venerdì 6 luglio 2018

BICYCLE RACE. Arona inaugura, con qualche attrito, la nuova ciclabile.


Passerò alla storia – sì, lo so: mi sopravvaluto – come quello che una volta l'anno, più o meno, si sente in dovere di polemizzare con l'amministrazione comunale sul tema dei percorsi ciclabili e della loro gestione.
In realtà, sono molto grato al sindaco di Arona, Alberto Gusmeroli, per avere mantenuto la promessa, strappatagli nel corso di uno scambio epistolare circa due anni fa, di dare ad Arona la sua agognata, meritatissima pista ciclabile, terminata proprio in questi giorni, a ridosso del ritorno sui cieli del lago delle Frecce Tricolori (a dimostrazione che i grandi eventi hanno il pregio di mettere quel tanto di pepe al culo che solo fa bene alla gestione della cosa pubblica).
Sta di fatto, però, che i problemi di una città vissuta per decenni in totale assenza di una visione di ecosostenibilità del trasporto, e quindi lacunosa per ciò che riguarda la formazione di quella cultura civica che consegue ad ogni importante cambiamento, ieri l'altro sono emersi in tutta la loro drammaticità.
In sequenza. Al tentativo di impegnare la nuova ciclabile, mi è stato chiesto dagli uomini della protezione civile, sebbene con educazione, di scendere dalla bicicletta e proseguire a piedi. Declinato rispettosamente l'invito, sono stato ugualmente costretto a scendere a causa delle migliaia di pedoni che passeggiavano su entrambe le carreggiate della pista con la stessa rilassatezza che metterebbero in campo sulla battigia di Bellaria Igea Marina. Al terzo, disperato tentativo di percorrere la pista ciclabile della MIA città, ho dovuto infine desistere, quando sulla carreggiata in direzione sud mi sono imbattuto in un grappolo di cessi chimici che la ostruivano per intero (interessante: una volta era il turista tipo ad intasare irrimediabilmente tutti i gabinetti della città; oggi invece è il water stesso ad occuparne, seppur parzialmente, gli spazi, quasi un tentativo di riappropriazione; Transformers, ma con le tazze).
Detto questo, lungi da me il voler puntare il dito contro chicchessia. Siamo agli esordi del nostro percorso verso standards già brillantemente fissati da realtà urbane europee, in molti casi superiori per risorse, popolazione e superficie.
Ho un amico domiciliato appena fuori Copenhagen. Posso affermare per esperienza diretta, conseguita nel corso di ripetute visite, che tutti i comportamenti in violazione del codice della strada, siano essi commessi da automobilisti, ciclisti o semplici pedoni, nella capitale danese sono esemplarmente – e spesso dolorosamente - sanzionati. Vorrei ricordare a tutti che qui si sta parlando di una città con quasi 100km di percorsi ciclabili, dove gli impedimenti esperiti ieri l'altro in Arona porterebbero ad una rivolta popolare.
Quindi, ben vengano questi problemi, a patto però di essere determinati nel risolverli.
Perché se così non dovesse essere, se cioè si scoprisse che la nuova ciclabile non è parte di una pianificazione a lungo termine per una viabilità sostenibile – irrinunciabile, per una città con vocazione turistica -, bensì semplice conseguenza delle tante pressioni ricevute in questi anni e non più sopportabili, si provveda allora ad informare tempestivamente la locale stazione dei Carabinieri del rischio concreto, a partire dai prossimi fine-settimana, di risse da festa della birra tra ciclisti e pedoni. Considerato il livello altissimo di aggressività dei primi e l'ottusità dei secondi, c'è da aspettarsi sangue.
Sangue che andrà a bagnare anche il locale pronto soccorso, dove i rappresentanti delle due categorie giungeranno lacerocontusi, traumatizzati, modestamente mutilati ed alleggeriti per bene nell'apparato circolatorio, in conseguenza delle rispettive invasioni di campo.
Accetto l'obiezione relativa all'eccezionalità della giornata. Arona ha ospitato oltre centomila presenze, in occasione del ritorno delle Frecce Tricolori, e certo non era il momento più adatto per farsi una bella passeggiata in bicicletta.
Sta di fatto che il mezzo è stato impiegato, oltre che per innegabile piacere personale, per non gravare ulteriormente la viabilità cittadina con l'ennesimo motore a scoppio, con tutto il suo portato di ingombro ed inquinamento, acustico ed ambientale.
E sentirsi dire, nel 2018, che non si può affrontare il percorso ciclabile con il mezzo ad essa deputato, perché “c'è il rischio che qualcuno vada a sbattere” (!!), mi sembra ci piazzi, come paese, anche in questo comparto, in fondo alla classifica.

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