giovedì 24 maggio 2018

FREDDO, OSCURO ED INFINITO. Il nuovo 'show' dei Nine Inch Nails.


Ci sono artisti in grado di influenzare, persuadere, offrire una visione. Altri che invece usurpano questo titolo mirando esclusivamente a fama e successo. I Nine Inch Nails, fuor di dubbio, appartengono alla prima categoria.
Benvenuti al secondo post (fate click qui per il primo) di questo blog dedicato ad una band strepitosa che, a quasi trent'anni dalla sua costituzione, non finisce di stupire (e cos'altro si può chiedere ad un gruppo musicale: di risanare le finanze pubbliche, forse?).
Considerata l'endemica incapacità italica a propriamente rapportarsi alla lingua Inglese, traduco direttamente dal sito ufficiale del gruppo l'ultimo comunicato apparsovi:
La speranza di un mondo migliore, grazie all'ausilio di computers e connettività, ci ha deluso in diversi modi. In particolare per ciò che riguarda la vendita dei biglietti. In esso, tutto è uno schifo, e tutti vi perdono all'infuori del rivenditore. Abbiamo pertanto deciso di provare qualcosa di diverso, qualcosa che farà probabilmente altrettanto schifo, ma in altro modo. Contiamo che molti di voi possano trarre beneficio da ciò, certi che altri faranno comunque ciò che da sempre fanno, mandando tutto a puttane. Ecco come funziona. Presentati (tu, vero essere umano) alla biglietteria. Interagisci con l'addetto alla vendita (un altro essere umano in carne ed ossa) ed acquista un massimo di quattro biglietti che ti verranno fisicamente consegnati al momento. Prima di quel giorno i biglietti non saranno disponibili online od altrove. Tutti i posti (inclusi i migliori) saranno a disposizione dei primi arrivati. Potresti incontrare altri esseri umani in carne ed ossa, con gusti simili ai tuoi, vestiti di nero, e, potenzialmente, interagire con loro. Questo tipo di esperienza potrebbe risultare piacevole*. I Nine Inch Nails hanno da sempre desiderato portare le persone a contatto, vivere la vita pienamente e stare bene**.
* Non garantito
** Non del tutto vero
Presuntuoso, forse. Ma calibrato con la giusta dose di ironia. E poi, è utile ricordarlo, non si tratta di un discorso alla nazione, bensì di un comunicato primariamente diretto allo zoccolo duro dei fans.
Zoccolo che, in tutta coerenza, non ha fatto attendere né il responso all'iniziativa (i biglietti sono andati tutti esauriti) né il proprio, diffuso malcontento.
Il timore, infatti, che questa ribellione estrema potesse fare “altrettanto schifo” della speculazione sulle rivendite ha preso la forma di migliaia di messaggi (commenti) giunti alla band sul proprio profilo Facebook.
Code infinite, caldo asfissiante, nessuna assistenza ai 'pellegrini', nessun tentativo di socializzazione con propri 'simili' andato in porto. Traditori, stronzi, andate affanculo, non ho tempo, lavoro dodici ore al giorno, non ho intenzione di guidare quattro or per un cazzo di biglietto, vivo nei boschi del Montana e via dicendo. Premio simpatia – lungi da me ogni ironia – ad una fan che scrive: “Soffro di disturbo d'ansia e non socializzo mai con nessuno. Non ho bisogno che il primo coglione famoso mi dica che devo interagire con gli altri e fare amicizia.”.
Ciò che sicuramente sfugge a questi ammiratori, accecati dal disagio creato dell'iniziativa, è il coraggio con il quale artisti che potrebbero sedere sugli allori (vogliamo fare dei nomi?) prendono in mano la situazione nella speranza di dare vita ad un cambiamento (qualcuno ha ancora dubbi sul fatto che il rock sia un fenomeno politico?), e con la parziale certezza di pregiudicare la fedeltà di molti dei suddetti seguaci.
Il pesce puzza dalla testa – capite? È la mancanza di palle di chi sta al vertice – ad ogni vertice – a costituire il problema.
Sicuri che non avessimo tutti noi la necessità di sentirci dire, chiaro e forte, scaricate pure la nostra musica illegalmente ed uscite di casa e fatevi una cazzo di coda ed acquistate i biglietti ed andatevene affanculo?
Non è forse questo che, inconsciamente, molti di noi vorrebbero sentirsi dire dalla politica tutta?
Cold And Black And Infinite, lo spettacolo 2018 dei Nine Inch Nails, ospiti The Jesus And Mary Chain, non ha in previsione nessuna data italiana.
Meditate, gente.
Meditate.

domenica 29 aprile 2018

LA BAMBINA CHE DIVENNE TARTARUGA. Una storia semplice.


