Cara Inghilterra,
Ti scrivo con un nodo alla gola.
Giovedì prossimo ti attende una
giornata storica – sebbene destinata ad essere tale solo se
deciderai per il 'sì'. Leave.
È quindi giusto che tu sappia come
mi sento, e come mi rapporterò a te d'ora in avanti, qualunque sia
l'esito referendario.
Sei stata per me una madre: di
libertà, di stile, di costume sociale e politico. Sei colei che ha
cambiato certi tristi pomeriggi dell'adolescenza in provincia in un
fantasticare stimolante.
E nonostante questo stai facendo
capire a chiare lettere che te ne vuoi andare. Che di chi ti ha
davvero amato, alla fine, poco ti importa. Come, alla fine, poco
importa che giovedì il caso, o chissà quale altro fattore, ti
obblighi a rimanere: ai miei occhi sarai, purtroppo, la madre che ha
dichiarato apertamente di volersene andare.
Ti ricordi come è iniziata?
Era il 1983. Avevo tredici anni
quando la voce adulta di un uomo passò in alta definizione dalle
cuffie alle mie orecchie. Mi dissero si chiamava Roger Waters, veniva
dall'Inghilterra, aveva un gruppo chiamato Pink Floyd ed insieme a
loro faceva dischi belli strani. La canzone era Paranoid Eyes.
Fu amore a prima vista.
Mi innamorai della tua lingua. Feci
la mia prima ricerca seria di geografia, nel tentativo di scoprire
dove stavi. Iniziai lo studio dell'Inglese. Scoprii, con grande
confusione ideologica e cronologica: il dark, il punk,
i mods, la leggenda degli Iron Maiden, i Clash, i Cure dal
vivo ad Hammersmith; gli Smiths, Maggie Thatcher, la questione
irlandese, i film di Ken Loach. Fu una discesa senza freni verso la
scoperta della cultura anglosassone. Con tutti i limiti dell'età e
di un adeguato retroterra culturale diventai anglofilo. Scoprii
subito dopo la tua più grande filiazione, gli Stati Uniti d'America.
E furono per me come quegli zii e quei cugini con i quali si instaura
magicamente un rapporto speciale.
Una sera di tanti anni fa un'amica di
famiglia si tolse tragicamente la vita dopo avere effettuato una
telefonata di cortesia per salutare tutti noi. Sai quale fu la prima
cosa che transitò nella mia testa di ragazzo? Ian Curtis. I Joy
Division, Love Will Tear Us Apart. A Day Without Me.
La mia vita adulta non è stata molto
diversa, nella ricerca. Tutto un fagocitare che passava da Tony Blair
e l'accordo di Stormont alla Cool Britannia, dai Mötorhead
ai film di Jim Sheridan; Frederick Forsyth e la RAF; la prima antenna
parabolica ed il primo telegiornale BBC a casa nostra; i Beatles
scoperti a ritroso; Stanley Kubrick e gli studi di Elstree Pinewood;
i Blur; Morrissey; il dub di Bristol.
Tu dici di voler lasciare la comunità
proprio nel mentre la Turchia preme per entrarvi. Un paese dove
giusto giorni fa gruppi di fanatici hanno malmenato dei giovani che
si erano rifugiati in un negozio di dischi del centro per sorseggiare
una birra ed ascoltare A Moon Shaped Pool dei tuoi Radiohead –
ovvero quanto di più profondo vi sia oggi nella cultura occidentale.
Il tutto durante il Ramadan – la loro colpa.
È questa l'eredità che intendi
lasciare? Questa, l'Europa libera?
Venerdì mattina sapremo com'è
andata. Ma in qualsiasi caso non ti verrà concesso di rattristare la
mia giornata. Venerdì è il compleanno di mia figlia, la cosa più
bella che abbia prodotto nella vita, la somma perfetta mia e di sua
madre. Lo sai che ha un nome che, per scelta, si pronuncia
all'inglese? Non fa niente. Perché quello che tenterò di insegnare
lei non saranno le chiusure, il classismo, l'indifferenza e la
freddezza che sempre più ti stanno caratterizzando in questi tempi
Saranno invece l'incitamento alla fratellanza dei film di Ken Loach;
il coraggio di osare di quelli che producesti per Stanley Kubrick; la
bellezza del suono della BBC Orchestra; il solismo di Julian Bream;
gli scritti sull'infanzia di Donald Winnicot; l'imbattibile
irriverenza di Never Mind The Buzzcocks; l'autoironia degli Iron
Maiden con Mr. Bean; il significato sociale dei Beatles e degli
Smiths; la dizione di Jeremy Irons. Sheila Delaney. Mark Ravenhill.
William Shakespeare.
Come disse il tuo grande figlio, John
Lennon: “Non li perdonerò mai. Ma ciò non mi impedisce di
volergli bene”.
E così sarà anche per me.