Sia chiaro: sono il primo a far
prevalere, nelle decisioni che mi riguardano, l'interesse personale,
il raggiungimento dell'obbiettivo, la volontà a portar a casa la
pelle. Conseguito il risultato, però – e questo al fine di non
apparire eccessivamente egoista -, cerco di condividerlo con
coloro che mi stanno attorno, secondo una precisa gerarchia a cerchi
concentrici ed una distribuzione del welfare inversamente
proporzionale al loro espandersi.
Detto ciò, mi è difficile
comprendere l'iniziativa di alcuni esercenti di Arona contro la recente
istituzione, nel fine-settimana, dell'isola pedonale in centro città,
titolata No ZTL Diurna (e che la si vorrebbe? notturna?),
integralmente dedita, almeno nelle intenzioni, all'esclusiva tutela
benessere commerciale, per quanto legittimo, degli aderenti, e del
tutto noncurante delle esigenze, dei desideri, altrettanto legittimi,
della cittadinanza.
Non sembra, infatti, sia il recupero
psicofisico a preoccupare coloro che vi hanno aderito (ad occhio un 95% dei negozianti di Corso Cavour, più una
considerevole e sorprendente fetta di simpatizzanti le cui attività
non sono interessate dal provvedimento del comune), quanto la
riduzione, via via crescente nel corso degli anni, del transito
automobilistico, nel quartiere dove hanno sede i rispettivi esercizi -
sfalcio che, sembra sempre di capire, deve avere intaccato il
fatturato dell'area a tal punto da pretenderne la sospensione.
Il centro storico – ove non risiedo
– ha subito, in questi anni, un massiccio intervento di
ristrutturazione, ed una radicale modifica della viabilità. È
aumentata la superficie a disposizione delle persone; è apparsa una
timida pista ciclabile; è scomparsa una carreggiata; i parcheggi
sono stati ridotti nel numero e nella destinazione d'uso; il
rifacimento delle fognature ha avuto come conseguenza un'estate di
balneazione in un'acqua mai vista prima. Grazie a questi
provvedimenti, il livello di apprezzamento della città agli occhi
dei visitatori è cresciuto in maniera esponenziale: Arona – ed il
centro storico in particolare – è oggi vista come un modello di
gestione e di vivibilità. A completamento – e a tutela -
dell'opera, quindi, è giunta l'istituzione della zona a traffico
limitato che fa del quartiere la più bella e grande isola pedonale
del Lago Maggiore - quanto meno fino ai suoi confini esteri.
Ora, non è mia intenzione entrare in
conflitto con la categoria – che incute in me un certo timore già in
tempo di pace: figuriamoci in aperta ostilità. Ma mi permetto di
dire che, alla luce di quanto appena descritto, emerge, in questa
battaglia contro l'attuale amministrazione, un'irriconoscenza che non
le fa onore. Essa sembra infatti ignorare che i primi a beneficiare
degli interventi suddetti sono proprio le attività dei suoi membri -
inserite, come sono, in un decoro che ne rappresenta, appunto, la
diretta conseguenza. Ho ancora vivo in me il ricordo del degrado anni
'70, quando, nella bellissima Piazza del Popolo, davanti alla
facciata di Santa Marta (un colpo d'occhio come ve ne sono pochi),
ogni domenica pomeriggio baciato dal sole, si potevano vedere le
autovetture di coloro che pretendevano di passeggiare in Corso Cavour
impunemente parcheggiate. O dei successivi '80, quando i tempi di
percorrenza medi della costa cittadina - sempre la maledetta domenica
- si fissavano sulle due ore e 45 minuti (da qualificazione
olimpica). Due file di macchine che per tutto il tardo pomeriggio
stazionavano al limite della fusione proprio lungo il tratto oggi
tutelato dalla chiusura al traffico.
Alcune delle motivazioni addotte dai
No ZTL – sondati subdolamente al prezzo di una consumazione o di un
acquisto – non sono nemmeno degne di essere riportate. Altre vanno
da sorprendenti difficoltà nella “vendita da asporto” (pratica
commerciale che, mi è stato spiegato, contempla l'approccio
dell'acquirente alla soglia dell'esercizio con l'autovettura per il
carico) all'assai poco credibile preoccupazione “per gli anziani”
- che la ZTL, a loro dire, rischierebbe di far schiattare in seguito
agli stenti della deambulazione forzata (giuro).
Se ne ricava la triste impressione
che la compagine sia in realtà interessata al solo ottenimento di
una visibilità d'altri tempi, non più praticabile né, tantomeno,
sostenibile: più traffico in transito davanti la bottega più
probabilità di aumentare le vendite.
D'altronde è risaputo: puntandole
tutte, una scopata la rimedi.
"Scendiamo per uno spritz, amore?" |