venerdì 10 novembre 2017

PANE E TULIPANI. Il mio panettiere chiude bottega prostrato dall'erario.


Claudio, il mio panettiere da oltre 20'anni, sta per chiudere.
Sono cresciuto al tempo delle botteghe, e il profumo del pane fresco, nella mia vita, non è mai mancato. Questo ha fatto di me un consumatore compulsivo di prodotti da forno.
All'idea che presto non potrò più godere del suo buonissimo pane, mi sento come il tossico che perde lo spacciatore di fiducia.
Colpa della tassazione troppo alta, insostenibile - dice. Parola di un'artigiano che emette lo scontrino anche per un seme di sesamo, che con tre euri ti consegna un bel sacchettone pieno di pane caldo, e che con la consorte costituisce l'intera forza-lavoro di questa impresa.
Consideriamo alcuni dati.
Ieri l'altro, alla radio si discuteva dei risultati delle elezioni regionali in Sicilia. Molto calore era prodotto dalla sottolineatura di una particolarità riguardante il suo status di regione autonoma, ovvero la possibilità di trattenere, senza versarne allo stato, il 100% delle tasse esatte. Nonostante tale straordinario privilegio, la Sicilia è prossima al default finanziario, con un debito ammontante a ben otto miliardi di euri (!). Una cifra da manovra finanziaria.
Sul drenaggio delle finanze pubbliche da parte delle regioni del sud si è detto fin troppo. Quando ho avuto il coraggio di parlarne, esponendomi in prima persona anche con amici e conoscenti siciliani, non ho mai avuto l'onore di un'argomentazione che mi vedesse vittorioso. La crisi occupazionale, la fortissima pressione da parte della criminalità, l'abbandono storico dell'isola da parte dello stato, il dovere morale del contribuire al risanamento delle aree del paese maggiormente arretrate, il debito morale dello sfruttamento dei lavoratori del sud al tempo del boom economico, insomma: argomenti molto persuasivi, ma nessuno spazio per una critica della gestione.
Aggiungiamo un altro frammento di attualità sul tema tassazione.
I colossi del web godono, in questo paese, di un regime fiscale da era del feudo, una tassazione così bassa da risultare inverosimile - ma agli effetti vera e reale. Una pressione fiscale che, esercitata nel giusto periodo e nei giusti settori, porterebbe ad una rinascita quasi immediata di tante piccole imprese. L'erario giustifica il tutto con l'alibi dell'immenso benessere generato (?), senza muovere un dito in direzione dei necessari adeguamenti.
Nonostante ciò, domattina queste imprese dagli utili miliardari e la generosa Sicilia proseguiranno indisturbate lungo la strada percorsa. Non se ne ha dubbio.
L'amico Claudio, invece, battuto l'ultimo scontrino da 50 centesimi per un grissino allo studente diretto in stazione, chiuderà baracca rifiutando persino di vendere la licenza (“Non sai mai chi trovi, oggi”), e sincerandosi di avere debitamente trascritto la transazione sul libro contabile, ond'evitare che un controllo lo privi degli ultimi soldi guadagnati con fatica.
Se andrà bene, venderà i macchinari che in questi 25 anni hanno diffuso nel quartiere quella irresistibile fragranza di pane fresco. Con il ricavato si concederà una bella vacanza con la famiglia, durante la quale ripercorrerà l'esperienza di “imprenditore di se stesso”, realizzando che questo davvero è un paese di merda.
Se andrà male, invece, il suo investimento risulterà a perdere; la partita IVA verrà chiusa nell'indifferenza delle strutture che attraverso essa ne hanno provocato la crisi; la politica non si occuperà di lui per il semplice fatto di non essersene mai occupata; gli amici siciliani - suppongo, forti del debito - si diranno impossibilitati a contribuire al risanamento di un'impresa in difficoltà; i soliti social networks decuplicheranno anche quest'anno il loro giro d'affari grazie a trattenute fiscali che, garantite ad un prestinaio come lui, avrebbero permesso l'acquisto di un attico in contanti.
Quanto a me, non saprò a chi rivolgermi, per un po' di pane fresco. Finirò nella rete dei grandi inculatori dell'imbustato e del trancio di pizza appesantito dall'olio, per il quale mi sentirò chiedere cinque euri e 60 – come è già successo. Litigherò con la commessa incolpevole e sottopagata; abbandonerò il trancio bisunto sul bancone e me ne tornerò a casa incarognito dalla fame.
Aprirò una birra seduto in poltrona. Guarderò annoiato uno dei nostri, tanti, vergognosi telegiornali e sentirò questa notizia:
I COLOSSI DEL WEB SBARCANO IN SICILIA. UN MILIONE DI POSTI DI LAVORO E SGRAVI FISCALI PER IMPRESE E NEO-ASSUNTI. IL PREMIER: UN SUCCESSO. IL GOVERNATORE DELL'ISOLA: ORA MAGGIORI AIUTI PER NOI.
Ma vaffanculo, vah...

"Giusto un piccolo ricordo di te, Claudio."

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