sabato 24 marzo 2018

VIA COL VENTO (Parte 2a). Domani è un altro giorno (uguale ai precendenti).


“Il Movimento Cinque Stelle non vuole sedersi a un tavolo con il presidente Berlusconi. Questo, per noi, è inaccettabile.” (R. Brunetta)

"Non avrai altro Dio all'infuori di me." (Esodo 20, 3)
Lo so. Prendersela puntualmente con Renato Brunetta, portavoce di Silvio Berlusconi, è gioco facile ed anche di cattivo gusto (l'uomo offre infatti il destro abbondantemente a tutta una serie di attacchi biechi alla propria persona).
Così come so che, letto questo scritto (se mai verrà veramente letto: ho spesso l'impressione che i miei articoli siano considerati da scorsa veloce), verrò tacciato di essere un comunista (falso), un sinistroide (falso), un Marco Travaglio dei poveri (vero), un'elettore del M5S (vero), una povera persona invidiosa dei successi, in affari, politica ed amore, di Silvio Berlusconi (falso: l'unica persona che invidio, al mondo, è Zakk Wylde).
In Brunetta vedo il perfetto rappresentante di quell'Italia strabica, per non dire cieca, di fronte alle evidenze. E, si teme, affetta da tale limitazione per convenienza personale, partitica o politica.
Riuscire a trovare la serenità (Brunetta non è mai a disagio, in questi frangenti) per simili dichiarazioni, significa: o mancare completamente del senso del ridicolo; vedere in esse la via obbligata da un preciso calcolo politico (quando anche Berlusconi morirà, chi prenderà il suo posto prima dell'immancabile resurrezione dai morti?); od avere assunto la figura dell'ex cavaliere in una dimensione cristologica, al cui asservimento è legata la partecipazione ad un regno che non è di questa vita.
“Berlusconi sta cercando una legittimazione che i cittadini non gli hanno dato e che noi non gli possiamo dare."
Per fortuna è giunta a salvarci dal naufragio in abissi oceanici la dichiarazione chiara e misurata (raro per i 'Cinquestelle') di Danilo Toninelli.
Quello che l'elettorato di FI non comprende (non una voce si è infatti levata, al suo interno, a manifestare una vergogna che i più avrebbero ritenuto segno di salute psichica) è che, se hai perso le elezioni – e FI le ha perse ufficialmente -, non hai diritto di parola alcuna, per ciò che riguarda la formazione dell'esecutivo.
Si faccia attenzione.
Siamo di fronte ad una compagine che, con il 14% dei consensi, non solo sta quotidianamente battagliando per prevaricare un partito (Lega) che, nel comparto, ha ottenuto quattro punti percentuali in più, e quindi, piaccia o no, è legittimato al dialogo di consultazione. Effettuato il bypass, invece, FI vuole trattare in esclusiva con il vincitore (M5S). Il giornale-radio di RAI 3 (GR3) passa ormai sistematicamente ed acriticamente ogni dispaccio del nostro, al punto da indurre sospetti di segrete simpatie a livello redazionale (ma non erano tutti “rossi”, al terzo canale?). Non è accettabile – per rimanere sul pezzo – che il servizio pubblico dia spazio ad un terzo incomodo, qual è ad oggi FI, le cui dichiarazioni hanno il solo fine di ostacolare ogni iniziativa che non li veda coinvolti nella veste di protagonisti. Non si fanno scrupolo di tenere il paese nella paralisi, pur di riuscirvi. Questo fornisce il polso della sensibilità politica e civica di lor signori.
Alessandro Di Battista ha promesso in diretta televisiva (ne converrà anch'egli: tecnica berlusconiana par excellence) che, quando al governo, si prodigheranno per la scrittura di una legge sul conflitto di interessi “che gli svuota mezzo parlamento”.
A chi fosse rivolto il messaggio risulta chiaro.
E lo dico semplicemente perché se per qualcuno non lo fosse, qualcuno, magari, che sta or ora leggendo queste righe, allora viviamo in realtà inconciliabili tra loro. Il paese che ho l'impressione di abitare non è lo stesso loro. Tanto vale, allora, che chiudano questa pagina e si dedichino alla famiglia Fedez – frutto avvelenato proprio di quell'albero piantato nel giardino della politica 25 anni or sono -, emblema di quell'Italia che se ne frega di tutto e di tutti, che fa dell'ostentazione uno stile di vita.
Quante illusioni, con quelle poche parole di Di Battista.
Speriamo di non andare incontro all'ennesima cantonata.

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