Siamo franchi: il 90% dei concerti
spacciati come “evento dell'estate” (e quali non vengono oggi
presentati come tali?), in ambito di musica leggera o 'di consumo',
sono vere e proprie bufale.
Avete mai notato come questi supposti
“eventi” registrino puntualmente il tutto-esaurito a prescindere
da artista e location? Ricordo concerti negli anni '80 con
strutture riempite a meno della metà, e di un'assoluta mancanza di
sorpresa, o delusione, nel constatare ciò da parte del pubblico (che
anzi si sentiva in tal modo rafforzato nella convinzione di avere
operato una scelta alternativa, poco commerciale, in alcuni casi
persino di nicchia).
Oggi, in questa era dove l'evento
risulta annullato da cartelloni di assoluta omologazione al rito del
mega-concerto (qualcuno di voi è forse in grado di evidenziare una
differenza tra un concerto dei Muse, uno degli U2 e quello recente
di Vasco?), non solo i grandi promoters danno per scontato il
sold-out (per dirlo nel loro gergo volgarissimo): vengono
persino subissati di domande per date aggiuntive (spesso rifiutate
perché l'agenda stessa di questi ambulanti del tutto-esaurito non lo
consente). Lo spettatore, in piena sindrome di Stoccolma, prolunga la
propria schiavitù e se ne accolla financo le spese.
Ricordo un'intervista a Bono,
risalente al tempo dello Zoo Tv Tour, nel quale il Nostro,
evidentemente ancora non completamente sepolto dal proprio ego, si
lasciò andare ad un'esternazione a metà tra la battuta ed il
lapsus. Chiamato a commentare quella che, alla storia, si
sarebbe affermata come il prototipo di tutte le mega-produzioni a
venire, e di molte di quelle odierne, ebbe a dire: “Beh, invitiamo
le persone ad uscire di casa, e quello che facciamo loro vedere è...
della televisione (risata).”. Ed è esattamente questo, con
pochissime, eccellenti eccezioni, ciò che accade oggi: si paga per
della televisione. Quasi sempre ad altissima definizione. Raramente
di altissima qualità (e viste le cifre richieste, v'è ben da
pretenderne).
Da quella dichiarazione, tutto è
cambiato (e quando parla Bono, nel rock, è come quando si
pronuncia il papa: può non piacere, ma si è costretti ad
ascoltare). I concerti hanno cessato di essere appuntamenti dedicati
alla sola musica. Quelle che erano le loro sedi storiche e deputate
si sono improvvisamente rivelate inadeguate alle nuove esigenze. I
prezzi dei biglietti hanno subito un'impennata sensibile ed
inarrestabile. Molti musicisti, incapaci di adeguarsi al nuovo
standard – o renitenti ad esso –, sono usciti dal grande
giro. Altri, mediocri ma maggiormente adattivi, ne sono diventati
residenti in pianta stabile. Il visual artist ed il
regista sono divenuti membri occulti ed insostituibili di molti nomi
celebri.
Pensiamo per un attimo, parlando di
sedi, all'Arena di Verona - con buona pace degli incompetenti, uno
dei luoghi per concerti all'aperto più belli al mondo. Fino ad una
quindicina di anni fa era percepita, da artisti e pubblico, come
meta, punto di arrivo ed altare di consacrazione di poche, elette
carriere in ambito musicale. Oggi sta in affitto esattamente come un
palazzetto dello sport. Chiunque con sufficiente faccia tosta e la
richiesta liquidità può divenirne re per una notte. Grazie a
promoters e managers spregiudicati, nella bella stagione l'Arena
celebra ad altissima frequenza eventi sold-out spacciati come unici ed
irripetibili (salvo poi divenire appuntamenti fissi lucrosissimi,
visto che sembra non esserci uno spettatore in grado di
opporsi a questo canto di sirena - cosa studiata e risaputa dalle
aziende del settore, che in questo modo continuano a campare
allegramente).
Si è persino arrivati, in occasione
delle recenti date italiane degli U2, alla vendita di biglietti “con
visuale ostruita”(!). (Va da sé che, se si è disponibili ad un
simile acquisto, semplicemente lo si merita, ci si merita
un'esistenza “con visuale ostruita.” ).
Quattro chiacchiere con 'l'uomo della
strada' (visti i soggetti con i quali recentemente ci si deve
rapportare, mai definizione fu più azzeccata) sono spesso
sufficienti a far emergere un effetto collaterale di questa
situazione di sfruttamento. Le persone non sono in grado,
psicologicamente, di reggere la propria esclusione dall'evento
catalizzante. Le tante piccole, private esclusioni che già si
tollerano nel quotidiano lasciano a pochi la forza necessaria per
resistere ad una invece pubblica, spacciata come imperdibile da una
promozione sistematica e martellante. È più una condizione da
seduta psicoterapica che da associazione consumatori.
Si faccia bene attenzione: l'attuale
stato di cose è funzionale al sistema di promozione e vendita.
Mancanza di cultura generale, di educazione musicale nello specifico,
e prospettiva di esclusione possono portare a scelte inattese e
sorprendenti.
Nel corso di uno zapping
serale, sono imbattuto nella differita del concerto – chiaramente
“sold-out” - di Laura Pausini. Di fronte ad una folla immensa -
che tempo fa avremmo definito 'per pochi', e che oggi probabilmente
si presenterebbe anche per Mariano Apicella -, la Laura nazionale,
dichiara – urlando come suo solito-: “Sono innamorata di voi!”.
“Strani amori mettono nei guai”,
cantava tempo fa...
MA ERA... LAURA!
È curioso: in questo modo popolato
d'odio, c'è chi afferma il proprio amore per tutti noi come in una
rinnovata summer of love.
Diffidate delle imitazioni.