Ieri l'altro, mia figlia ha ricevuto
quello che si può definire un vero e proprio battesimo musicale.
Invitata ufficialmente dal Maestro ed amico Alessandro Carnelli, ha
potuto assistere – ospite unico ed indisturbato - alle prove
dell'Orchestra del Settembre Musicale, diretta dal Maestro stesso. In
programma, il grande sinfonismo tedesco: Ouverture, Scherzo e Finale
di Schumann, e la bellissima sinfonia n°5 detta La Riforma di
Mendelssohn. Pagine che mettono alla prova musicisti ed ascoltatori.
Figuriamoci un putto.
Piccola ha retto bene per un'ora e
mezza. Ha avuto un picco positivo nel Finale Schumanniano, quando si
è alzata in piedi a dirigere, ed uno negativo all'attacco – da
groppo alla gola – della Riforma, quando ha invece assunto una
difensiva postura fetale. Nell'insieme si è trattato, per lei, di un
frontale, un urto improvviso, senza preparazione, con il bello nella
sua forma ed accezione più alte. Le istruzioni che il Maestro
Carnelli ha dato agli orchestrali nei punti più critici delle due
partiture, sono state seguite con stupore ed una sequela di domande a
mamma e papà – che questi gireranno umilmente al Maestro, quando
ne avranno occasione.
Vi chiederete – domanda legittima –
perché io metta in bella mostra quelli che sono, a tutti gli
effetti, affari di famiglia, 'cosa nostra'. Crescere un essere umano
non è cosa semplice. Non sono certo il primo ad averlo scoperto né
l'unico ad averlo detto. Il fatto, semplicemente, è che, come padre,
mi trovo proprio in questa fase: la semina di quelli che – si spera
– un domani saranno i suoi riferimenti sentimentali, emozionali,
valoriali ed estetici. Uno sforzo immane finalizzato ad evitare che
una sera, nell'età più critica, essa aspetti papino, tra il chiaro
e lo scuro, per un regolamento di conti alla Harry Callahan (chissà
se sono poi davvero questi i motivi dietro ai parenticidi?). Il
tentativo di lasciare alla tua creatura un'eredità che le permetta
di soprassedere al giudizio su tutta quella meschinità e quella
bassezza di cui ti sei reso protagonista, e venuta inevitabilmente
alla luce nel corso degli anni. Quindi, per tornare a noi, la
risposta è: per dare un suggerimento, parlarne e condividere un
momento bello.
Detto ciò, penso che, da questo
punto di vista, l'alfabetizzazione musicale sia propedeutica, quando
non fondamentale, alla crescita intellettuale di un individuo. Non ci
si rende spesso conto di quanto materiale sonoro venga
incessantemente sottoposto alla nostra attenzione, nella stragrande
maggioranza dei casi con finalità del tutto distanti da quelle
artistico-espressive. Non essere in grado di interpretare
adeguatamente questo tipo di veicolazione significa abbandonarsi di
fatto ad un lavaggio del cervello non difforme da quello cui viene
sottoposto il giovane Alex in Arancia Meccanica (guarda caso, tramite
l'ascolto forzato dello Scherzo dalla 'nona' di Beethoven).
Certo: non tutti hanno la fortuna di
poter godere di un'amicizia come quella nostra con Alessandro
Carnelli (quanti di voi, me compreso, da piccoli hanno mai sentito
parlare del classico amico di mamma e papà come di quel signore che
fa il direttore d'orchestra? L'istruzione pubblica dovrebbe
consentire un'educazione ad armi pari anche in ambito musicale).
Alessandro, oltre ad essere un amico di gioventù, è stato un
compagno di studi, sodale di diverse avventure musicali, non ultima –
sono certo concorderà – la missione di ben 24 anni fa in quel di
Torino proprio per assistere alle prove del grande Claudio Abbado con
i Berliner Philarmoniker. Ho la presunzione di affermare, con quasi
assoluta certezza, di essere stato, quel giorno, testimone unico del
momento nel quale ad Alessandro risultò finalmente chiara la
vocazione alla carriera direttoriale. Vederlo oggi sul podio offrire
alla mia piccola l'opportunità meravigliosa che a suo padre toccò
solo in età adulta, è un privilegio e un gioia. Grazie a lui, un
cerchio si chiude, in coerente continuità con l'attitudine culturale
e formativa che fu del suo (nostro) amato Claudio Abbado.
L'educazione sentimentale dei giovani
– in questo caso giovanissimi – ha un solo percorso praticabile,
ed è quello che passa attraverso i genitori. Se questi sono incapaci
non dico di spiegare (non v'è nulla che un essere di cinque anni sia
in grado di comprendere razionalmente, per non dire di quanto sono
insopportabili i genitori che spiegano tutto), bensì di vivere con
serenità l'insorgere dei propri sentimenti, il rischio è quello
dell'anaffettività. Ricordo ancora con orrore il famigerato test
psico-attitudinale per l'idoneità al servizio di leva. “Ti viene
spesso da piangere?”. Certo che no! Mammolette e froci tutti, se si
piange. La messa al bando statale di ogni sentimento. Parte delle
conseguenze di questa educazione è consultabile quotidianamente
sulle pagine di 'cronaca' e di 'nera'.
L'altra sera, per tornare al discorso
iniziale, mi è stato difficile trattenere le lacrime quando il
Maestro e l'orchestra hanno attaccato il bellissimo primo movimento
della sinfonia di Mendelssohn, e sono giunti quei tre accordi finiti
poi nel Parsifal (straordinario caso di citazione al contrario: la
prima volta li ho sentiti, infatti, nell'opera di Wagner, e solo
successivamente nell'originale de La Riforma). Penso due cose, al
riguardo. La prima: quando tiri le cuoia in pace con te stesso (se ti
sarai potuto concedere questo lusso), quello che senti sono proprio
gli accordi del Graal. Secondo: se una musica così divina non muove
nulla in te, hai un problema. Proprio grazie alla musica, mi è stato
possibile, negli anni, liberarmi di un'ingiusta vergogna.
Mentre scrivo, piccola ha perso il
suo primo dente.