venerdì 28 luglio 2017

TUTTI ESAURITI. Lo sconcertante fenomeno del 'sold-out'.


Siamo franchi: il 90% dei concerti spacciati come “evento dell'estate” (e quali non vengono oggi presentati come tali?), in ambito di musica leggera o 'di consumo', sono vere e proprie bufale.
Avete mai notato come questi supposti “eventi” registrino puntualmente il tutto-esaurito a prescindere da artista e location? Ricordo concerti negli anni '80 con strutture riempite a meno della metà, e di un'assoluta mancanza di sorpresa, o delusione, nel constatare ciò da parte del pubblico (che anzi si sentiva in tal modo rafforzato nella convinzione di avere operato una scelta alternativa, poco commerciale, in alcuni casi persino di nicchia).
Oggi, in questa era dove l'evento risulta annullato da cartelloni di assoluta omologazione al rito del mega-concerto (qualcuno di voi è forse in grado di evidenziare una differenza tra un concerto dei Muse, uno degli U2 e quello recente di Vasco?), non solo i grandi promoters danno per scontato il sold-out (per dirlo nel loro gergo volgarissimo): vengono persino subissati di domande per date aggiuntive (spesso rifiutate perché l'agenda stessa di questi ambulanti del tutto-esaurito non lo consente). Lo spettatore, in piena sindrome di Stoccolma, prolunga la propria schiavitù e se ne accolla financo le spese.
Ricordo un'intervista a Bono, risalente al tempo dello Zoo Tv Tour, nel quale il Nostro, evidentemente ancora non completamente sepolto dal proprio ego, si lasciò andare ad un'esternazione a metà tra la battuta ed il lapsus. Chiamato a commentare quella che, alla storia, si sarebbe affermata come il prototipo di tutte le mega-produzioni a venire, e di molte di quelle odierne, ebbe a dire: “Beh, invitiamo le persone ad uscire di casa, e quello che facciamo loro vedere è... della televisione (risata).”. Ed è esattamente questo, con pochissime, eccellenti eccezioni, ciò che accade oggi: si paga per della televisione. Quasi sempre ad altissima definizione. Raramente di altissima qualità (e viste le cifre richieste, v'è ben da pretenderne).
Da quella dichiarazione, tutto è cambiato (e quando parla Bono, nel rock, è come quando si pronuncia il papa: può non piacere, ma si è costretti ad ascoltare). I concerti hanno cessato di essere appuntamenti dedicati alla sola musica. Quelle che erano le loro sedi storiche e deputate si sono improvvisamente rivelate inadeguate alle nuove esigenze. I prezzi dei biglietti hanno subito un'impennata sensibile ed inarrestabile. Molti musicisti, incapaci di adeguarsi al nuovo standard – o renitenti ad esso –, sono usciti dal grande giro. Altri, mediocri ma maggiormente adattivi, ne sono diventati residenti in pianta stabile. Il visual artist ed il regista sono divenuti membri occulti ed insostituibili di molti nomi celebri.
Pensiamo per un attimo, parlando di sedi, all'Arena di Verona - con buona pace degli incompetenti, uno dei luoghi per concerti all'aperto più belli al mondo. Fino ad una quindicina di anni fa era percepita, da artisti e pubblico, come meta, punto di arrivo ed altare di consacrazione di poche, elette carriere in ambito musicale. Oggi sta in affitto esattamente come un palazzetto dello sport. Chiunque con sufficiente faccia tosta e la richiesta liquidità può divenirne re per una notte. Grazie a promoters e managers spregiudicati, nella bella stagione l'Arena celebra ad altissima frequenza eventi sold-out spacciati come unici ed irripetibili (salvo poi divenire appuntamenti fissi lucrosissimi, visto che sembra non esserci uno spettatore in grado di opporsi a questo canto di sirena - cosa studiata e risaputa dalle aziende del settore, che in questo modo continuano a campare allegramente).
Si è persino arrivati, in occasione delle recenti date italiane degli U2, alla vendita di biglietti “con visuale ostruita”(!). (Va da sé che, se si è disponibili ad un simile acquisto, semplicemente lo si merita, ci si merita un'esistenza “con visuale ostruita.” ).
Quattro chiacchiere con 'l'uomo della strada' (visti i soggetti con i quali recentemente ci si deve rapportare, mai definizione fu più azzeccata) sono spesso sufficienti a far emergere un effetto collaterale di questa situazione di sfruttamento. Le persone non sono in grado, psicologicamente, di reggere la propria esclusione dall'evento catalizzante. Le tante piccole, private esclusioni che già si tollerano nel quotidiano lasciano a pochi la forza necessaria per resistere ad una invece pubblica, spacciata come imperdibile da una promozione sistematica e martellante. È più una condizione da seduta psicoterapica che da associazione consumatori.
Si faccia bene attenzione: l'attuale stato di cose è funzionale al sistema di promozione e vendita. Mancanza di cultura generale, di educazione musicale nello specifico, e prospettiva di esclusione possono portare a scelte inattese e sorprendenti.
Nel corso di uno zapping serale, sono imbattuto nella differita del concerto – chiaramente “sold-out” - di Laura Pausini. Di fronte ad una folla immensa - che tempo fa avremmo definito 'per pochi', e che oggi probabilmente si presenterebbe anche per Mariano Apicella -, la Laura nazionale, dichiara – urlando come suo solito-: “Sono innamorata di voi!”.
“Strani amori mettono nei guai”, cantava tempo fa...
MA ERA... LAURA!
È curioso: in questo modo popolato d'odio, c'è chi afferma il proprio amore per tutti noi come in una rinnovata summer of love.
Diffidate delle imitazioni.

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