sabato 8 settembre 2018

BLOG: DI TUTTO, DI PIÙ. Sala Colloqui compie tre anni.


Quando, tre anni fa, ebbi l'idea di Sala Colloqui, disponevo di sufficiente presunzione da credere i miei scritti degni della massima rilevanza.
È un'illusione pericolosa ma necessaria, senza la quale non è dato creare alcunché.
Il concetto è espresso con grande eleganza e leggerezza ne La Grande Bellezza, di Paolo Sorrentino, quando il protagonista, Gep, cerca di spronare l'amico Romano, bloccato da una soggezione artistico-letteraria, a scrivere qualcosa di proprio: “Pensi sempre che tutti gli altri siano meglio di te, ma non è così. Perché non scrivi qualcosa a cui tieni veramente? Un sentimento, oppure un dolore. Purché sia qualcosa di tuo.”.
Prima di allora, avevo sostanzialmente cessato di frequentare 'la rete'. Scelta saggia quanto coraggiosa, cui però, come risulta evidente, fece seguito una ricaduta.
Ero stato invitato da un amico a farvi ritorno, e l'invito giunse in un momento, diciamo così, di debolezza. Non mi andava di negargli l'agognata amicizia digitale, e al tempo stesso ero riluttante a riaprire il confronto con la miseria del mondo social – che è poi la miseria del vivere contemporaneo.
Volevo differenziarmi, purgandomi di pensieri, parole, opere ed omissioni che, da allora, resi pubblici a questo indirizzo.
L'esordio fu un pezzo dedicato al caso di Aylan Kurdi. Mi sembra ancora oggi una prova onesta, scaturita dall'urgenza di dare un senso - se possibile - ad un evento che aveva turbato parecchie mie notti.
Sala Colloqui, con oltre 80 titoli all'attivo, è stato, da allora, un contenitore di confessioni, opinioni, velleità editoriali, idiosincrasie, passioni, fustigazioni, frustrazioni, polemiche, parole al vento, ricordi, impressioni e qualche recensione.
È stata visitata, ad oggi, circa 12.000 volte. Alcuni posts hanno avuto la gloria del migliaio, altri l'umiliazione delle poche unità. In nessun caso è dato sapere se alla visita corrisponda una lettura completa della pagina. Ogni posts è redatto secondo l'elementare regola delle scuole di scrittura statunitensi, che prescrive un massimo di settecento parole per esprimere il proprio pensiero in maniera chiara. Non è inoltre dato conoscere se le cinque visualizzazioni – i parenti, in pratica – di alcuni di essi siano dovuti alla scelta del tema, alla qualità della scrittura, alla forma o al tono impiegato. Questo, il servizio statistico di Blogger, non lo dice. Non si occupa di rilevarlo ed eticamente non vi è tenuto: si suppone i 12.000 e passa di potenziali lettori di Sala Colloqui lo rendano noto all'autore attraverso gli ipermoderni strumenti della preferenza e del commento.
Se da una parte il bisogno di consenso – il like – denota una certa fragilità dell'autostima, dall'altra rappresenta un termometro sufficientemente attendibile del favore riscontrato. Ma questo tipo di preferenza, quando non articolato da un commento pertinente, tradisce anche un giudizio impulsivo, distratto, di passaggio, di facciata. Mi fa tornare alla mente la risposta severa del padre-padrone intellettuale in Captain Fantastic, di Matt Ross, quando una delle figlie definisce l'ultima sua lettura, Lolita, di Vladimir Nabokov, “interessante”: “Interessante è una non-parola […]... Sii più chiara.”. Definire Lolita in maniera così lapidaria, un libro che ispirò Stanley Kubrick ed ancora oggi è in grado di parlare alle nuove generazioni, significa effettivamente abdicare alle proprie facoltà interpretative e critiche.
Sala Colloqui è un blog a feedback-zero. Non ha partorito i grandi dibattiti che erano nelle sue intenzioni. Non ha nemmeno attivato i pitbull di Facebook, solitamente vigili e fulminei nello sferrare l'attacco quando individuano anche solo un modesto argomento che faccia da pretesto. Certo: non può spartire alcunché con la vetta letteraria appena menzionata. Ma neanche, mi permetto, con l'ammasso di posts preconfezionati, autoreferenziali, esibizionistici, che quotidianamente intasano 'la rete'.
Un solo post è stato rimosso, su richiesta di un'amica, lettrice del blog, in quanto contenente un attacco reputato gratuito. Aveva ragione, e me ne scuso.
Detto questo, vi sono state anche grandi soddisfazioni, attestazioni di stima sincere ed appassionate. Su tutte: Petra Magoni, che replicò prontamente alla recensione sul suo concerto; Spazio Iris, attraverso i suoi iscritti, per il resoconto della serata con Susan Friedmann; Alessandro Maria Carnelli, quando scrissi della prova d'orchestra che lo vedeva sul podio, ed altri ancora.
Ringrazio tutti: le vostre parole mi hanno fatto sentire meno solo, ed hanno fatto un gran bene.
E non è poco.

"Anch'io leggo Sala Colloqui."

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