Ho regalato a mia figlia una tartarughina lavorata all'uncinetto, cucita secondo i dettami di una recente tradizione pop giapponese, conosciuta con il nome di Amigurumi. L'ho comprata ieri sera, con offerta libera, al termine di un incontro voluto dall'associazione Spazio Iris, ente di formazione milanese, con il patrocinio dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia, che ha ospitato l'evento nella propria sede di Piazza Castello. Titolo della serata: “Madri che uccidono: quale prevenzione?”. Ospite d'onore: Susan Hatters Friedman, docente di origine statunitense oggi di stanza in Nuova Zelanda, figura di riferimento internazionale nel campo del figlicidio e della salute mentale. Vi ho accompagnato mia moglie, che è del settore e ha fatto sì che persino un paria come me potesse sedere in prima fila in una platea di specialisti.
Mi è riuscito di mantenere alta la soglia di attenzione per circa un'ora, dopodiché i casi in esame, i dettagli, le statistiche, le considerazioni personali, il materiale fotografico e l'indicizzazione delle sottocategorie, esposti tutti in maniera pacata, sicura e lucidissima dalla professoressa Friedman, hanno cominciato ad avere la meglio su di me, dando vita a riflessioni, fantasie, immagini horror, considerazioni personali ed un mix di pietà ed angoscia.
L'approccio alla materia della professoressa Friedman – è sembrato di capire – si caratterizza per la sua particolare attenzione agli aspetti preventivi del problema, del tutto, o quasi, tralasciando quelli criminologici e punitivi. In soldoni: preservata la facoltà di ognuno a giudicare coloro che si rendono protagonisti di gesti tanto sconvolgenti, nel farlo siamo tutti invitati a prendere in considerazione le gravissime patologie, spesso sottovalutate o ignorate, in grado di determinare, nelle donne, la messa in atto di progetti criminosi altrimenti inconcepibili.
Premesso tutto ciò, e così tornando alla nostra tartarughina, messa in vendita con finalità benefica come parte di un piccolo lotto di identico artigianato, non dovrebbe sorprendere scoprire che la sua creazione è proprio frutto del lavoro minuzioso di una madre passata per l'esperienza del figlicidio (una bambina, è stato specificato), ed oggi in cura presso una delle professioniste presenti all'incontro.
Stamane, al risveglio, recatomi in cucina per la colazione, mi sono trovato faccia a faccia con tartarughina, depositata sul tavolo al rientro a tarda notte.
L'ho messa sul palmo della mano, similmente a come si farebbe con un vero cucciolo della specie, avendo in comune con questo le esatte dimensioni.
Osservandola per qualche secondo, ho avuto un'illuminazione. Sono ritornato con la mente al tavolo dove stava in vendita. Ho ricordato le fogge e, appunto, le dimensioni dei pezzi. Oltre ad altre tartarughine, vi stavano conchiglie minuscole, stelle marine delicatissime, piccoli pulcini e piccoli Calimero. Tutti colorati in maniera composita e tutti resi originali dalla diversa scelta dei colori.
La bambina doveva essere molto piccola.
Tartarughina è un piccolo capolavoro. Ogni punto di uncinetto risulta del tutto identico agli altri. La simmetria delle proporzioni, dei colori, dei disegni sul guscio e sul ventre, realizzati tirando singoli fili sopra il corpo ad uncinetto tradiscono una precisione e una cura estreme.
Una tale cura denota non solo lucidità e grande attenzione al dettaglio, ma un amore immenso per il 'vero' destinatario di questa realizzazione.
Ci siamo guardati per un po', con tartarughina. Mi sono ritrovato con gli occhi lucidi. E ho la presunzione per dire che anche tartarughina debba avere versato qualche minuscola, invisibile lacrima. Forse una delle tante che, nel cucire queste meraviglie per la propria bambina, questa madre avrà certamente versato su ogni singolo pezzo, così rendendolo unico e dolorosamente rappresentativo. Lacrime per la piccola, che questi doni non potrà ricevere; per tartarughina, come la sua fantasmatica destinataria destinata a restare piccola per sempre; per questa madre sommersa dal dolore; per noi e questa vita bellissima, in realtà ingiusta e difficile.
Le mani che con tanta cura e precisione hanno realizzato quella che può considerarsi agli effetti una piccola bambola, sono le stesse che hanno compiuto il più inaccettabile dei crimini. Eppure...
Sono certo che questa madre, non fosse stata obnubilata dalla malattia, non fosse divenuta 'altra da sé', si sarebbe presa cura della sua bambina con la stessa attenzione devoluta, oggi, nella realizzazioni degli amigurumi. Così come non ho dubbio che questi lavori siano, in realtà, tutti per lei, per la sua bambina, intravista, oggi, in tutti i bambini del mondo.
La grande lezione della psicologia perinatale, purché si sia disposti ad apprenderla, è questa: vi sono fragilità cui tutti siamo soggetti, e la loro accettazione dovrebbe renderci persone culturalmente più evolute, ma soprattutto meno giudicanti nei confronti di queste madri - queste donne - apparentemente impazzite.
È bello pensare che, al mondo, esiste  una categoria di persone, di professionisti, la cui missione è prendersi carico di tutto ciò.
Da oggi tartarughina ha un nome.
Si chiama Luz.

