Spare me
the bleeding-heart bullshit! Do you know what I'd do if I was in
power again? I'd have two queues at airports: one for flights where
we'd done no background checks, infringed on no one's civil bloody
liberties, used no intelligence gained by torture. And on the other
flight we'd do everything we'd possibly could to make it perfectly
safe. And then we'd see which plane the Rycarts of this world would
put their bloody kids on!
Mi risparmi
tutta quella merda sentimentalista! Lo sa cosa farei se fossi ancora
in carica? Farei due diverse file ai check-in degli aeroporti:
una per voli per i quali non si prevedono controlli, non si
calpestano le cazzo di libertà civili di nessuno, e non si
utilizzano notizie ottenute sotto tortura. Mentre per gli altri voli
faremmo tutto il possibile perché siano in perfetta sicurezza.
Vorrei proprio vedere poi su quale aereo metterebbero I loro figli,
i vari Rycart di questo mondo!
(The Ghost Writer, di
Roman Polanski, 2010)
libera traduzione di Stefano Parenzan
libera traduzione di Stefano Parenzan
La notizia del minuto
di silenzio che l'università Bocconi ha tributato alla memoria di
Giulio Regeni mi ha urtato profondamente. Santo subito. Aveva ragione
Nietsche a dire che la Chiesa è una maledizione. E lo diceva un
secolo e mezzo fa in Germania. Chissà quale reazione, fosse vissuto
da noi oggi. Assuefatti fino al buco del culo dalla coabitazione con
il Vaticano, siamo divenuti un paese di beatificatori istantanei.
Abbiamo il calendario pieno di santi e beati, eppure ne creiamo di
nuovi continuamente. Ma allora meglio i calciatori: quanto meno
possiamo beatificarli a ragion veduta – un dribbling, un
passaggio, un goal da teca RAI. Questi perfetti sconosciuti
che assurgono – non si sa bene per volere di chi – a modelli
morali e comportamentali dalla mattina alla sera, hanno stancato.
Devono – dovrebbero – destare in noi i più legittimi sospetti,
essere accolti dal più sano pregiudizio. Ed invece: commemorazioni e
funerali di stato. M'è toccato pure sentire, per bocca di un povero
essere verso il quale sono obbligato da un rapporto professionale:
“Quella bravissima figliola che era la Valeria Solesin. . .”.
Gravidanza isterica da mancanza di modelli di vita. Come la metteremo, dovessimo scoprire che San Giulio era, ne più ne meno, come il
professor Emmet del film di Polanski? Le verità suffragate da prove
incontrovertibili in sede di giudizio servono solo a quelli del
mestiere. Noi comuni cittadini possiamo permetterci il lusso della
cosiddetta verità pasoliniana, fornita dall'equilibrio di istinto,
cultura ed intelligenza. Sappiamo benissimo come si svolge la vita
del ricercatore universitario, non siamo nati ieri. Specie se ammesso
a Cambridge. Queste prestigiosissime istituzioni non mettono il
proprio timbro per soggiorni investigativi in paesi ritenuti a
rischio dalle direzioni Esteri competenti – specialità, questa,
che sembra essere divenuta la nuova passione italiana. Lo appone per
far accedere i propri alumni a fonti documentali precluse ai
più, ma la cui localizzazione è ben nota. Christopher Duggan,
storico britannico recentemente scomparso ed esperto di storia
dell'Italia moderna, era così descritto da Leonardo Sciascia, A.D.
1987: “[...] giovane ricercatore dell'università di Oxford”, il
cui lavoro metteva “[...] in luce la novità e utilità nel fatto
che l'attenzione […] è rivolta non tanto alla 'mafia in sé'
quanto a quel che 'si pensava la mafia fosse e perché [...]”.
Senza che l'Old Bailey ce ne dia conferma, sappiamo –
pasolinianamente – che per pervenire a questa conoscenza egli non
infiltrò personalmente le riunioni della cupola nel corleonese.
L'avesse fatto, le conseguenze temo non sarebbero state per lui
diverse da quelle subite dal Regeni. E sempre pasolinianamente
possiamo dire quel che Sergio Romano, ospite a Radio Rai 3 l'altra
mattina, ha lasciato intuire. Raggelanti, le sue parole: “Davvero
Le dispiace se dico in tutta sincerità che a questa verità non
arriveremo?”. Traduzione: il 'giovane ricercatore italiano' ha
messo il naso in questioni che riguardano la sicurezza nazionale del
paese del quale era ospite. Il paese ospitante ha reagito secondo le
proprie direttive interne. Altro che ricerca della verità e cervelli
in fuga e cittadini del mondo, programmi Erasmus, borse di studio e
facce pulite. Romano non si è espresso come osservatore: si è
espresso da ex diplomatico. Il minuto di silenzio così
facilmente elargito dall'ateneo Bocconi è un'offesa a tutte quelle
schiene curve e lenti a fondo di bottiglia che nel più appassionato
anonimato ci hanno donato pagine di bella scrittura ed illuminanti
osservazioni. Rabbrividisco al pensiero che un domani mia figlia
possa sentirsi ordinare dal docente nel quale ha riposto la sua
fiducia di studentessa universitaria di tacere – tacere! - e
concentrare il proprio pensiero su di un presunto martire
sconosciuto. Nuove giornate della memoria all'orizzonte, signore!
L'università, specie in corso di dottorato, è il luogo principe
dell'indagine, di quell'accortezza del sapere che appunto si oppone
ad ogni sentenza emessa sommariamente. Come può piegarsi ad una sì
stupida volontà politica? Come può un rettore concedere con tanta
leggerezza un privilegio che dovrebbe essere di pochissimi?
L'immiserimento mitico e culturale del nostro paese è purtroppo ben
misurato da questa vicenda.
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