mercoledì 7 aprile 2021

LIBIA - ITALIA / 1 - 0. L'oscuro piacere del perdere con l'ultima in classifica.

 

Cioè... mi fa impressione vedere Mario Draghi impegnato all'estero nella veste di Presidente del Consiglio (e, per favore: basta con 'sto premier, ché la maggior parte di coloro che impiegano il termine lo fanno ignorando ogni sua effettiva implicazione).

A me viene da dire che, se sei l'esponente primo di un governo tecnico – e Draghi lo è -, devi volare basso, limitarti a fare esclusivamente quel che è richiesto dal tuo ruolo, nulla più.
Un governo tecnico è quello chiamato a risolvere specifici problemi 'qui ed ora'. Decisioni politiche che possono avere conseguenze impattanti e durature, non gli competono.
Ma poi mi ricordo a quale paese appartengo, e tutto torna ad essere a suo modo chiaro, rispondente, come sempre, alle sue sole ed oscure logiche interne.
Ancor più impressione, però, mi fa il vederlo a colloquio con quei suoi pari che il destino (si fa per dire) ha voluto alla guida dei cosiddetti paesi-catorcio, luoghi nei quali, messa da parte tutta la retorica umanitaria e disgustosamente moralista della sinistra nostrana, nessuno di noi vivrebbe più di un mese senza pensare di spararsi.
È il caso della Libia.

Draghi si è complimentato con il collega del governo libico per quanto il suo paese fa in merito ai salvataggi in mare (!). Che è come ringraziare Putin per le sue battaglie a favore della libertà d'opinione o l'Arabia Saudita per la difesa dei diritti civili.
Ha poi promesso di “facilitare le
procedure dei visti a favore dei libici aumentando il numero di quelli rilasciati specialmente a studenti, uomini d’affari, malati, oltre a facilitare le procedure della comunità libica in Italia anche per quanto riguarda banche e residenza” e “borse di studio per gli studenti libici” (Il Fatto Quotidiano, 7 aprile).
Sarà anche un governo tecnico, questo. Ma a me ricorda molto il PD.
Ha financo prospettato un ritorno agli accordi bilaterali in auge al tempo di Gheddafi – non so se mi spiego.

Nei miei sogni bagnati, raffiguro spesso i nostri rappresentanti governativi annunciare strette cooperazioni con la Danimarca (un paese che, solo per fare un esempio, costruirebbe il ponte di Messina in meno di due anni, se solo ve ne fossero le concrete, serie intenzioni).
Ma una volta sveglio, è la dura realtà a prendere il sopravvento: Salvini e la Russia, Renzi e l'Arabia Saudita, Draghi e la Libia.

Insomma, dopo l'Egitto, altro splendido paese che, con il caso Regeni ed il più recente caso Zaki, strizza le palle del nostro governo almeno una volta la settimana, ora anche la Libia può divertirsi allo stesso modo dei loro vicini, nella quasi assoluta certezza di vedere soddisfatte tutte le richieste avanzate ieri l'altro al buon Mario.
Questo perché, dietro la fuffa programmatica dell'innovazione a tutto tondo, l'Italia va ancora a carbonella. E la carbonella di cui abbiamo bisogno come del pane si chiama petrolio.

Meditate, gente.

Meditate.

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