martedì 10 aprile 2018

RAI: NESSUNO ESCLUSO. A Nemo chiunque può essere ospite.


Mi sia concesso, in questo tempo di quaresimale attesa per il nuovo film di Paolo Sorrentino, commentare alcuni degli orrori visti ieri l'altro nella puntata settimanale di Nemo-Nessuno Escluso (Rai2).
Un programma che già nel titolo sembra contenere la propria maledizione e la propria cifra autorale.
Perché davvero nessuno, in Nemo, sembra escluso dal vedersi tributato il proprio personalissimo momento di celebrità warholiana, considerato che, a chiosare servizi che spaziano dall'economia all'ambiente, dal crimine allo spettacolo, dal costume alla politica internazionale, ieri l'altro sono stati fatti accomodare, insieme, sul divano della trasmissione, tre ospiti improbabili e difficilmente amalgamabili quali Rossella Brescia, Enrico Bertolino ed Alberto Matano.
Una soubrette, un comico, un conduttore di telegiornale.
Da quando il curriculum di soubrette Mediaset, qual è a tutti gli effetti quello di Rossella Brescia, costituisce titolo idoneo per essere proposti come opinionisti di riferimento su qualsivoglia tematica - in particolar modo in seno alla televisione pubblica (risposta: da quando il protagonista di Loro è sceso in politica ed ha dettato le regole, e tutti, con poche eccezioni, vi si sono adeguati all'istante)? Quale il fine del suo contributo?
Di Enrico Bertolino penso si possa dire tutto tranne che è divertente e fa ridere. Il suo è un umorismo da manager. Non è coltivato e si abbatte, inoffensivo, sulle sue intolleranze personali e materiali. Ha costruito una carriera di successo scherzando su tutto e non infastidendo nessuno. A quale titolo parla noi, quindi? Dall'alto di quale cattedra?
Alberto Matano, scopro nel corso della puntata, è l'uomo di punta del TG1, e quindi presente in trasmissione a fornire l'obbligatorio punto di vista giornalistico. Ora, non so quanti di voi seguano il TG1. Ma, se solo lo si è fatto una volta con attenzione, ci si rende subito conto, da una parte, dell'inadeguatezza del servizio erogato, dall'altra, della sostituibilità costante dei suoi conduttori, il cui apporto redazionale è sicuramente pari a zero. Quale eroico esempio di giornalismo dovrebbe perciò suggerire la sua presenza in studio?
Le risposte dei tre, come volevasi dimostrare, sono state opportunamente all'insegna del generico, del vacuo e del non-detto. Nessun apporto specifico. Vieto buon senso di un livello riscontrabile in ogni bar del paese aperto dalle 6:00 fino a sera. Mi sono sentito offeso come spettatore e defraudato come abbonato.
Il colpo di grazia, però, e stato inflitto dal rapper Rocco Hunt e dalla conduttrice Valentina Petrini.
Il primo, anch'egli chiamato come ennesimo ospite a commentare in forma di rap (!) l'ennesimo servizio sull'immancabile sacca di disagio dell'hinterland campano, ha messo in campo tutto il suo coraggio civile quando, interrogato dalla conduttrice, si è rifiutato di dichiarare per chi avesse votato il 4 marzo scorso. “Per non influenzare il voto”, ha spiegato. Stato confusionale. Pezze al culo. Altro apporto mancato. Peccato: l'avesse fatto, magari oggi avevamo una maggioranza. E un governo. Straight Outta Posillipo, Rocco.
La seconda ha invece tradito il proprio asservimento all'ideologia subdola e strisciante che sembra permeare l'intera quota dei suoi interventi. Il programma è trasmesso in diretta, ed in tale modalità è stata data dalla nostra la notizia della morte, nell'area del milanese, di un vigile del fuoco intervenuto in un'emergenza. Petrini chiede al pubblico, rimasto sorprendentemente composto, “un bell'applauso”, che naturalmente ottiene per inerzia. Santo subito, a cadavere ancora caldo. Siamo ai professionisti del sociale profetizzati da Giorgio Gaber, o, per dirla alla Sorrentino, a “quelli tutti dediti alla lotta, alla rivendicazione, al comizio facile e al sudore diffuso sotto l'ascella...”.

