Quando
ti cerco per le vie della città
A
volte il cuore mi batte forte.
Se
ti intravedo fra la gente
Vorrei
dirti che sei
Almeno
una piccola, forse una grande,
Parte
di me.
(Il Teatro Degli Orrori, Mai Dire Mai)
Il
Teatro Degli Orrori, nel panorama italiano, è tra i gruppi indie
più interessanti e stimolanti. Riflettiamo. Cosa si vuole da un
gruppo rock
indipendente? Iperstimolazione sonora e presa di posizione politica
– che è esattamente quanto il prodotto Teatro Degli Orrori
fornisce all'acquirente, garanzia inclusa (molte dei loro brani sono
di quelli che rimangono, credetemi). Mai Dire Mai viene dal loro
secondo disco, un'incisione dalle sonorità lucidissime,
artigianalmente prodotte nei laboratori milanesi del suono di Mauro
Pagani, ed in netto contrasto con le sonorità volutamente grezze e
cupe del disco d'esordio (capolavoro). Mi è sempre sembrata una
salubre canzone noise
dal piglio brutale, dove il parlato di Pierpaolo Capovilla trascina lo sprovveduto ascoltatore per il bavero, nel mentre gli
viene somministrata una bella lezione di vita. Intro, strofa, strofa,
ritornello, strofa, ritornello, chiusa. Ed è in quest'ultima che la
canzone si trasforma in ballata, con il testo che vira dalla
prepotenza del parlato al cantato dei versi citati in apertura. Dove
capiamo che l'aggressività del protagonista è solo il paravento di
una ricerca ossessiva della persona amata - prova di come noi si
cerchi, ami, apprezzi e comprenda solo ciò che già conosciamo.
Passeggiavo
“per le vie della città”, quindi, con mia figlia (tre anni e
mezzo), in bicicletta, quando ho incrociato dei parenti (tre, in due
differenti locations) i quali, non riconoscendoci (!), hanno
tirato dritto. Ho realizzato, allora, quanto veritiere siano certe
canzoni che da sempre mi ronzano nella testa. E quanto
psicologicamente sia illuminante che proprio quelle – e non altre –
abbiano scelto di abitare in me.
Cerchiamo
chi già vive dentro di noi.
Riconosciamo solo chi già sentiamo di conoscere.
Riconosciamo solo chi già sentiamo di conoscere.
Ricordate
Ask, degli Smiths? Meglio. Ricordate gli immensi Smiths di Morrisey e
Johnny Marr? Ask fu, nel lontano '85 e quanto meno in Italia, il loro
maggior successo commerciale. La rabbia fa sragionare. Ed è facile
in simili momenti strumentalizzare delle parole, specie se profonde –
come spesso sono quelle del Moz. “Se non è l'amore, allora sarà
la bomba a metterci insieme” (If it's not love, then it's the bomb
that will bring us together). Suona minaccioso, ma non lo è. Non ho
intenzione di muovere un solo dito per riavvicinare persone di questa
taglia, tantomeno di fare del male a chicchessia. Le parole di Morrisey servono solo a ricordare noi quanto sia
estrema, a volte, la realizzazione di un'unione. Cazzi vostri.
Ciò
che maggiormente mi disgusta della 'cultura' social
dei giovani è la quasi assoluta inconsapevolezza delle conseguenze
social
– appunto - di tutto quanto viene, 'postato', 'tweettato',
pubblicato, condiviso, 'taggato' e commentato (se mi state dando del
vecchio che se la prende con i giovani, siete avvisati: è proprio
così). Di queste merdine non so che farmene. Non accetto lezioni da
gente così. Accetto di essere giudicato solo dai miei pari. Ed ecco
allora, a riparazione dei danni di guerra, la definizione di
cuginanza direttamente dal Sabatini-Colletti: vincolo di parentela
esistente fra cugini. Ed ora la chiosa dal Parenzan-Camisa: è
estendibile alle cugine di tre anni.
John
Lennon, il grande, che aveva nei Beatles la sua famiglia, palesò
ripetutamente come la gelosia e l'invidia di Harrison e McCartney –
Ringo Starr fu l'unico a non mostrare ostilità – furono per lui e
Yoko Ono fonte di imperdonabile dolore. Ma anche che tutto ciò non
gli impediva di volergli bene – con grande coerenza per chi,a quel
tempo, ci ricordava che “l'amore è la risposta”.
Non
pretendo di scrivere, in futuro, canzoni del livello del grande
John.
Spero solo di avere – qui sì come lui – la capacità di continuare a voler bene a quei tre bastardi che, con il loro atteggiamento, mi hanno fatto davvero male.
Spero solo di avere – qui sì come lui – la capacità di continuare a voler bene a quei tre bastardi che, con il loro atteggiamento, mi hanno fatto davvero male.
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