martedì 17 luglio 2018

20 ANNI IN OGNI ISTANTE. Elisa e il cattivo gusto dell'autocelebrazione.


- […] mi lasci parlare del mio accidentato, sofferto, ma indispensabile percorso d'artista.
- Indispensabile a chi? Santo cielo, signora […]
(Paolo Sorrentino & Umberto Contarello, La Grande Bellezza)
Parlando della sua infanzia, mia madre ha spesso ricordato di come l'immagine di Benito Mussolini, massicciamente presente sui frontespizi di libri e quaderni dell'epoca, incutesse in lei un timore generalizzato, pervasivo, dettato dall'incombere di quel voluminoso cranio pelato sugli spazi deputati all'iconografia di regime – cioè tutti.
A questo ho pensato, ieri sera, nel vedere l'immagine di Elisa incessantemente rimandata sul maxi-schermo del suo spettacolo.
Che non si dovesse avere dubbi, cioè, su chi fosse la stella, la primadonna, la festeggiata, la prescelta dal Signore, colei che appare alla Madonna, l'impavida condottiera.
Master and commander.
Colei cui la comunità canora nazionale rende doveroso omaggio per riconosciuti meriti artistici.
'Elisa – 20 Anni In Ogni Istante' è il titolo scelto per le celebrazioni canore dei vent'anni di carriera della cantante, celebrati lo scorso anno, il 12, 13, 14, 15 e 16 settembre, all'arena di Verona con quattro concerti a tema: pop-rock, acustica, orchestra, data aggiuntiva a grande richiesta, una ventina d'ospiti d'onore sul palco, da Ornella Vanoni (!) ad Ermal Meta (!), ripresi e mandati in onda da Canale5, in differita, sabato scorso.
Roba da giubileo di casa Windsor.
Ufficialmente Ogni Istante è il titolo del singolo che Elisa ha voluto presentare in esclusiva agli intervenuti. Ma senza privarsi del piacere del dirigerne lei stessa il videoclip, giusto per non farsi mancare nulla.

Se 'In Ogni Istante', però, sia da intendere in senso limitativo ('ho sempre 20'anni', molto femminile) o cronologico ('ora ti racconto ogni singolo momento', stile diapositive-del-matrimonio), non è dato sapere.
Probabilmente nemmeno Wolfgang Mozart, che fu un genio ed un enfant prodige, considerò mai se stesso in termini tanto megalomani o anche solo meritevoli della piaggeria vista in azione all'arena.
In nessun altro modo, infatti, credo si possa intendere l'imbarazzante sfilata dei V.I.P.s della canzone italiana che, di fronte all'invito della cantante friulana, hanno soggiaciuto non solo al gettone di presenza, ma persino al suo ottenimento previo inchino ed omaggio floreale a sua santità.
Ero rimasto alla consuetudine del compleanno a spese del festeggiato, retaggio delle feste delle medie e di quelle successive per il conseguimento della maggiore età.
Qui siamo di fronte, invece, ad oltre cinquantamila persone che, per prendere parte alla festa, hanno pagato tra i trentacinque ed i centonovantanove euri.
Poco ci mancava che dovessero pure portare il regalo.

Seduta al pianoforte; con la chitarra elettrica a tracolla o quella acustica sulle gambe; al bongo o semplicemente con il microfono in mano, Elisa è alternativamente circondata da ballerini che danzano intorno a lei non visti, come una schiera di angeli custodi; accompagnata da un coro di voci bianche femminili; messa in onda sul maxi-schermo o posizionata al centro di un'orchestra sinfonica. Elisa vuole essere la colonna sonora che precede la nostra resurrezione.
La musica di Elisa, vi piaccia o no, è christian pop.
Per tornare a noi, qui non è in discussione la bravura, la tecnica strumentale o l'esperienza nel saper calcare un palco, di certo conseguita dopo una dura gavetta.
Qui si discute l'assoluta mancanza di ogni senso del limite. Della percezione della propria persona artistica. Del peso specifico della propria produzione. Di artisti la cui missione sembra essere esclusivamente la messa in campo spudorata di ogni emozione. Canzoni altrui eseguite per il solo piacere di rubare la scena. Autoreferenzialità. Grandi certezze ed una quasi totale assenza di dubbi.
Tutto il resto è noia, avrebbe detto il sopravvalutato 'Califfo'.
Ma io, di questa 'rimanenza', mi sia concesso dirlo, mi sento parte integrante.
A questo punto, manca solo un comunicato dell'ufficio-stampa della cantante che informi noi tutti, figli smarriti, della natura divina della nostra, venuta al mondo non nella luce istituzionalizzata di un reparto-maternità, bensì in quella fioca di una mangiatoia, precariamente scaldata dalla presenza di un bove e di un asino.
Siamo onesti: questi non sono artisti. Sono, al più, intrattenitori e gente di spettacolo.
E questi, che vengono puntualmente, tutti, spacciati per eventi, non sono nemmeno concerti: sono enormi e perfettamente funzionanti meccanismi di marketing di massa.
Che noi ci si faccia persuadere, dice più della nostra vulnerabilità che della presunta diabolicità dei loro ideatori.

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