Cosa non si fa, in certi ambienti, per un cadavere da strumentalizzare.
Non paga di ciò – evidentemente le sono state impartite precise istruzioni da rispettare -, in chiusura di trasmissione, nel bel mezzo di saluti sbraccianti, musica, applausi finali e luci stroboscopiche, Petrini ha voluto gridare un grande abbraccio alla famiglia del deceduto.
Famiglia che, in conseguenza di ciò, ipotizziamo, ora si sentirà sicuramente più sollevata. E che certo avrà atteso la restituzione della salma tra le mura domestiche, seduta davanti la televisione, a guardare Nemo insieme a parenti, amici, conoscenti, vicini di casa e semplici passanti.
Nessuno escluso.

martedì 27 marzo 2018

'CACCA' A OTTOBRE ROSSO. Per volontà USA, la Russia torna ad essere il nemico pubblico n°1.


Mettiamola così.
Se persino Matteo Salvini e Giorgia Meloni (!) possono esprimere un'opinione sul caso Skripal, e vederla trattata come rilevante e degna di pubblicazione da coloro che l'hanno vuoi richiesta vuoi ricevuta (la stampa), va da sé che pure io, allora, posso sparare la mia, al riguardo. Ad alzo zero e senza scrupolo alcuno.
L'espulsione sincronizzata dei diplomatici russi dalla quasi totalità del mondo cosiddetto occidentale, in seguito all'avvelenamento della spia russa rinnegata Sergej Skripal e della figlia, avvenuta nel Regno Unito il 4 marzo scorso, fornisce, a tutti coloro che vogliano dedicarvi un minimo di approfondimento ed una analisi attenta, il preciso tracciato cardiologico delle simpatie, delle alleanze, delle sudditanze e dei rispettivi 'pesi specifici' dei paesi coinvolti.
Prima ancora dell'accertamento dei responsabili del crimine, va ricordato che l'avvelenamento in questione ha avuto luogo in un paese che da quasi due anni ha ufficiosamente interrotto i rapporti con l'Unione Europea, e che da altrettanto tempo si esibisce nel tentativo, altalenante e non ancora ufficialmente riuscito, di stabilire i termini legali (spese) del divorzio. (Avete presente la proprietà che abbandona il condominio e trascina per mesi l'assemblea in convocazioni straordinarie al fine di stabilire gli importi dovuti e relative scadenze, senza poi giungere, però, al loro saldo? Stessa cosa.). Non ha aderito alla moneta unica. Ha ratificato i trattati proposti per mera convenienza commerciale, adeguandosi ad essi sempre alle minime condizioni contemplate. Ha creato l'illusione di un paese dai confini aperti, ma non ha mai evitato a noi europei, in realtà, l'attraversamento di un'odiosissima frontiera con tanto di controllo documentale. Al termine di questo percorso, che definiremo eufemisticamente ' di integrazione', l'indizione dell'imbarazzante referendum per la permanenza nell'Unione, tenutosi nel giugno del 2016, ne ha imposto l'uscita per mezzo del processo politico - come si diceva pocanzi, ancora in corso - conosciuto ai più attraverso l'orripilante neologismo anglo-latino di brexit.
