Ho regalato a mia figlia una
tartarughina lavorata all'uncinetto, cucita secondo i dettami di una
recente tradizione pop giapponese, conosciuta con il nome di
Amigurumi. L'ho comprata ieri
sera, con offerta libera, al termine di un incontro voluto
dall'associazione Spazio Iris, ente di formazione milanese, con il
patrocinio dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia, che ha
ospitato l'evento nella propria sede di Piazza Castello. Titolo della
serata: “Madri che uccidono: quale prevenzione?”. Ospite d'onore:
Susan Hatters Friedman, docente di origine statunitense oggi di
stanza in Nuova Zelanda, figura di riferimento internazionale nel
campo del figlicidio e della salute mentale. Vi ho accompagnato mia
moglie, che è del settore e ha fatto sì che persino un paria come
me potesse sedere in prima fila in una platea di specialisti.
Mi è
riuscito di mantenere alta la soglia di attenzione per circa un'ora,
dopodiché i casi in esame, i dettagli, le statistiche, le
considerazioni personali, il materiale fotografico e l'indicizzazione
delle sottocategorie, esposti tutti in maniera pacata, sicura e
lucidissima dalla professoressa Friedman, hanno cominciato ad avere
la meglio su di me, dando vita a riflessioni, fantasie, immagini
horror, considerazioni
personali ed un mix di
pietà ed angoscia.
L'approccio alla
materia della professoressa Friedman – è sembrato di capire – si
caratterizza per la sua particolare attenzione agli aspetti
preventivi del problema, del tutto, o quasi, tralasciando quelli
criminologici e punitivi. In soldoni: preservata la facoltà di
ognuno a giudicare coloro che si rendono protagonisti di gesti tanto
sconvolgenti, nel farlo siamo tutti invitati a prendere in
considerazione le gravissime patologie, spesso sottovalutate o
ignorate, in grado di determinare, nelle donne, la messa in atto di
progetti criminosi altrimenti inconcepibili.
Premesso tutto
ciò, e così tornando alla nostra tartarughina, messa in vendita con
finalità benefica come parte di un piccolo lotto di identico
artigianato, non dovrebbe sorprendere scoprire che la sua creazione è
proprio frutto del lavoro minuzioso di una madre
passata per l'esperienza del figlicidio (una bambina, è stato specificato), ed oggi in cura presso una
delle professioniste presenti all'incontro.
Stamane, al
risveglio, recatomi in cucina per la colazione, mi sono trovato
faccia a faccia con tartarughina, depositata sul tavolo al rientro
a tarda notte.
L'ho messa sul
palmo della mano, similmente a come si farebbe con un vero cucciolo
della specie, avendo in comune con questo le esatte dimensioni.
Osservandola per
qualche secondo, ho avuto un'illuminazione. Sono ritornato con la
mente al tavolo dove stava in vendita. Ho ricordato le fogge e,
appunto, le dimensioni dei pezzi. Oltre ad altre tartarughine,
vi stavano conchiglie minuscole, stelle marine delicatissime, piccoli
pulcini e piccoli Calimero. Tutti colorati in maniera composita e
tutti resi originali dalla diversa scelta dei colori.
La bambina doveva
essere molto piccola.
Tartarughina è
un piccolo capolavoro. Ogni punto di uncinetto risulta del tutto
identico agli altri. La simmetria delle proporzioni, dei colori, dei
disegni sul guscio e sul ventre, realizzati tirando singoli fili sopra il corpo ad
uncinetto tradiscono una precisione e una cura estreme.
Una tale cura
denota non solo lucidità e grande attenzione al dettaglio, ma un
amore immenso per il 'vero' destinatario di questa realizzazione.
Ci siamo guardati
per un po', con tartarughina. Mi sono ritrovato con gli occhi lucidi. E ho la
presunzione per dire che anche tartarughina debba avere versato
qualche minuscola, invisibile lacrima. Forse una delle tante che, nel cucire
queste meraviglie per la propria bambina, questa madre avrà
certamente versato su ogni singolo pezzo, così rendendolo unico e
dolorosamente rappresentativo. Lacrime per la piccola, che questi doni non potrà ricevere; per tartarughina, come la sua fantasmatica destinataria destinata a restare piccola per sempre; per questa madre sommersa dal dolore; per noi e questa vita bellissima, in realtà ingiusta e difficile.
Le mani che con
tanta cura e precisione hanno realizzato quella che può considerarsi
agli effetti una piccola bambola, sono le stesse che hanno compiuto
il più inaccettabile dei crimini. Eppure...
Sono certo che
questa madre, non fosse stata obnubilata dalla malattia, non fosse
divenuta 'altra da sé', si sarebbe presa cura della sua bambina con
la stessa attenzione devoluta, oggi, nella realizzazioni degli
amigurumi. Così come non ho dubbio che questi lavori siano, in
realtà, tutti per lei, per la sua bambina, intravista, oggi, in tutti i
bambini del mondo.
La grande lezione
della psicologia perinatale, purché si sia disposti ad apprenderla,
è questa: vi sono fragilità cui tutti siamo soggetti, e la loro
accettazione dovrebbe renderci persone culturalmente più evolute, ma
soprattutto meno giudicanti nei confronti di queste madri
- queste donne - apparentemente impazzite.
È bello pensare che, al mondo, esiste una categoria di persone, di professionisti, la cui missione è prendersi carico di tutto ciò.
Da oggi
tartarughina ha un nome.
Si
chiama Luz.