Insomma,
erano gli anni '80: “il peggior cazzo di decennio nella storia
dell'uomo”. (Lo avete visionato, The Dirt? Fatelo.).
Ma
oggi...
Essere
un fan
della musica heavy metal
nell'anno 2020 significa tradire una vecchiaia interiore non solo di
molto più deleteria rispetto a quella fisiologica, esteriore, ma
anche, in omaggio all'attualità, del Coronavirus - del quale si
parla oggi con la stessa frequenza che si impiegava per 'quelli di
San Babila' al tempo di Drive-In
-, oltre ad una
condizione mentale compromessa in termini di sviluppo,
irrecuperabile. Credere oggi in ostentazioni come il petto villoso,
il bicipite tatuato, il sudore perenne, il capello lungo, le urla in
falsetto, la chitarra come estensione del pene, l'assolo
obbligatorio, la fidanzata formato playmate,
il volume alto, il dito indice puntato in camera, le corna, il
satanismo prêt-à-porter,
la borchia e, insomma, tutto quell'apparato macho
da fare invidia persino a Freddy Mercury – che quanto ad
esteriorità non era certo a corto di espedienti –, significa
davvero essere 'fuori dal tempo', come gli iscritti al Partito
Comunista o a Comunione e Liberazione. Come chi celebra ogni anno la
marcia su Roma e crede che se ci fosse ancora Mussolini tutto
funzionerebbe. O come quegli incancreniti che periodicamente si
sentono in dovere di ricordare noi che “i gruppi di una volta non
ci sono più” (letteralmente, anche perché in alcuni casi
specifici, decessi multipli sono stati registrati all'interno della
formazione).
La
musica heavy metal - ed il fenomeno di costume che ne fece da
corollario - ebbe in effetti questa specifica funzione: opporsi
strenuamente a tutto quel proliferare di sintetizzatori, leggins,
giacche con spalline, spolverini, mosse aerobiche, atteggiamenti
pseudoeccentrici e monopolio della fica che, sì, portò al successo
su scala planetaria intrattenitori vacui come Pet Shop Boys, Culture
Club, Spandau Ballet, Duran Duran, Spin Doctors, Visage e compagnia
bella, gruppi il cui ricordo suscita ancora un imbarazzo a volte
isterico; ma anche Depeche Mode, U2, The Cure, P.I.L., The Smiths,
formazioni che, proprio negli anni '80 produssero dischi dallo stile
e dal suono arditi e innovativi, lavori che avrebbero avuto
un'influenza forte su alcune delle migliori formazioni del decennio
successivo (si pensi, solo per citarne alcuni, a Nine Inch Nails,
Radiohead e Blur), e che proprio i metallari bellamente ignoravano,
quando non addirittura disprezzavano, sebbene non ne avessero
ascoltato, in realtà, una sola nota (era una dinamica da scontro
tribale: non aveva importanza, la sostanza delle cose, ma la loro
provenienza, se da una determinata compagine o da un'altra).
(Consiglio a tutti coloro che intendano davvero dotarsi di una visione di quello che fu effettivamente il movimento heavy metal, il film Lords Of Chaos di Jonas Åkerlund, che, sebbene ambientato nei primi anni '90, ben rappresenta le aberrazioni prodotte dagli abusi del decennio precedente.).
Rivendicare
oggi lo heavy metal per quello che sarebbe tutto il suo
portato galvanizzante, sia in termini estetici che testuali –
diciamo così: filosofici -, denota una sordità, da parte di coloro
che ne assumono l'azione, che non interessa solo l'apparato uditivo,
ma anche, per estensione, il cuore e l'anima. Essere sordi, per i
motivi appena citati, a brani quali A Day Without Me, Shake
Dog Shake, Never Let Me Down Again, How Soon Is Now,
Rise, solo per citarne alcuni, significa privarsi di alcuni
tra prodotti artistici più interessanti e profondi di quel decennio
da tutti conteso e rivendicato che fu la decade '80-'90. I brani
appena elencati, vennero prodotti con grande sprezzo per industria
discografica, cioè contro il parere di quei produttori che proprio
allora vedevano nello heavy metal una nuova, ricca miniera
d'oro da sfruttare fino all'ultima pepita, e che allo stile di quelle
canzoni avrebbero sicuro preferito un prodotto più vicino a quelli
di Madonna o, per convenienza commerciale, Iron Maiden
(ufficialmente, gli sdoganatori del genere).
Non
è sufficientemente galvanizzante, l'esempio di chi ebbe il coraggio
di “dire quei 'No!' che, oggi più che ieri, sono imprescindibili”?
Fu
quando compresi tutto ciò che smisi di essere un metallaro.
P.S. La bellissima citazione tra virgolette in chiusura, è di Wu Ming I.
P.S. La bellissima citazione tra virgolette in chiusura, è di Wu Ming I.
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