Ora, succede che 'la Banda dei Cuori solitari del Sergente Pepper' realizzi che, oltre a caprini e suini, nella propria mitologica campagna risiedono spie russe di vario titolo e splendore, e che il loro 'soggiorno' non è semplicemente solitario-contemplativo, bensì caratterizzato dalla presenza e dalle visite regolari dei 'colleghi' – molti dei quali, sembra di capire, con dei conti in sospeso. Questa, al momento, la versione ufficiale UK. Un bel problema. Specie se lo si somma alla scia di attentati, rivolte sociali e malcontento politico che ha attraversato il Regno Unito a partire dalla fatidica data della brexit. Cazzi loro, vien da dire. Hai voluto la bicicletta? Macché...
Il Regno Unito, messo alle strette dalle proprie scottanti questioni interne, si rivolge all'alleato storico (se non sapete qual è, chiudete immediatamente questa pagina, per favore), al quale chiede man forte, non potendo più, quanto meno per ragioni di facciata, chiederla all'unione della quale non fa più parte. Detto fatto.
Gli Stati Uniti d'America (che saluto caldamente: è fuori di dubbio che i suoi apparati di intelligence abbiano già letto e schedato questo mio scritto) non si sono fatti attendere, confermando così un pattern storico. Nella notte, 60 diplomatici russi accreditati sono stati espulsi dal paese, unitamente ai quattro del Canada (obbligatori: avere gli USA al confine, si sa, è come avere per vicino il classico che dimentica uova, zucchero e pane ed è sempre attaccato al tuo campanello: è difficile dirgli 'no') a chiudere il blocco nordamericano. Dall'altra parte dell'oceano, il Regno Unito, parte in causa, ne restituisce alle dacie 23, seguito dall'Ucraina con tredici (comprensibile, visti i trascorsi) e dall'Albania con due (quando uno stato ha il peso politico dell'Abruzzo, gli si fa fare quel che si vuole).
Il dato sorprendente, però, è quello riguardante l'Unione Europea, che ci aspetterebbe fuori dai giochi, sulla base di quanto sopra esposto. Mai dire mai. Evidentemente ben pressati – o forse è meglio dire 'torchiati' – dagli 'alleati', quattordici stati dell'Unione, tra cui l'Italia (mai farsi mancare un'occasione per prenderlo in culo) hanno espulso in pregevole sincronismo 30 ex compagni. Persino realtà nazionali imbarazzanti come Romania, Lituania e Polonia non hanno mancato di dare il loro contributo (a ben vedere, forse l'unico da quando entrati nella comunità).
Da oggi, quindi, sappiamo tutti chi è il nemico da battere. Siamo tornati alla caccia ai 'rossi'. Forse la questione ISIS ha perso di forza, ultimamente. Mai restare senza un nemico comune: ne va della comunanza di intenti.
Non nutro simpatia per il paese di Vladimir Putin, e neanche per Putin stesso.
Ma che gli Stati Uniti pretendano, oggi, di vedere condivise le proprie paranoie, vere o presunte (all'epoca di McCarthy, almeno, l'orrore delle liste non travalicò i confini), trovando persino, in asservimento a tale iniziativa, la prona accettazione del 50% dei governi dell'Unione, non fa ben sperare per la prosperità di quest'ultima, né, tantomeno, per il suo futuro prossimo ed il proprio sviluppo politico.

sabato 24 marzo 2018

VIA COL VENTO (Parte 2a). Domani è un altro giorno (uguale ai precendenti).


