È con assoluto sconcerto che
constato a quale orrido livello è ormai giunto il servizio
televisivo pubblico.
Nel corso del rituale zapping
serale – pratica certo poco intellettuale, ma dettata
dall'immancabile stanchezza fisica -, l'occhio non ha potuto non
registrare la visione spaventosa di un'aula scolastica con tanto di
alunni ed un tracotante J-Ax – sì, il rapper 'de noantri' -
in veste di insegnante.
Per qualche istante ho mentito a me
stesso, fingendo di non interessarmene, proseguendo quindi nella
nevrotica ricerca di altri programmi o di maggiormente edificanti
visioni. Ma più mi allontanavo da Rai2 – ultima enclave di quel
centro-sinistra sterminato alle recenti amministrative - più la
curiosità, l'interesse, si faceva assillante.
Il Supplente – mi rimetto per
dignità alla descrizione fornita dall'ufficio-stampa dell'emittente
- “è il nuovo factual di Rai2, ideato e prodotto da Palomar
Entertaiment” (si noti l'assenza e del corsivo e delle alternative
virgolette semplici ad adeguatamente soppesare l'aggettivo factual,
come altri anglismi cooptato nell'italiano non ad arricchimento,
bensì a sostituzione di un vocabolario-madre sempre meno ricco,
efficace e posseduto). In che cosa consista il factual,
lasciamo che sia lo quello stesso ufficio a spiegarcelo quando ne
avrà voglia. Nomen omen, dicevano gli antenati della nostra
cultura in disfacimento. E quanto avevano ragione... Quanta
presunzione nel darsi, come casa di produzione, un nome così
impegnativo. Italo Calvino, parlando del suo romanzo, ne diede
succinta descrizione come di una ricerca del dettaglio letterario
volta verso l'alto, suggerita dalle iperboliche innovazioni
dell'osservatorio di Mount Palomar, allora in completamento. Si ha
qui l'impressione forte, invece, di essere di fronte ad una ricerca
rivolta verso il basso, trivellazione verso picchi abissali di
spudoratezza ed ipocrisia che non meritano di essere spartiti con le
vette letterarie di Calvino. Ma torniamo a noi.
Praticamente con la bava alla bocca,
mi sono risintonizzato su Rai2, dove ho colto il rapper
nazionale intento a profondersi, con un malcelato affanno espositivo,
in una lezione – si fa per dire - su Alan Turing, il matematico
britannico considerato dalla storiografia ufficiale il padre
dell'informatica. Lo introduce con un coup de thèâtre,
scoprendo per la supposta gioia e sorpresa dei ragazzi in aula un
vecchio computer Apple. Parte quindi con la narrazione di come
il talento logico di Turing venne scoperto in un frangente strategico
per la guerra tra Inghilterra e Germania – comprovato storicamente,
ma del tutto sommario per l'approfondimento della figura di Turing,
mente ancora oggi accessibile da pochi. La grazia espositiva di J-Ax
è quella di chi ha appreso quelle nozioni giusto la settimana prima,
magari attraverso l'ascolto protratto in cuffia, tipo tecnica di
condizionamento. “Per fortuna c'era Alan Turing”, dice il nostro.
Fortuna? E in cosa sarebbe consistita, questa fortuna? Da quando J-ax
si occupa di storiografia? Forse l'unica fortuna, se il pensiero di
Turing avesse trovato maggiore diffusione ed applicazione tra le
fasce non specialistiche della popolazione, è che uno come J-ax non
avrebbe non solo potuto aspirare ad un ruolo di supplenza, ma nemmeno
ad una carriera nello spettacolo.
Detto questo, scopro, sempre
attraverso la pagina web del programma, che nel bacino dei
supplenti certificati Rai si trovano, oltre al già citato J-ax: Mara
Maionchi, Enrico Mentana, Flavio Insinna, Roberto Saviano. Una
badessa, un egocentrico patologico, un arbitro di tombola ed un bravo
giornalista d'inchiesta - sebbene visibilmente pentito delle troppe
verità narrate, e pertanto costretto ad un'esistenza sotto scorta.
Insomma: siamo sicuri che, sapendo i
nostri ragazzi in aula con questo corpo supplente, noi non si abbia
nulla da ridire?
Sinceri. Questa visione della
supplenza, a mio parere, tradisce purtroppo la visione che sia Rai
sia Palomar Entertainment hanno del cosiddetto ruolo: la concezione,
contributo di vent'anni di berlusconismo, che, se non appari, sei
nessuno.
Ecco spiegata la mediocrità
dilagante del nostro paese, i tanti talenti a passeggio per le vie
del centro o – quando è peggio – chiusi in casa.
Chiusi in casa, magari, proprio a
guardare Il Supplente.
E a domandarsi se quella
raccomandazione che non hanno mai avuto il coraggio di chiedere
avrebbe forse fatto la differenza.
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