Discuto con un conoscente delle
possibili, potenziali, future alleanze di governo, visto che, per una
coscienza realmente civile, non c'è argomento altrettanto rilevante,
di questi giorni.
Francesco, romano ed ostentatore
compulsivo della tessera online
attestante la propria iscrizione al Movimento Cinque Stelle, mi
guarda sospettoso.
“Tra quelli
della Lega e quelli del PD, a questo punto, preferisco gli ultimi: mi
sembrano maggiormente innocui”, dico.
“Ma tu sei di
quella parte, giusto?”, la replica.
“Francé,
nella mia vita ho pulito cessi e scaricato bagagli: intravedi anche
solo una remota possibilità che, con un curricula
così, io possa dirmi di destra?”
“... Ma tu,
come li vedi, gli ebrei?” (!)
“... Ritengo la
storia sia dalla loro parte, ma estremamente discutibile la politica
di Israele. Lo disse anche Primo Levi... Ma questo che cazzo centra?
Io ti ho chiesto un'opinione, un'opinione politica.”
“Io
penso che un'alleanza, se proprio ci deve essere (sic),
è da fare (sic) con
Salvini, non con quei cornuti del PD.”
THE END.
È
sufficiente questo breve scambio di battute per capire come nel M5S
sia confluito, a costituirne la base elettorale, un miscuglio letale
di fascisti, fuoriusciti, reietti politici, senza-patria e pasionari
di passaggio.
Ah,
dimenticavo: e coglioni come me che pure lo hanno votato.
L'impasto tiene
perché i motivi di protesta e delusione sono tanti, ed associabili,
rispettivamente, ad ognuna delle categorie appena citate.
Ma quando, più
avanti, le istanze di queste torneranno a farsi sentire (il fascista
che converge nell'M5S non è un convertito, è solo un soggetto in
fuga con al seguito tutto il suo bagaglio ideologico, e stesso dicasi
per gli altri), l'inconciliabilità emergerà violenta internamente
al movimento.
Ciò
che più mi urta, delle persone come Francesco, è la nebulosità
nella quale tengono i concetti di destra e sinistra, nella stragrande
maggioranza dei casi cristallizzati nel binomio ormai atemporale di
fascismo e comunismo. Chiedete a tutti coloro che rivendicano o
denunciano appartenenze di scrivere in poche parole, seduta
stante, le loro
definizioni di 'destra' e 'sinistra'. Scoprirete un mondo dove
l'ignoranza regna sovrana, e che è facile sferrare un attacco
ideologico quando si è intellettualmente poco appesantiti.
Per non parlare,
naturalmente, di ebraismo, materia dove un esperimento come quello
proposto potrebbe risultare in una esibizione di mostruosità
paraculturali.
E
poi, me lo si lasci dire: gli 'amici romani', un vizietto antisemita,
ce l'hanno proprio. Si ha davvero la netta impressione che essere
ebrei a Roma sia come essere black
a Charlotte NC.
(Ho appena
terminato la rilettura, a distanza di quasi 35 anni, de L'Istruttoria
di Peter Weiss. E rimango convinto che la carenza di buone letture
sia la causa scatenante del ciarpame post-ideologico oggi
circolante).
Detto ciò, lo
sconforto è grande. Abbiamo bisogno di un governo. E subito. Abbiamo
bisogno di vedere amministrato il paese e gestite adeguatamente le
sue priorità (lavoro e scuola, emergenze che da sole possono
occupare un intero mandato, full time). Ma per fare questo
dobbiamo purtroppo rassegnarci alla costituzione di un'alleanza che
si sacrifichi per il raggiungimento di questi obiettivi, capace di
mettere da parte il famigerato interesse personale e di pretendere lo
stesso alle rispettive basi elettorali.
Ad ogni modo, la
battuta più bella, tra quelle circolate in questi giorni, l'ha
fatta, con sorpresa di molti, Mario Balotelli, non propriamente un
simpaticone (il sospetto è che qualcuno particolarmente arguto
l'abbia partorita e messa in bocca al Mario nazionale). Parlando del
potenziale ministro per l'immigrazione in quota Lega, Toni Iwobi, di
origine nigeriana, ha detto: “Qualcuno gli ha fatto notare che è
nero?”.
Ecco, questo ci
manca: Balotelli che si ricicla – anch'egli – come battutista.
Battutista di
testi che non comprende.
Come, temo, molti
seguaci del M5S.