“Il Movimento Cinque Stelle non vuole sedersi a un tavolo con il presidente Berlusconi. Questo, per noi, è inaccettabile.” (R. Brunetta)

"Non avrai altro Dio all'infuori di me." (Esodo 20, 3)
Lo so. Prendersela puntualmente con Renato Brunetta, portavoce di Silvio Berlusconi, è gioco facile ed anche di cattivo gusto (l'uomo offre infatti il destro abbondantemente a tutta una serie di attacchi biechi alla propria persona).
Così come so che, letto questo scritto (se mai verrà veramente letto: ho spesso l'impressione che i miei articoli siano considerati da scorsa veloce), verrò tacciato di essere un comunista (falso), un sinistroide (falso), un Marco Travaglio dei poveri (vero), un'elettore del M5S (vero), una povera persona invidiosa dei successi, in affari, politica ed amore, di Silvio Berlusconi (falso: l'unica persona che invidio, al mondo, è Zakk Wylde).
In Brunetta vedo il perfetto rappresentante di quell'Italia strabica, per non dire cieca, di fronte alle evidenze. E, si teme, affetta da tale limitazione per convenienza personale, partitica o politica.
Riuscire a trovare la serenità (Brunetta non è mai a disagio, in questi frangenti) per simili dichiarazioni, significa: o mancare completamente del senso del ridicolo; vedere in esse la via obbligata da un preciso calcolo politico (quando anche Berlusconi morirà, chi prenderà il suo posto prima dell'immancabile resurrezione dai morti?); od avere assunto la figura dell'ex cavaliere in una dimensione cristologica, al cui asservimento è legata la partecipazione ad un regno che non è di questa vita.
“Berlusconi sta cercando una legittimazione che i cittadini non gli hanno dato e che noi non gli possiamo dare."
Per fortuna è giunta a salvarci dal naufragio in abissi oceanici la dichiarazione chiara e misurata (raro per i 'Cinquestelle') di Danilo Toninelli.
Quello che l'elettorato di FI non comprende (non una voce si è infatti levata, al suo interno, a manifestare una vergogna che i più avrebbero ritenuto segno di salute psichica) è che, se hai perso le elezioni – e FI le ha perse ufficialmente -, non hai diritto di parola alcuna, per ciò che riguarda la formazione dell'esecutivo.
Si faccia attenzione.
Siamo di fronte ad una compagine che, con il 14% dei consensi, non solo sta quotidianamente battagliando per prevaricare un partito (Lega) che, nel comparto, ha ottenuto quattro punti percentuali in più, e quindi, piaccia o no, è legittimato al dialogo di consultazione. Effettuato il bypass, invece, FI vuole trattare in esclusiva con il vincitore (M5S). Il giornale-radio di RAI 3 (GR3) passa ormai sistematicamente ed acriticamente ogni dispaccio del nostro, al punto da indurre sospetti di segrete simpatie a livello redazionale (ma non erano tutti “rossi”, al terzo canale?). Non è accettabile – per rimanere sul pezzo – che il servizio pubblico dia spazio ad un terzo incomodo, qual è ad oggi FI, le cui dichiarazioni hanno il solo fine di ostacolare ogni iniziativa che non li veda coinvolti nella veste di protagonisti. Non si fanno scrupolo di tenere il paese nella paralisi, pur di riuscirvi. Questo fornisce il polso della sensibilità politica e civica di lor signori.
Alessandro Di Battista ha promesso in diretta televisiva (ne converrà anch'egli: tecnica berlusconiana par excellence) che, quando al governo, si prodigheranno per la scrittura di una legge sul conflitto di interessi “che gli svuota mezzo parlamento”.
A chi fosse rivolto il messaggio risulta chiaro.
E lo dico semplicemente perché se per qualcuno non lo fosse, qualcuno, magari, che sta or ora leggendo queste righe, allora viviamo in realtà inconciliabili tra loro. Il paese che ho l'impressione di abitare non è lo stesso loro. Tanto vale, allora, che chiudano questa pagina e si dedichino alla famiglia Fedez – frutto avvelenato proprio di quell'albero piantato nel giardino della politica 25 anni or sono -, emblema di quell'Italia che se ne frega di tutto e di tutti, che fa dell'ostentazione uno stile di vita.
Quante illusioni, con quelle poche parole di Di Battista.
Speriamo di non andare incontro all'ennesima cantonata.

domenica 18 marzo 2018

VIA COL VENTO. Le parole della politica che non sa perdere.


