mercoledì 24 agosto 2022

AMICI MIEI, ANDATE AFFANCULO. Roger Waters si depura del proprio pubblico.


Nel bellissimo This Is Not A Drill, allestimento della migliore produzione dei Pink Floyd, pensato e realizzato da Roger Waters con il visual artist Sean Evans, il pubblico pagante è fatto oggetto, ad apertura dello show, di un messaggio letto fuori campo dallo stesso Waters.
Parodia della messaggistica obbligatoria di ogni sacrosanto volo commerciale, consta sostanzialmente di tre semplici ed elementari inviti. Il primo è a rilassarsi e a godere dello spettacolo, il secondo a spegnere i telefoni, il terzo – e qui tenetevi forte, perché viene il bello – ad andare a fare in culo nel caso si intenda ammorbare l'intera serata per mezzo di reiterato biasimo per le posizioni apertamente politiche del buon Roger.
Waters non dev'essere una persona facile. È probabile che certi suoi tratti caratteriali particolarmente spigolosi, gli stessi che lo hanno sovente reso inviso a parte del grande pubblico e agli stessi membri dei 'Floyd', siano connaturati da una parte allo status di creativo, dall'altra alla propria vicenda personale. Entrambi gli aspetti – nel caso si intenda approfondirne la conoscenza – sono stati raffigurati con grande afflato poetico in The Wall, di Alan Parker, film la cui visionarietà, a decenni di distanza, è ancora in grado di parlare ad un pubblico che si dica sensibile ai quesiti ultimi dell'esistenza. Una visione, insomma, che mi sento di consigliare caldamente.
Quanto alle posizioni politiche, Waters penso possa ben dirsi un socialista libertario a la Noam Chomsky, un anarco-socialista con una forte componente antiautoritaria. È come minimo dalla pubblicazione di Wish You Were Here, il primo album meramente politico dei 'Floyd', che il nostro va esprimendo queste tendenze in maniera aperta - per quanto, a volte, caratterizzata da una rigidità ed un'ostilità tutt'altro che funzionali alla creazione di proseliti.
Tutto questo per dire: è da 50'anni che l'opera di Waters, specie quella solista - nell'opinione del vostro umile scrivano, apertasi con The Final Cut e non con The Pros And Cons Of Hitch Hiking –, tratta di temi fortemente connaturati all'anarco-sindacalismo, quali l'opposizione al sistema, le politiche di condizionamento, l'antimilitarismo, la manipolazione dell'informazione e via dicendo.
Sconvolge, quindi, dopo un arco di tempo così ampio, che ancora qualcuno, ai suoi concerti, si dica sorpreso per un attacco verbale sferrato nei confronti – che so? - di Donald Trump, un immagine di Nancy Regan associata al climax di un brano come Sheep, la comparsa di svastiche nei passaggi tratti da The Wall o per quelle dichiarazioni spontanee con le quali Waters, spesso, reagisce alla cronaca internazionale.
Ed ecco perché, per tornare all'oggetto di questo scritto, l'invito ad andare a fare in culo (“... you might do well to fuck off to the bar right now”) è rilevante al di la del contesto di This Is Not A Drill.
Waters conosce il suo pubblico. Sa bene che a questo deve sostanzialmente la sua intera carriera, ma anche che essa è stata costruita in buona parte, e suo malgrado, sui franintendimenti di una grossa porzione di detto seguito, compagine spesso rivelatasi estremamente ignorante ed incolta.
Sinceri: quanti degli ormai numerosi nostri principi del sold-out sarebbero capaci di trattare il proprio pubblico per quello che realmente è, per la pasta di cui è fatto? Jovanotti, forse, che affronta l'annus horribilis 2022 saltando sul palco vestito da pirata dei Caraibi? Vasco Rossi, con il suo 'grazie' a fine-concerto ad occupare il maxischermo? O Max Pezzali, 30'anni a cantare dell'uomo-ragno e dell'industria del caffè, e il mese scorso, a San Siro, non c'era un posto libero?
Per tornare a This Is Not A Drill, è significativo che il primo brano in scaletta sia Comfortably Numb.
Comfortably Numb - qualcuno lo saprà, altri forse no – oltre a rappresentare il punto di svolta del soggetto di The Wall ed una delle canzoni più famose dei Pink Floyd -, è di per sé un brano epico, grazie alla sua commistione di cantato e parlato, allo sdoppiamento delle voci a simboleggiare la regressione del protagonista e, non ultimo, al leggendario solo di chitarra in chiusura. Insomma, una vera e propria hit che nessuno, nemmeno i fan meno intransigenti, si aspetta di sentire in apertura. Tanto più se completamente trasfigurata nel nuovo – stupendo e, per quanto mi riguarda, definitivo – arrangiamento di Waters. Assente la sezione ritmica, spariti i soli, l'intero cantato trascritto nel registro grave, voci femminili comprese. Nessun orpello: solo i versi e le armonie dell'originale. La domanda è: perché 'smarginare' un grande brano, quale è Comfortably Numb, proponendolo addirittura provocatoriamente ad inizio-concerto? Risposta semplice: per restituire ad esso tutta la profondità che infinite, sconclusionate interpretazioni gli hanno letteralmente depredato. Mi pare utile ricordare, a suffragio di quanto appena affermato, che, non molto tempo fa, un conduttore di Radio Freccia, emittente tra le più seguite del paese, ha descritto Comfortably Numb come “brano perfetto per darsi la carica la mattina”. Inimmaginabile, che un artista dalla sensibilità estremamente vibratile come Waters non sia consapevole di tale livello di travisazione. Ecco spiegato, allora, il colpo di genio di presentare Comfortably Numb nella sua più scarna nudità. Così è, se vi piace.
Viviamo tempi duri, difficili, a volte terribili, inquietanti.
L'impossibilità, sempre più frequente, a comunicare con il prossimo acuisce questa sensazione, ancor più se i travisamenti del nostro sentire più profondo, di quelle che avvertiamo come intime verità, sono operati proprio da coloro che ci sono più vicini (nel caso di Waters, dal proprio pubblico).
È nostro preciso dovere morale allontanare non tanto chi dissente da noi, quanto chi dissente da ciò che siamo.
Questo ha fatto, Waters, a mio modesto parere, con l'amara ironia del messaggio ad apertura di This Is Not A Drill.
Perché questa, signori, non è un'esercitazione.
Non c'è proprio nulla di cui scherzare.

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