lunedì 5 febbraio 2018

L'UOMO VERO. 20'anni fa l'universale interpretazione di Jim Carrey in The Truman Show.


La vita non è qualcosa che si possa affrontare scherzando. Quella è commedia. Materia che già abbonda, nel nostro paese.
Non la si può prendere neanche troppo seriamente. L'ironia è una qualità specificamente umana, e senza di essa saremmo destinati a cedere allo sconforto, ad una tragedia senza fine.
Ho rivisto The Truman Show, il film di Peter Weir che, 20'anni fa, in tempi non sospetti, smontava per intero il meccanismo del reality show, format che avremmo poi visto letteralmente imperare, tanto da portare alla nascita di canali tematici real. Rivisto con il senno di poi, ha suscitato in me una tenerezza prossima alla malinconia: per il suo protagonista, la cui esistenza è depredata nell'intimo; per noi tutti, incapaci troppo spesso di impedire che i nostri sentimenti più puri vengano irretiti subdolamente.
Per essere un prodotto di notevolissimo spessore autorale e – sorprendentemente – di grande successo commerciale, fu davvero poco premiato. Ma il sistema, si sa, non tollera insubordinazioni.
The Truman Show fu anche il film che mostrò il talento, fino ad allora inespresso sul fronte 'impegnato', di Jim Carrey, la cui carriera risultava relegata esclusivamente all'ambiente della comicità e della commedia brillante o demenziale.
L'interpretazione di Truman Burbank fu di un tale livello, così piena di vitalità e di poesia, da spianargli la strada, l'anno successivo, per un'altra grande pellicola, Man On The Moon, di Milos Forman - a mio parere il film per il quale Carrey verrà ricordato.
A riprova di ciò, le due prove si tradussero in altrettanti Golden Globes come miglior attore protagonista. Il resto è storia.
Ma ciò di cui voglio parlarvi, oggi, è come questo talento naturale e smisurato – il Peter Sellers americano – diede prova di ponderatissima consapevolezza del proprio ruolo in quel di Hollywood, all'interno della 'macchina', in occasione del conferimento dell'MTV Award per The Truman Show. Di come un artista che stava ricevendo il meritato riconoscimento per il proprio lavoro in ambito 'serio', con un film che denunciava 'il sistema' come falso, manipolatorio ed intrusivo, riuscì a risolverne la contraddizione.
Vi invito a compiere uno sforzo di comprensione ed attenzione al filmato che segue. Ne vale la pena. Darà senso a quanto si dirà più avanti.

Dichiarato vincitore, Jim Carrey, solo ed irriconoscibile, lascia la poltrona con oppiacea lentezza (da non perdere la faccia di Ben Stiller, che siede davanti a lui). Ha in mano una sigaretta dal contenuto sospetto. Bacia la presentatrice sulla bocca. Attacca il discorso cantando con vocalità alcolemica. Scambia la cerimonia con la notte degli Oscar e prosegue con del puro nonsense spiritual-esoterico (“... dancing for the man just ain't where it's at.”). Dedica il riconoscimento ai suoi 'nuovi amici bikers'. Prosegue a fumare noncurante del contesto. A tratti si mostra assente. Accarezza i capelli lunghi rimanendovi impigliato. Ringrazia MTV per aver dato tutti loro la scusa per l'ennesimo party, e se la prende con la direzione artistica dicendo di non sopportare il rap e di volere più rock. Vira verso un atteggiamento spudoratamente macho ringraziando tutte le signore presenti, per poi dichiarare: “Ci sono un po' di belle fighe in questa stanza, stasera.”. (L'audio è censurato, ma se si osserva la reazione stupito-esilarata delle donne presenti, si può essere certi che abbia detto proprio così: “There are some fine-looking PUSSY in this room tonight.”. Prestate attenzione. è l'unico momento nel quale Carrey, anch'egli divertito, sembra perdere il controllo sul personaggio). Lo schema è saltato. Taglia il fiato a tutti i presenti rincarando subito la dose con una nota da erotomane: “Finirete tutte nelle mie fantasie, ve lo dico.”. “Non mi importa chi siano i vostri papà.”. Il treno è ormai lanciato e nessuno più può fermarlo: “Ehi, viene al party, la pollastra del video di Ricky Martin? Non ho idea di chi sia, ma ho proprio l'intenzione di scoprirlo.”. Sorride. Mostra un incisivo mancante. Nessuno più è in grado di trattenere le risate.
Cioè, MTV era allora l'emittente con la maggiore influenza commerciale a livello planetario. Influenza che avrebbe impiegato, negli anni successivi, proprio per produrre e diffondere format reality come Jersey Shore, Teen Mom, My Super Sweet 16, Ex On The Beach e The Osbournes e via dicendo. Carrey si trovava quindi nella tana del lupo, premiato per un film che dipingeva quella stessa tana come una spelonca di falsari e di ipocriti. Presentarsi in quelle vesti fu un colpo di genio: combattè il falso con il falso, e ne uscì vincitore.
La grandezza di Jim Carrey sta nell'avere così preservato integra l'universalità della sequenza finale di The Truman Show, quella dove Truman decide di oltrepassare la soglia dello studio televisivo, addentrandosi nel buio.
Non siamo forse, noi tutti, tanti piccoli Truman Burbank, impegnati a riappropriarci della nostre rispettive esistenze?
Uno smoking, del cerone ed uno stucchevole discorso scritto avrebbero certamente compromesso tutto.
Avete compreso, ora, la differenza tra un artista e un buffone?

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