Sinceramente: vorrei poter disporre di un coraggio sfacciato. E, sfruttando tale caratteristica, poter dare addosso, verbalmente o per iscritto, a Renato Brunetta. Attaccarlo su fattori discriminanti quali altezza, tono di voce, sguardo, capigliatura, vestiario e tutto quell'apparato paralinguistico tipico dei cosiddetti 'bracci destri' di questo paese (così tanto misero da nemmeno più meritare la maiuscola).
Ma va da sé che non sono un bastardo. Come direbbe il sergente addestratore Hartman: “Io sono duro, però sono giusto.”. Di conseguenza mi limiterò, per quanto possibile, ai fatti.
“Salvini non è il leader del centro-destra: è semplicemente il leader del partito che all'interno del centro-destra ha avuto più voti.”
Prestare fede ad una simile dichiarazione – pronunciata da Brunetta e passata dal radio-giornale di RAI3 (16 mar, edizione delle 18:45) senza un briciolo di chiosa – significa avere abdicato all'ascolto critico, attento, al senso delle cose. Significa avere ceduto ad un immaginifico mediatico che, per mezzo di una tecnica comunicativa fumosa (quella in analisi è una semplice contraddizione, ma recitata con tono confidenziale), assolve alla funzione sua propria di plasmatore dell'opinione pubblica corrente. E, dulcis in fundo, significa essere dei fessi irrecuperabili (esattamente la tipologia di persona della quale si alimenta la fuffa, intesa come chiacchiera al livello massimo, incanto che si pone ben oltre la linea di confine della fake news).
Chi ha votato Forza Italia, a parte il discutibile gusto eufonico sul quale si è già discusso nei decenni passati, ha consegnato la vita civile di noi tutti a persone con questo livello di responsabilità. Per costoro, per simili politici, non c'è visione futura. non c'è prospettiva: solo il qui-ed-ora, visione delle cose appiattita sul presente, funzionale al mantenimento del potere ad ogni costo.
Sostenere una simile posizione, e cioè che Matteo Salvini, con il suo 18% di consenso, non abbia titolo alcuno per pretendere a ragion veduta la guida dell'eventuale coalizione di centro-destra, è come dire che una delibera dell'assemblea condominiale, regolarmente passata con la prevista maggioranza del 51% degli astanti, può essere considerata carta straccia da me, per esempio, in quanto proprietario dell'appartamento più grande - esattamente l'atteggiamento fallico e machista tenuto da FI attraverso Brunetta.
Negare al paese la possibilità di un governo, per quanto sgangherato come quello che potrebbe uscire dal coito Di Maio-Salvini, e fare ciò per rispondere a logiche padronali (si ha infatti l'impressione che Brunetta non decida nulla: semplicemente, prende ordini) fornisce, almeno a coloro davvero attenti alle parole, la tara di questa regione del potere italico: 3 euri di confezione, 50 centesimi di frutta.
Fatti i dovuti calcoli, quindi, e persino operate approssimazioni per difetto, risulta facilmente verificabile che 18 è il 51% di 35. Salvini è quindi, “all'interno del centro-destra”, l'esponente di maggioranza, con buona pace – sebbene improbabile – di Brunetta.
Questi politicanti, così palesemente maldisposti ad accettare la sconfitta in ogni sua forma, dimostrano un'età mentale che si discosta per gravissimo difetto da quella anagrafica. Vi scorgo atteggiamenti non difformi da quelli di mia figlia, che a cinque anni e mezzo ha le stesse difficoltà, e devo quindi rendere vittoriosa ogniqualvolta noi si giochi insieme.
Qui si parla di persone di 80'anni (non dimenticate che il padrone di Brunetta è un ottuagenario, un Benjamin Button cui non è stata data la fortuna di rigenerarsi in Brad Pitt), persone a diretto contatto con la morte che ancora si prodigano per detenere una qualsivoglia fetta di potere e, per ottenere ciò, non si fanno scrupolo di tenere il paese in stasi governativa. I problemi degli altri possono attendere.
Detto ciò, esiste in quello stesso paese un 14% che, di questa compagine così straordinaria nel suscitare imbarazzo, ne supporta ed apprezza l'azione. Sarebbe bello conoscerne la composizione nel dettaglio, vedere con occhio scientifico il tipo umano che in una siffatta forza si riconosce.
Personalmente, è un dato del quale sento di essere già a conoscenza.
È dedotto dall'osservazione e dalla frequentazione forzata.
E, quello che vedo, non mi piace per nulla.

giovedì 8 marzo 2018

ITALIAN HISTORY X. Il Rimpianto Elettorale.


