Claudio, il mio panettiere da oltre
20'anni, sta per chiudere.
Sono cresciuto al tempo delle
botteghe, e il profumo del pane fresco, nella mia vita, non è mai
mancato. Questo ha fatto di me un consumatore compulsivo di prodotti
da forno.
All'idea che presto non potrò più
godere del suo buonissimo pane, mi sento come il tossico che perde lo
spacciatore di fiducia.
Colpa della tassazione troppo alta,
insostenibile - dice. Parola di un'artigiano che emette lo scontrino
anche per un seme di sesamo, che con tre euri ti consegna un bel
sacchettone pieno di pane caldo, e che con la consorte costituisce
l'intera forza-lavoro di questa impresa.
Consideriamo alcuni dati.
Ieri l'altro, alla radio si discuteva
dei risultati delle elezioni regionali in Sicilia. Molto calore era
prodotto dalla sottolineatura di una particolarità riguardante il
suo status di regione autonoma, ovvero la possibilità di
trattenere, senza versarne allo stato, il 100% delle tasse esatte.
Nonostante tale straordinario privilegio, la Sicilia è prossima al
default finanziario, con un debito ammontante a ben otto
miliardi di euri (!). Una cifra da manovra finanziaria.
Sul drenaggio delle finanze pubbliche
da parte delle regioni del sud si è detto fin troppo. Quando ho
avuto il coraggio di parlarne, esponendomi in prima persona anche con
amici e conoscenti siciliani, non ho mai avuto l'onore di
un'argomentazione che mi vedesse vittorioso. La crisi occupazionale,
la fortissima pressione da parte della criminalità, l'abbandono
storico dell'isola da parte dello stato, il dovere morale del
contribuire al risanamento delle aree del paese maggiormente
arretrate, il debito morale dello sfruttamento dei lavoratori del sud
al tempo del boom economico, insomma: argomenti molto
persuasivi, ma nessuno spazio per una critica della gestione.
Aggiungiamo un altro frammento di
attualità sul tema tassazione.
I colossi del web godono, in
questo paese, di un regime fiscale da era del feudo, una tassazione
così bassa da risultare inverosimile - ma agli effetti vera e reale.
Una pressione fiscale che, esercitata nel giusto periodo e nei giusti
settori, porterebbe ad una rinascita quasi immediata di tante piccole
imprese. L'erario giustifica il tutto con l'alibi dell'immenso
benessere generato (?), senza muovere un dito in direzione dei
necessari adeguamenti.
Nonostante ciò, domattina queste
imprese dagli utili miliardari e la generosa Sicilia proseguiranno
indisturbate lungo la strada percorsa. Non se ne ha dubbio.
L'amico Claudio, invece, battuto
l'ultimo scontrino da 50 centesimi per un grissino allo studente
diretto in stazione, chiuderà baracca rifiutando persino di vendere
la licenza (“Non sai mai chi trovi, oggi”), e sincerandosi di
avere debitamente trascritto la transazione sul libro contabile,
ond'evitare che un controllo lo privi degli ultimi soldi guadagnati
con fatica.
Se andrà bene, venderà i macchinari
che in questi 25 anni hanno diffuso nel quartiere quella
irresistibile fragranza di pane fresco. Con il ricavato si concederà
una bella vacanza con la famiglia, durante la quale ripercorrerà
l'esperienza di “imprenditore di se stesso”, realizzando che
questo davvero è un paese di merda.
Se
andrà male, invece, il suo investimento risulterà a perdere; la
partita IVA verrà chiusa nell'indifferenza delle strutture che
attraverso essa ne hanno provocato la crisi; la politica non si
occuperà di lui per il semplice fatto di non essersene mai
occupata; gli amici siciliani - suppongo, forti del debito
- si diranno impossibilitati a
contribuire al risanamento di un'impresa in difficoltà; i soliti
social networks
decuplicheranno anche quest'anno il loro giro d'affari grazie a
trattenute fiscali che, garantite ad un prestinaio come lui,
avrebbero permesso l'acquisto di un attico in contanti.
Quanto a me, non
saprò a chi rivolgermi, per un po' di pane fresco. Finirò nella
rete dei grandi inculatori dell'imbustato e del trancio di pizza
appesantito dall'olio, per il quale mi sentirò chiedere cinque euri
e 60 – come è già successo. Litigherò con la commessa
incolpevole e sottopagata; abbandonerò il trancio bisunto sul
bancone e me ne tornerò a casa incarognito dalla fame.
Aprirò una birra
seduto in poltrona. Guarderò annoiato uno dei nostri, tanti,
vergognosi telegiornali e sentirò questa notizia:
I
COLOSSI DEL WEB
SBARCANO IN SICILIA. UN MILIONE DI POSTI DI LAVORO E SGRAVI FISCALI
PER IMPRESE E NEO-ASSUNTI. IL PREMIER:
UN SUCCESSO. IL GOVERNATORE DELL'ISOLA: ORA MAGGIORI AIUTI PER NOI.