giovedì 8 marzo 2018

ITALIAN HISTORY X. Il Rimpianto Elettorale.


Discuto con un conoscente delle possibili, potenziali, future alleanze di governo, visto che, per una coscienza realmente civile, non c'è argomento altrettanto rilevante, di questi giorni.
Francesco, romano ed ostentatore compulsivo della tessera online attestante la propria iscrizione al Movimento Cinque Stelle, mi guarda sospettoso.
“Tra quelli della Lega e quelli del PD, a questo punto, preferisco gli ultimi: mi sembrano maggiormente innocui”, dico.
“Ma tu sei di quella parte, giusto?”, la replica.
Francé, nella mia vita ho pulito cessi e scaricato bagagli: intravedi anche solo una remota possibilità che, con un curricula così, io possa dirmi di destra?”
“... Ma tu, come li vedi, gli ebrei?” (!)
“... Ritengo la storia sia dalla loro parte, ma estremamente discutibile la politica di Israele. Lo disse anche Primo Levi... Ma questo che cazzo centra? Io ti ho chiesto un'opinione, un'opinione politica.”
Io penso che un'alleanza, se proprio ci deve essere (sic), è da fare (sic) con Salvini, non con quei cornuti del PD.”
THE END.
È sufficiente questo breve scambio di battute per capire come nel M5S sia confluito, a costituirne la base elettorale, un miscuglio letale di fascisti, fuoriusciti, reietti politici, senza-patria e pasionari di passaggio.
Ah, dimenticavo: e coglioni come me che pure lo hanno votato.
L'impasto tiene perché i motivi di protesta e delusione sono tanti, ed associabili, rispettivamente, ad ognuna delle categorie appena citate.
Ma quando, più avanti, le istanze di queste torneranno a farsi sentire (il fascista che converge nell'M5S non è un convertito, è solo un soggetto in fuga con al seguito tutto il suo bagaglio ideologico, e stesso dicasi per gli altri), l'inconciliabilità emergerà violenta internamente al movimento.
Ciò che più mi urta, delle persone come Francesco, è la nebulosità nella quale tengono i concetti di destra e sinistra, nella stragrande maggioranza dei casi cristallizzati nel binomio ormai atemporale di fascismo e comunismo. Chiedete a tutti coloro che rivendicano o denunciano appartenenze di scrivere in poche parole, seduta stante, le loro definizioni di 'destra' e 'sinistra'. Scoprirete un mondo dove l'ignoranza regna sovrana, e che è facile sferrare un attacco ideologico quando si è intellettualmente poco appesantiti.
Per non parlare, naturalmente, di ebraismo, materia dove un esperimento come quello proposto potrebbe risultare in una esibizione di mostruosità paraculturali.
E poi, me lo si lasci dire: gli 'amici romani', un vizietto antisemita, ce l'hanno proprio. Si ha davvero la netta impressione che essere ebrei a Roma sia come essere black a Charlotte NC.
(Ho appena terminato la rilettura, a distanza di quasi 35 anni, de L'Istruttoria di Peter Weiss. E rimango convinto che la carenza di buone letture sia la causa scatenante del ciarpame post-ideologico oggi circolante).
Detto ciò, lo sconforto è grande. Abbiamo bisogno di un governo. E subito. Abbiamo bisogno di vedere amministrato il paese e gestite adeguatamente le sue priorità (lavoro e scuola, emergenze che da sole possono occupare un intero mandato, full time). Ma per fare questo dobbiamo purtroppo rassegnarci alla costituzione di un'alleanza che si sacrifichi per il raggiungimento di questi obiettivi, capace di mettere da parte il famigerato interesse personale e di pretendere lo stesso alle rispettive basi elettorali.
Ad ogni modo, la battuta più bella, tra quelle circolate in questi giorni, l'ha fatta, con sorpresa di molti, Mario Balotelli, non propriamente un simpaticone (il sospetto è che qualcuno particolarmente arguto l'abbia partorita e messa in bocca al Mario nazionale). Parlando del potenziale ministro per l'immigrazione in quota Lega, Toni Iwobi, di origine nigeriana, ha detto: “Qualcuno gli ha fatto notare che è nero?”.
Ecco, questo ci manca: Balotelli che si ricicla – anch'egli – come battutista.
Battutista di testi che non comprende.
Come, temo, molti seguaci del M5S.

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