martedì 27 marzo 2018

'CACCA' A OTTOBRE ROSSO. Per volontà USA, la Russia torna ad essere il nemico pubblico n°1.


Mettiamola così.
Se persino Matteo Salvini e Giorgia Meloni (!) possono esprimere un'opinione sul caso Skripal, e vederla trattata come rilevante e degna di pubblicazione da coloro che l'hanno vuoi richiesta vuoi ricevuta (la stampa), va da sé che pure io, allora, posso sparare la mia, al riguardo. Ad alzo zero e senza scrupolo alcuno.
L'espulsione sincronizzata dei diplomatici russi dalla quasi totalità del mondo cosiddetto occidentale, in seguito all'avvelenamento della spia russa rinnegata Sergej Skripal e della figlia, avvenuta nel Regno Unito il 4 marzo scorso, fornisce, a tutti coloro che vogliano dedicarvi un minimo di approfondimento ed una analisi attenta, il preciso tracciato cardiologico delle simpatie, delle alleanze, delle sudditanze e dei rispettivi 'pesi specifici' dei paesi coinvolti.
Prima ancora dell'accertamento dei responsabili del crimine, va ricordato che l'avvelenamento in questione ha avuto luogo in un paese che da quasi due anni ha ufficiosamente interrotto i rapporti con l'Unione Europea, e che da altrettanto tempo si esibisce nel tentativo, altalenante e non ancora ufficialmente riuscito, di stabilire i termini legali (spese) del divorzio. (Avete presente la proprietà che abbandona il condominio e trascina per mesi l'assemblea in convocazioni straordinarie al fine di stabilire gli importi dovuti e relative scadenze, senza poi giungere, però, al loro saldo? Stessa cosa.). Non ha aderito alla moneta unica. Ha ratificato i trattati proposti per mera convenienza commerciale, adeguandosi ad essi sempre alle minime condizioni contemplate. Ha creato l'illusione di un paese dai confini aperti, ma non ha mai evitato a noi europei, in realtà, l'attraversamento di un'odiosissima frontiera con tanto di controllo documentale. Al termine di questo percorso, che definiremo eufemisticamente ' di integrazione', l'indizione dell'imbarazzante referendum per la permanenza nell'Unione, tenutosi nel giugno del 2016, ne ha imposto l'uscita per mezzo del processo politico - come si diceva pocanzi, ancora in corso - conosciuto ai più attraverso l'orripilante neologismo anglo-latino di brexit.
Ora, succede che 'la Banda dei Cuori solitari del Sergente Pepper' realizzi che, oltre a caprini e suini, nella propria mitologica campagna risiedono spie russe di vario titolo e splendore, e che il loro 'soggiorno' non è semplicemente solitario-contemplativo, bensì caratterizzato dalla presenza e dalle visite regolari dei 'colleghi' – molti dei quali, sembra di capire, con dei conti in sospeso. Questa, al momento, la versione ufficiale UK. Un bel problema. Specie se lo si somma alla scia di attentati, rivolte sociali e malcontento politico che ha attraversato il Regno Unito a partire dalla fatidica data della brexit. Cazzi loro, vien da dire. Hai voluto la bicicletta? Macché...
Il Regno Unito, messo alle strette dalle proprie scottanti questioni interne, si rivolge all'alleato storico (se non sapete qual è, chiudete immediatamente questa pagina, per favore), al quale chiede man forte, non potendo più, quanto meno per ragioni di facciata, chiederla all'unione della quale non fa più parte. Detto fatto.
Gli Stati Uniti d'America (che saluto caldamente: è fuori di dubbio che i suoi apparati di intelligence abbiano già letto e schedato questo mio scritto) non si sono fatti attendere, confermando così un pattern storico. Nella notte, 60 diplomatici russi accreditati sono stati espulsi dal paese, unitamente ai quattro del Canada (obbligatori: avere gli USA al confine, si sa, è come avere per vicino il classico che dimentica uova, zucchero e pane ed è sempre attaccato al tuo campanello: è difficile dirgli 'no') a chiudere il blocco nordamericano. Dall'altra parte dell'oceano, il Regno Unito, parte in causa, ne restituisce alle dacie 23, seguito dall'Ucraina con tredici (comprensibile, visti i trascorsi) e dall'Albania con due (quando uno stato ha il peso politico dell'Abruzzo, gli si fa fare quel che si vuole).
Il dato sorprendente, però, è quello riguardante l'Unione Europea, che ci aspetterebbe fuori dai giochi, sulla base di quanto sopra esposto. Mai dire mai. Evidentemente ben pressati – o forse è meglio dire 'torchiati' – dagli 'alleati', quattordici stati dell'Unione, tra cui l'Italia (mai farsi mancare un'occasione per prenderlo in culo) hanno espulso in pregevole sincronismo 30 ex compagni. Persino realtà nazionali imbarazzanti come Romania, Lituania e Polonia non hanno mancato di dare il loro contributo (a ben vedere, forse l'unico da quando entrati nella comunità).
Da oggi, quindi, sappiamo tutti chi è il nemico da battere. Siamo tornati alla caccia ai 'rossi'. Forse la questione ISIS ha perso di forza, ultimamente. Mai restare senza un nemico comune: ne va della comunanza di intenti.
Non nutro simpatia per il paese di Vladimir Putin, e neanche per Putin stesso.
Ma che gli Stati Uniti pretendano, oggi, di vedere condivise le proprie paranoie, vere o presunte (all'epoca di McCarthy, almeno, l'orrore delle liste non travalicò i confini), trovando persino, in asservimento a tale iniziativa, la prona accettazione del 50% dei governi dell'Unione, non fa ben sperare per la prosperità di quest'ultima, né, tantomeno, per il suo futuro prossimo ed il proprio sviluppo politico.

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