale è sicuramente pari a zero. Quale eroico esempio di
giornalismo dovrebbe perciò suggerire la sua presenza in studio?
Le risposte dei tre, come volevasi
dimostrare, sono state opportunamente all'insegna del generico, del
vacuo e del non-detto. Nessun apporto specifico. Vieto buon senso di
un livello riscontrabile in ogni bar del paese aperto dalle 6:00 fino
a sera. Mi sono sentito offeso come spettatore e defraudato come
abbonato.
Il colpo di grazia, però, e stato
inflitto dal rapper Rocco Hunt e dalla conduttrice Valentina
Petrini.
Il primo, anch'egli chiamato come
ennesimo ospite a commentare in forma di rap (!) l'ennesimo
servizio sull'immancabile sacca di disagio dell'hinterland
campano, ha messo in campo tutto il suo coraggio civile quando,
interrogato dalla conduttrice, si è rifiutato di dichiarare per chi avesse
votato il 4 marzo scorso. “Per non influenzare il voto”, ha
spiegato. Stato confusionale. Pezze al culo. Altro apporto mancato.
Peccato: l'avesse fatto, magari oggi avevamo una maggioranza.
E un governo. Straight Outta Posillipo, Rocco.
La seconda ha invece tradito il
proprio asservimento all'ideologia subdola e strisciante che sembra
permeare l'intera quota dei suoi interventi. Il programma è
trasmesso in diretta, ed in tale modalità è stata data dalla nostra
la notizia della morte, nell'area del milanese, di un vigile del
fuoco intervenuto in un'emergenza. Petrini chiede al pubblico,
rimasto sorprendentemente composto, “un bell'applauso”, che
naturalmente ottiene per inerzia. Santo subito, a cadavere ancora
caldo. Siamo ai professionisti del sociale profetizzati da Giorgio
Gaber, o, per dirla alla Sorrentino, a “quelli tutti dediti alla
lotta, alla rivendicazione, al comizio facile e al sudore diffuso
sotto l'ascella...”.
Cosa non si fa, in certi ambienti, per un cadavere da strumentalizzare.
Cosa non si fa, in certi ambienti, per un cadavere da strumentalizzare.
Non paga di ciò – evidentemente le
sono state impartite precise istruzioni da rispettare -, in chiusura
di trasmissione, nel bel mezzo di saluti sbraccianti, musica,
applausi finali e luci stroboscopiche, Petrini ha voluto gridare un
grande abbraccio alla famiglia del deceduto.
Famiglia che, in conseguenza di ciò,
ipotizziamo, ora si sentirà sicuramente più sollevata. E che certo
avrà atteso la restituzione della salma tra le mura domestiche,
seduta davanti la televisione, a guardare Nemo insieme a parenti,
amici, conoscenti, vicini di casa e semplici passanti.
Nessuno escluso.