martedì 15 agosto 2017

THE BIRTHDAY PARTY. L'ipocrisia degli auguri su Facebook.


Larry Mullen Jr., cui, penso, le richieste di amicizia su FB - ed ogni altra piattaforma sulla quale gli U2 abbiano cacato - non manchino di certo, ha dichiarato: “Ho all'incirca un manipolo di amici e qualche conoscente.” (“I've got about one hand of friends (holding up five fingers) and a few acquaintances.” - Q Magazine, agosto 2001).
Detto questo, mi sono spesso chiesto cosa si celi dietro gli auguri di compleanno su FB. Cosa obblighi così tanti di noi, cioè, ad augurare i famosi “100” o “1000 di questi giorni” a soggetti dei quali nulla ci importa, nemmeno se morissero vaporizzati (salvo poi approfittarne per la composizione di tristissimi necrologi del tipo “Ciao, folletto”, “Se sei un vero amico, condividi”, “Se Tizio vive ancora nel tuo cuore, raggiungiamo un milione di 'like'”, “Condividi!”, necrofilia 2.0).
Un anno fa, circa, ho 'smanettato' a dovere sulla pagina privacy di FB, sostanzialmente inserendo ulteriori limitazioni all'accesso dei dati cosiddetti sensibili, e di fatto eliminando l'accesso al compleanno. Risultato: dei tanti-auguri-ste, auguroni, grande-ste-auguri, auguri-grande – e chi più ne ha più ne metta -, neanche uno. Nemmeno un tossico anni-'70 si è ricordato del mio natale.
Nulla di che. Il mondo proseguirà indisturbato il suo percorso entropico, così come io il mio costellato di cazzi miei. Proverò, però, a tentare una spiegazione per quella che è una vera e propria diserzione.
Nel mondo dell'amicizia virtuale, quale è FB a tutti gli effetti, stabilire una confidenzialità legata alla venuta alla luce di un qualsivoglia cretino che abiti la piattaforma, ricalcola di fatto il peso specifico del legame con questo, in base al livello di affettazione impiegato nella prosa di augurio (quasi sempre identica, a livello planetario: cioè, mai letto auguri del tipo hey-auguri-grande-maestro-del-fist-fucking - sia mai detto che noi si riconosca le qualità altrui, “oh no”).
Rispondere in maniera entusiastica ad un algoritmo (perché questo è, in soldoni, l'augurio di compleanno su FB) asseconda più il bisogno del mittente che quello del destinatario. E il bisogno è: non essere noi stessi dimenticati, la paura, del tutto inconscia, che, un giorno, magari molto presto, le cose andranno irrimediabilmente male, ed allora si avrà tutti davvero bisogno di un amico. Il migliore e più vero. Non si spiega altrimenti il 100% di amnesia da parte di coloro che solo un anno prima avevano intasato la tua 'bacheca' con auguri altisonanti. Non tanto ricordare, quindi, quanto essere ricordati. O, dal momento che te ne dimentichi per il solo fatto che il tuo account YouPorn non lo ha notificato, va da sé che il babbeo in questione (me, in questo caso) non è la persona che, in caso di avvento di profezie criogenetiche, vorresti avere accanto per gli abusati mille-di-quei-giorni.
E così ci siamo capiti.
Anton La Vey sosteneva che il vero satanista avrebbe dovuto celebrare il proprio compleanno come la più importante della festività annuali. Sono forse satanista, allora?
Dal momento che nessuno di noi possiede il dono della Verità, sbarazzarsi di tutto quanto si reputa ipocrita o poco sincero, è già da considerarsi un bel passo in avanti. La verità, l'unica verificabile, è che siamo soli. Siamo soli, ed in questo universo rappresentiamo qualcosa di importante per quattro, cinque esseri umani al massimo, come affermato con grande sincerità da Larry Mullen.
Forse proprio quegli auguri che ci sforziamo tutti insieme di inviare virtualmente a profusione – tutte quelle faccine sorridenti, i punti esclamativi, i riconoscimenti di grandezze non meglio specificate - non denunciano altro che la paura – sia chiaro, del tutto giustificata – che persino il festeggiato, un domani, possa dimenticarsi di noi come ci si dimentica di un ombrello o di una fusciacca. Senza darvi troppa importanza, cioè.
Io, quel tipo di augurio non lo volevo più. Per questo, come ho detto, ho eliminato il compleanno dal profilo pubblico di FB.
Ma non riceverne neanche uno, quest'anno, mi ha colpito e fatto sorridere.

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