Discuto con un conoscente delle possibili, potenziali, future alleanze di governo, visto che, per una coscienza realmente civile, non c'è argomento altrettanto rilevante, di questi giorni.
Francesco, romano ed ostentatore compulsivo della tessera online attestante la propria iscrizione al Movimento Cinque Stelle, mi guarda sospettoso.
“Tra quelli della Lega e quelli del PD, a questo punto, preferisco gli ultimi: mi sembrano maggiormente innocui”, dico.
“Ma tu sei di quella parte, giusto?”, la replica.
Francé, nella mia vita ho pulito cessi e scaricato bagagli: intravedi anche solo una remota possibilità che, con un curricula così, io possa dirmi di destra?”
“... Ma tu, come li vedi, gli ebrei?” (!)
“... Ritengo la storia sia dalla loro parte, ma estremamente discutibile la politica di Israele. Lo disse anche Primo Levi... Ma questo che cazzo centra? Io ti ho chiesto un'opinione, un'opinione politica.”
Io penso che un'alleanza, se proprio ci deve essere (sic), è da fare (sic) con Salvini, non con quei cornuti del PD.”
THE END.
È sufficiente questo breve scambio di battute per capire come nel M5S sia confluito, a costituirne la base elettorale, un miscuglio letale di fascisti, fuoriusciti, reietti politici, senza-patria e pasionari di passaggio.
Ah, dimenticavo: e coglioni come me che pure lo hanno votato.
L'impasto tiene perché i motivi di protesta e delusione sono tanti, ed associabili, rispettivamente, ad ognuna delle categorie appena citate.
Ma quando, più avanti, le istanze di queste torneranno a farsi sentire (il fascista che converge nell'M5S non è un convertito, è solo un soggetto in fuga con al seguito tutto il suo bagaglio ideologico, e stesso dicasi per gli altri), l'inconciliabilità emergerà violenta internamente al movimento.
Ciò che più mi urta, delle persone come Francesco, è la nebulosità nella quale tengono i concetti di destra e sinistra, nella stragrande maggioranza dei casi cristallizzati nel binomio ormai atemporale di fascismo e comunismo. Chiedete a tutti coloro che rivendicano o denunciano appartenenze di scrivere in poche parole, seduta stante, le loro definizioni di 'destra' e 'sinistra'. Scoprirete un mondo dove l'ignoranza regna sovrana, e che è facile sferrare un attacco ideologico quando si è intellettualmente poco appesantiti.
Per non parlare, naturalmente, di ebraismo, materia dove un esperimento come quello proposto potrebbe risultare in una esibizione di mostruosità paraculturali.
E poi, me lo si lasci dire: gli 'amici romani', un vizietto antisemita, ce l'hanno proprio. Si ha davvero la netta impressione che essere ebrei a Roma sia come essere black a Charlotte NC.
(Ho appena terminato la rilettura, a distanza di quasi 35 anni, de L'Istruttoria di Peter Weiss. E rimango convinto che la carenza di buone letture sia la causa scatenante del ciarpame post-ideologico oggi circolante).
Detto ciò, lo sconforto è grande. Abbiamo bisogno di un governo. E subito. Abbiamo bisogno di vedere amministrato il paese e gestite adeguatamente le sue priorità (lavoro e scuola, emergenze che da sole possono occupare un intero mandato, full time). Ma per fare questo dobbiamo purtroppo rassegnarci alla costituzione di un'alleanza che si sacrifichi per il raggiungimento di questi obiettivi, capace di mettere da parte il famigerato interesse personale e di pretendere lo stesso alle rispettive basi elettorali.
Ad ogni modo, la battuta più bella, tra quelle circolate in questi giorni, l'ha fatta, con sorpresa di molti, Mario Balotelli, non propriamente un simpaticone (il sospetto è che qualcuno particolarmente arguto l'abbia partorita e messa in bocca al Mario nazionale). Parlando del potenziale ministro per l'immigrazione in quota Lega, Toni Iwobi, di origine nigeriana, ha detto: “Qualcuno gli ha fatto notare che è nero?”.
Ecco, questo ci manca: Balotelli che si ricicla – anch'egli – come battutista.
Battutista di testi che non comprende.
Come, temo, molti seguaci del M5S.