mercoledì 17 febbraio 2016

Santuzzo

Spare me the bleeding-heart bullshit! Do you know what I'd do if I was in power again? I'd have two queues at airports: one for flights where we'd done no background checks, infringed on no one's civil bloody liberties, used no intelligence gained by torture. And on the other flight we'd do everything we'd possibly could to make it perfectly safe. And then we'd see which plane the Rycarts of this world would put their bloody kids on!
Mi risparmi tutta quella merda sentimentalista! Lo sa cosa farei se fossi ancora in carica? Farei due diverse file ai check-in degli aeroporti: una per voli per i quali non si prevedono controlli, non si calpestano le cazzo di libertà civili di nessuno, e non si utilizzano notizie ottenute sotto tortura. Mentre per gli altri voli faremmo tutto il possibile perché siano in perfetta sicurezza. Vorrei proprio vedere poi su quale aereo metterebbero I loro figli, i vari Rycart di questo mondo!
(The Ghost Writer, di Roman Polanski, 2010)
libera traduzione di Stefano Parenzan

La notizia del minuto di silenzio che l'università Bocconi ha tributato alla memoria di Giulio Regeni mi ha urtato profondamente. Santo subito. Aveva ragione Nietsche a dire che la Chiesa è una maledizione. E lo diceva un secolo e mezzo fa in Germania. Chissà quale reazione, fosse vissuto da noi oggi. Assuefatti fino al buco del culo dalla coabitazione con il Vaticano, siamo divenuti un paese di beatificatori istantanei. Abbiamo il calendario pieno di santi e beati, eppure ne creiamo di nuovi continuamente. Ma allora meglio i calciatori: quanto meno possiamo beatificarli a ragion veduta – un dribbling, un passaggio, un goal da teca RAI. Questi perfetti sconosciuti che assurgono – non si sa bene per volere di chi – a modelli morali e comportamentali dalla mattina alla sera, hanno stancato. Devono – dovrebbero – destare in noi i più legittimi sospetti, essere accolti dal più sano pregiudizio. Ed invece: commemorazioni e funerali di stato. M'è toccato pure sentire, per bocca di un povero essere verso il quale sono obbligato da un rapporto professionale: “Quella bravissima figliola che era la Valeria Solesin. . .”. Gravidanza isterica da mancanza di modelli di vita. Come la metteremo, dovessimo scoprire che San Giulio era, ne più ne meno, come il professor Emmet del film di Polanski? Le verità suffragate da prove incontrovertibili in sede di giudizio servono solo a quelli del mestiere. Noi comuni cittadini possiamo permetterci il lusso della cosiddetta verità pasoliniana, fornita dall'equilibrio di istinto, cultura ed intelligenza. Sappiamo benissimo come si svolge la vita del ricercatore universitario, non siamo nati ieri. Specie se ammesso a Cambridge. Queste prestigiosissime istituzioni non mettono il proprio timbro per soggiorni investigativi in paesi ritenuti a rischio dalle direzioni Esteri competenti – specialità, questa, che sembra essere divenuta la nuova passione italiana. Lo appone per far accedere i propri alumni a fonti documentali precluse ai più, ma la cui localizzazione è ben nota. Christopher Duggan, storico britannico recentemente scomparso ed esperto di storia dell'Italia moderna, era così descritto da Leonardo Sciascia, A.D. 1987: “[...] giovane ricercatore dell'università di Oxford”, il cui lavoro metteva “[...] in luce la novità e utilità nel fatto che l'attenzione […] è rivolta non tanto alla 'mafia in sé' quanto a quel che 'si pensava la mafia fosse e perché [...]”. Senza che l'Old Bailey ce ne dia conferma, sappiamo – pasolinianamente – che per pervenire a questa conoscenza egli non infiltrò personalmente le riunioni della cupola nel corleonese. L'avesse fatto, le conseguenze temo non sarebbero state per lui diverse da quelle subite dal Regeni. E sempre pasolinianamente possiamo dire quel che Sergio Romano, ospite a Radio Rai 3 l'altra mattina, ha lasciato intuire. Raggelanti, le sue parole: “Davvero Le dispiace se dico in tutta sincerità che a questa verità non arriveremo?”. Traduzione: il 'giovane ricercatore italiano' ha messo il naso in questioni che riguardano la sicurezza nazionale del paese del quale era ospite. Il paese ospitante ha reagito secondo le proprie direttive interne. Altro che ricerca della verità e cervelli in fuga e cittadini del mondo, programmi Erasmus, borse di studio e facce pulite. Romano non si è espresso come osservatore: si è espresso da ex diplomatico. Il minuto di silenzio così facilmente elargito dall'ateneo Bocconi è un'offesa a tutte quelle schiene curve e lenti a fondo di bottiglia che nel più appassionato anonimato ci hanno donato pagine di bella scrittura ed illuminanti osservazioni. Rabbrividisco al pensiero che un domani mia figlia possa sentirsi ordinare dal docente nel quale ha riposto la sua fiducia di studentessa universitaria di tacere – tacere! - e concentrare il proprio pensiero su di un presunto martire sconosciuto. Nuove giornate della memoria all'orizzonte, signore! L'università, specie in corso di dottorato, è il luogo principe dell'indagine, di quell'accortezza del sapere che appunto si oppone ad ogni sentenza emessa sommariamente. Come può piegarsi ad una sì stupida volontà politica? Come può un rettore concedere con tanta leggerezza un privilegio che dovrebbe essere di pochissimi? L'immiserimento mitico e culturale del nostro paese è purtroppo ben misurato da questa vicenda.

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