domenica 6 settembre 2020

SERVIZIO PUBICO. Perché chiudere il Giornale-radio 1.

Stavo in ascolto del Giornale-radio di RAI 1, qualche sera fa, quando mi è toccato sentire il ributtante servizio sull'italiano recentemente fermato e poi rilasciato a Il Cairo. Qualcuno si chiederà che ci stessi facendo sul primo canale, stazione radio ancora in vita grazie all'assenza di una vera alternativa a questo modo di fare trasmissione. La risposta è che il suo ascolto rende possibile capire a quale tipo umano si rivolgano molte delle redazioni del servizio pubblico - ed in particolar modo quella del GR1. E siccome, disgusto a parte, è vitale, per me, conoscere da quale razza di persone sono circondato, ecco che non disdegno, specie quando la fascia oraria lo impone, l'ascolto di Radio RAI 1. Non discuto la rilevanza della notizia: da un po' di tempo gli italiani che affrontano Il Cairo senza l'assistenza di un animatore di villaggio turistico, tendono a non tornare più. Di conseguenza, l'arresto di un nostro connazionale in territorio egiziano merita tutta la nostra attenzione. Ma l'approccio che gli autori di detto servizio hanno impiegato per informarne l'utenza mi ha lasciato nello sconcerto. Riassumiamo.

Calogero Nicolas Valenza, 27enne originario di Gela, residente a Barcellona dove lavora come addetto alle pubbliche relazioni, domenica scorsa, 23 agosto, lascia la capitale catalana diretto a Il Cairo. All'arrivo, in aeroporto, le autorità competenti lo individuano ed arrestano, azione che si inserisce nel filone di un'indagine
internazionale sullo spaccio di droga. Il nome di Nicolas risulta presente nella rubrica del telefono di altre persone arrestate per identici motivi mesi prima, e questo ha insospettito gli investigatori, che hanno così trattenuto l'italiano per verificarne la posizione. Passati alcuni giorni - tre, per l'esattezza - non emergono prove a carico di C. N. Valenza, per il quale  vengono di conseguenza avviate le rituali procedure del rilascio. Fine. 

Attenzione, ora, alla versione della notizia data dal GR1. Calogero Nicolas Valenza, un ragazzo di 27 anni originario di Gela e residente a Barcellona verrà rilasciato a breve dopo che era stato fermato a Il Cairo nell'ambito dell'inchiesta sul traffico di droga. Nicolas Valenza ha telefonato alla madre Rosaria che non sentiva da domenica. Segue dichiarazione della signora, la quale assicura di essere ora più serena e di non vedere l'ora di riabbracciare il figlio. Spera, naturalmente, che tutto questo finisca presto. Il nome di Nicolas risulta presente nella rubrica del telefono di altri ragazzi arrestati per identici motivi mesi prima. La Polizia temeva fosse coinvolto in un "traffico di droga internazionale" (sic). La famiglia e l'avvocato, Nicoletta Cauchi, non avevano sue notizie da quando era partito per l'Egitto. Preoccupati, hanno allora contattato la Farnesina, che a sua volta si è attivata nel fornire assistenza al connazionale. Non essendovi prove a carico di Nicolas Valenza, sono state avviate le pratiche per il rilascio. Nei prossimi giorni, Nicolas farà ritorno dalla sua famiglia.

Analizziamo. Si può definire ragazzo una persona di 27 anni senza scadere nel paternalismo? A 27 anni suonati la giovinezza cessa di essere un alibi: si è pienamente responsabili di parole, opere ed omissioni. L'inchiesta sul traffico di droga fa pensare che di simili attività in corso ve ne sia solo una (od una di tale portata da meritare l'articolo qualificativo con esclusione di ogni altra): per la precisione, quella che, suo malgrado, ha visto coinvolto il connazionale. Ma sappiamo benissimo che non è così, e che lo spaccio internazionale è motore di alcune disperate economie nazionali. Infatti, subito dopo, l'altro conduttore del GR fa riferimento ad un traffico internazionale di droga, specifico fra tanti, così riportando la vicenda ai suo infimo, meritato livello - che è quello del piccolo cabotaggio. Al che viene da chiedersi se i giornalisti del GR1 si parlino, quando stanno in redazione. Perché poi mandare in onda le rassicurazioni di una madre riguardo la propria riconquistata serenità, è altra questione da capire. Chi di noi, in tutta sincerità, era preoccupato per lo stato d'animo della signora, al punto da sentire il bisogno di una sua rassicurante dichiarazione?
Ma soprattutto: nessuno trova strano che, in piena pandemia, una persona residente in una delle città maggiormente rinomate per la vita notturna ed il clima straordinariamente mite, si imbarchi per un paese climaticamente e politicamente ostile quale è oggi l'Egitto? Considerata la giovane età, dubito sia andato a svernare. E se così fosse, non avrebbe certo acquistato un esoso e sicuramente scomodo volo per Il Cairo, bensì un più economico ed agevole volo charter per il Mar Rosso. A meno che non si voglia credere all'eccezionalità di questa ultima generazione di connazionali, così diversa da noi che, se stanca della movida, opta per del turismo culturale alla scoperta dell'antico Egitto. E poi, sinceri: quanti di voi, non dando distrattamente più notizie alle persone ritenute care dopo essere partiti per le vacanze, dispongono di un legale che, tempo tre giorni, tempesta il Ministero degli Esteri chiedendo vostre notizie?


Insomma: è fin troppo chiaro, qui, quale sia la considerazione che la redazione del GR1 ha per quello che ritiene essere il suo ascoltatore medio, se pensa che meriti questo modello e questo livello d'informazione. Che simili domande e simili dubbi sorgano spontanei ad un ascoltatore e non ai responsabili di una redazione giornalistica quale quella del servizio pubblico è, a mio parere, motivo sufficente per invocarne la chiusura per comprovata inutilità.

Nessun commento:

Posta un commento