lunedì 23 settembre 2019

JOVA 'BITCH' PARTY. Lorenzo Jovanotti e l'assenza del limite.

Un clochard sulla spiaggia di Barletta
Mi siano concesse due parole su Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, in occasione del suo concerto all'aeroporto di Milano Linate.

Lorenzo (come ama spesso essere appellato, nome comune per una persona altrettanto comune) è fuor di dubbio un entertainer di grandissimo successo.

Si ponga però attenzione al termine impiegato. Lorenzo non è infatti un artista (come predicato dai più): è un intrattenitore - come Rosario Fiorello o Renzo Arbore, per intenderci. Non propone una visione del mondo (compito primario dell'artista), bensì un prodotto (il mega-evento o mega-concerto che dir si voglia) in grado di garantire uno svago non dissimile a quello di un pool party alle Baleari, ma con prezzi quadruplicati.

Detto questo, sembra che nulla, nemmeno l'appena citato ricarico, possa fermare il suo seguito dal desiderare e quindi acquistare detto prodotto: a riprova, il tutto-esaurito registrato dall'ultima serie di concerti del Lorenzo, svoltasi su alcune tra le spiagge più belle del paese (e coerentemente intitolato Jova Beach Party). Allo stesso modo, svalutarne pubblicamente la portata (ribadisco: non artista, ma intrattenitore) non impedisce agli stessi di sentirsi appieno rappresentati dalle sue parole, dalla musica, dai gesti e dalle prese di posizione (basta parlare con uno solo dei suoi fans per rendersi conto della distorsione con la quale ne percepisce la figura: qualcosa a metà strada tra Nelson Mandela e Gesù di Nazareth).

Evidentemente non pago del successo fin qui arrisogli, Lorenzo ha deciso di andare oltre e così conquistare luoghi quanto mai inusuali (almeno da noi) per concerti e mega-eventi (ed ecco spiegata l'origine della data di Linate).

Il suo desiderio (non dubitiamo, infatti, che sua e solo sua sia stata l'idea) di tenere concerti su spiagge ed aerodromi tradisce una volontà dittatoriale di appopriarsi, per mezzo della sua musica, di ogni spazio, ambito e luogo del paese, nel sogno malato di una nazione dove egli si immagina nei panni di Grande Fratello (quello di George Orwell, non quello di Alessia Marcuzzi), teso a declinare ogni ambito del vivere quotidiano alla pseudo-filosofia propalata dai testi delle sue canzoni.

Lorenzo Jovanotti, inconsciamente, attua nei confronti dell'aeroporto chiuso per ristrutturazione la stessa logica che la mala di periferia applica al primo locale che si svuota per più di un giorno: lo occupa. Ma soprattutto: Lorenzo Jovanotti non è in grado di concepire più l'idea di un luogo del paese dove la sua figura, la sua presenza, risulti assente.

Le immagini circolanti di Jovanotti galvanizzato  ai massimi livelli (chi non lo sarebbe, al posto suo?) e ripreso spalle al pubblico con il grandangolo, ci ristituiscono il ritratto sconcertante di una persona la cui festa prosegue ininterrotta da più di 30 anni; che probabilmente ha vissuto gli eventi più importanti del trentennio con l'indifferenza di chi è impegnato in bagordi all'interno di un locale; convinta che il successo venga elargito agli eletti a prescindere dal talento (che, unitamente alla mancanza di modestia, Jovanotti non ha nella maniera più assoluta); convinta (forse giustamente) che, in assenza totale di critica, di opposizione, si possa fare tranquillamente a meno del senso del limite.

Tutto questo grazie ad un pubblico arci-italiano disposto a farsi guidare da chiunque - sia esso l'imprenditore di successo, lo sborone con residenza all'estero o il cantante in testa alla classifica - prometta a gran voce di appianare ogni divergenza e risolvere ogni problema (esattamente ciò che Jovanotti, con il suo mix di bella vita, spiritualismo spiccio, ambiantalismo tanto-al-kilo, filosofia di invenzione e disprezzo per il talento propone nei suoi spettacoli, dove, ogni due canzoni, parte l'immancabile discorso dal balcone di Piazza Venezia).

Perché non bisogna mai dimenticare che l'italiano medio non vuole un governo per il paese: vuole essere governato.

Attendiamo quindi con ansia il giorno nel quale, in occasione della sua prossima data romana, magari in occasione del viaggio all'estero di Sua Santità Bergoglio, Lorenzo deciderà di suonare sull'altare di San Pietro e, dal momento che lì si trova, imbastire una bella predica tra un brano e l'altro, e la comunione a fine-concerto.

A fare simili riflessioni, viene davvero il sospetto che il tanto decantato ombelico del mondo non fosse altro che il suo. 

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