Passerò alla storia – sì, lo so:
mi sopravvaluto – come quello che una volta l'anno, più o meno, si
sente in dovere di polemizzare con l'amministrazione comunale sul
tema dei percorsi ciclabili e della loro gestione.
In realtà, sono molto grato al
sindaco di Arona, Alberto Gusmeroli, per avere mantenuto la promessa,
strappatagli nel corso di uno scambio epistolare circa due anni fa,
di dare ad Arona la sua agognata, meritatissima pista ciclabile,
terminata proprio in questi giorni, a ridosso del ritorno sui cieli
del lago delle Frecce Tricolori (a dimostrazione che i grandi eventi
hanno il pregio di mettere quel tanto di pepe al culo che solo fa
bene alla gestione della cosa pubblica).
Sta di fatto, però, che i problemi
di una città vissuta per decenni in totale assenza di una visione di
ecosostenibilità del trasporto, e quindi lacunosa per ciò che
riguarda la formazione di quella cultura civica che consegue ad ogni
importante cambiamento, ieri l'altro sono emersi in tutta la loro
drammaticità.
In sequenza. Al tentativo di
impegnare la nuova ciclabile, mi è stato chiesto dagli uomini della
protezione civile, sebbene con educazione, di scendere dalla
bicicletta e proseguire a piedi. Declinato rispettosamente l'invito,
sono stato ugualmente costretto a scendere a causa delle migliaia di
pedoni che passeggiavano su entrambe le carreggiate della pista con
la stessa rilassatezza che metterebbero in campo sulla battigia di
Bellaria Igea Marina. Al terzo, disperato tentativo di percorrere la
pista ciclabile della MIA città, ho dovuto infine desistere, quando
sulla carreggiata in direzione sud mi sono imbattuto in un grappolo
di cessi chimici che la ostruivano per intero (interessante: una
volta era il turista tipo ad intasare irrimediabilmente tutti i
gabinetti della città; oggi invece è il water stesso ad
occuparne, seppur parzialmente, gli spazi, quasi un tentativo di
riappropriazione; Transformers, ma con le tazze).
Detto questo, lungi da me il voler
puntare il dito contro chicchessia. Siamo agli esordi del nostro
percorso verso standards già brillantemente fissati da realtà
urbane europee, in molti casi superiori per risorse, popolazione e
superficie.
Ho un amico domiciliato appena fuori
Copenhagen. Posso affermare per esperienza diretta, conseguita nel
corso di ripetute visite, che tutti i comportamenti in violazione del
codice della strada, siano essi commessi da automobilisti, ciclisti o
semplici pedoni, nella capitale danese sono esemplarmente – e
spesso dolorosamente - sanzionati. Vorrei ricordare a tutti che qui
si sta parlando di una città con quasi 100km di percorsi ciclabili,
dove gli impedimenti esperiti ieri l'altro in Arona porterebbero ad
una rivolta popolare.
Quindi, ben vengano questi problemi,
a patto però di essere determinati nel risolverli.
Perché se così non dovesse essere,
se cioè si scoprisse che la nuova ciclabile non è parte di una
pianificazione a lungo termine per una viabilità sostenibile –
irrinunciabile, per una città con vocazione turistica -, bensì
semplice conseguenza delle tante pressioni ricevute in questi anni e
non più sopportabili, si provveda allora ad informare
tempestivamente la locale stazione dei Carabinieri del rischio
concreto, a partire dai prossimi fine-settimana, di risse da festa
della birra tra ciclisti e pedoni. Considerato il livello altissimo
di aggressività dei primi e l'ottusità dei secondi, c'è da
aspettarsi sangue.
Sangue che andrà a bagnare anche il
locale pronto soccorso, dove i rappresentanti delle due categorie
giungeranno lacerocontusi, traumatizzati, modestamente mutilati ed
alleggeriti per bene nell'apparato circolatorio, in conseguenza delle
rispettive invasioni di campo.
Accetto l'obiezione relativa
all'eccezionalità della giornata. Arona ha ospitato oltre centomila
presenze, in occasione del ritorno delle Frecce Tricolori, e certo
non era il momento più adatto per farsi una bella passeggiata in
bicicletta.
Sta di fatto che il mezzo è stato
impiegato, oltre che per innegabile piacere personale, per non
gravare ulteriormente la viabilità cittadina con l'ennesimo motore a
scoppio, con tutto il suo portato di ingombro ed inquinamento,
acustico ed ambientale.
E sentirsi dire, nel 2018, che non si
può affrontare il percorso ciclabile con il mezzo ad essa deputato,
perché “c'è il rischio che qualcuno vada a sbattere” (!!), mi
sembra ci piazzi, come paese, anche in questo comparto, in fondo alla
classifica.